Il filo conduttore che lega i racconti di questa antologia lo si trova comodamente scritto in quarta di copertina: "Resistere a una realtà che mette alla prova in modo feroce, inesorabile. Personaggi duri che sanno di andare incontro alla morte e altri che, invece, alla durezza della vita sopravvivono, a costo di pagarla cara. Duri a morire, appunto. Undici racconti che toccano tutti i sottogeneri del giallo, strizzando spesso l'occhio al crossover".
Nella prefazione, Alda Teodorani ha ragione a parlare dell’ibridazione del giallo come "un passo verso il futuro del genere" (l’unico possibile? N.d.A.). Adesso, per non arrecar torto a nessuno degli autori e per non fare di tutta l’erba un fascio, si parlerà brevemente di ogni singolo racconto.
Se io muoio vado all’inferno, di Luigi Bernardi
Come un ramo secco dell’albero genealogico di una famiglia mafiosa viene spazzato via senza pietà. Il ritmo della narrazione corre veloce su due binari: il racconto di un padre e di un figlio, entrambi mafiosi. Per lo stile di Bernardi si potrebbero coniare un paio di ossimori: "delicatamente violento" o "cristallino e sporco".
**** Ottimo
Il nemico, di Ugo Barbàra
Nella prima parte si sente l’eco del thriller americano. Il racconto finisce col botto: un colpo di scena dal sapore vagamente "ellroyiano". Ma qui siamo a Palermo e non a Los Angeles.
**** Ottimo
Di che colore è uno sbirro, di Giacomo Cacciatore
Il tema classico del poliziotto prossimo alla pensione narrato come sotto LSD. Psichedelico, politicamente scorretto, ironico.
***** Eccellente
Nemmeno una fototessera, di Alessandro Locatelli
Colpisce la perizia linguistica dell’autore nello stendere il racconto sotto forma epistolare: viene infatti dosato con cura un ammaccatissimo italiano corrente che guida il lettore nelle trame psico-emozionali del racconto.
*** Buono
La culla di Giuda, di Danilo Arona
Un racconto al confine col fanta-horror. Unico difetto, un background poco definito.
*** Buono
Il canguro con la giacca, di Enzo Fileno Carabba
Giovani e sprovveduti turisti medio e alto-borghesi innescano uno strano effetto a catena investendo un canguro. Per la serie "uno starnuto che provoca un uragano dall’altra parte del pianeta". Surreale.
*** Buono
Il sogno del cerchio, di Gianfranco Nerozzi
Quando la quotidiana realtà familiare diventa disperazione. Breve e incisivo.
*** Buono
Olivetti, di Salvo Palazzolo
Salvo Palazzolo, come il regista Roberto Faenza, parla della tragica morte di padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia perché voleva riscattare la gente del quartiere Brancaccio a Palermo. Un racconto che ha il sapore amaro della realtà.
**** Ottimo
L’uovo, di Antonio E. Tinè
Semplicemente agghiacciante. L’esordiente Antonio E. Tinè ci regala una piccola perla narrativa. Riscatto, vendetta e follia sospese su uno sfondo verosimilmente estremo. Immaginate la Gente d’Aspromonte di Corrado Alvaro ritrattata con occhio noir.
***** Eccellente
La collezione, di Nino Filastò
L’anello debole dell’antologia, ma tant’è, una pecora nera ci vuole sempre: questa volta è un serial killer poco fantasioso.
** Discreto
Spongiforme (Belleville nel 2004), di Serge Quadruppani
Contaminazione con la spy story per un racconto che ci sbatte in faccia problemi dimenticati e terribili similitudini.
**** Ottimo
Raffaella Catalano, curatrice della collana Gialloteca per Dario Flaccovio Editore confeziona un’ottima raccolta, selezionando autori sia conosciuti che alle prime armi.
In conclusione, si potrebbe paragonare Duri a morire a una sorta di radiografia del giallo italiano al maschile: un genere in salute, a giudicare da questo esame ai raggi X datato 2003. Speriamo non si ammali. Virus e batteri, si sa, sono sempre in agguato.
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