Incastro a uncino, nessuna via d’uscita, la paralisi della circolazione è totale. Il passeggero bloccato nel traffico è in preda a una crisi di panico. Si agita sul sedile posteriore, dà segni di nervosismo, suda freddo, ha le palpitazioni. Il tassista lo guarda interdetto dallo specchietto.
L’uomo fissa il vuoto, inspira, starnutisce a raffica.
"Do… dovete stare calmo, ne… ne… ne avremo per un paio d’ore".
" Tci… tci… tci… Un paio d’ore, ma scherziamo?!" il cliente riprende la sinfonia degli starnuti, guarda l’orologio, sempre più dà segni di insofferenza. Fa per aprire lo sportello, è bloccato dalla chiusura centralizzata.
"Sta… state calmo" ripete l’autista di piazza.
"Devo scendere".
"Non potete".
"Come non posso? Fatemi uscire!".
"Siamo al centro della… della ca… ca… carreggiata, se finite sotto un’auto ne rispondo io!".
"Dannazione, ho fretta, sbrigatevi!" l’uomo ha un’espressione minacciosa.
"Dovete avere pa… pa…pazienza".
"Abbassate il finestrino, qua non si respira e non tartagliate, mi state innervosendo".
"Sie… siete voi a innervosirmi. Non è permesso".
"Che cosa non è permesso?!".
"Lo smog è fuori controllo, avete visto le centraline?".
"Che mi importa delle centraline, aprite, ho bisogno di aria, mi sento di soffocare" il passeggero si porta una mano alla gola.
"State calmo, il climatizzatore ha lo ionizzatore".
"Chi se ne frega, qua dentro non respiro!".
Il driver chiama la centrale radio:
"Genova 2… Genova 2…sia…siamo bloccati in zona Municipio, che si prevede, ch’è successo?".
La voce metallica dello speaker comunica:
"C’è stata una rapina in banca, stanno dando la caccia a un bandito solitario, molti posti di blocco, è stato anche segnalato che soffre di un’allergia".
Il tassista continua a fissare l’uomo che riprende a starnutire.
"Buo… buon uomo, ora cerchiamo di uscire da… da… dall’impasse, vedremo di salire sul marciapiede".
"Ho detto che non respiro!" il cliente solleva di nuovo lo sguardo verso l’immagine dell’altro riflessa nello specchio. «Apri questo stramaledetto sportello! Tanto lo sai che ti devo uccidere!» con uno scatto furibondo estrae dalla tasca della giacca un oggetto scuro più eloquente di qualsiasi minaccia verbale, una Colt.
Una pattuglia della polizia sfrecciando sul marciapiede arriva all’altezza del tassì:
"Stringetevi un po’ a sinistra!" grida il poliziotto al volante della 159. "E voi state attento, stiamo dando la caccia a un rapinatore!".
Il cliente abbassa la canna dell’arma e il tassista si sforza di sorridere. L’altro agente esce dall’abitacolo, fa spostare due o tre autovetture di qualche centimetro. La pantera del pronto intervento si allontana di qualche metro.
"Avete detto uccidere, che vi ho fatto!" il tassista è terrorizzato.
"Hai sentito bene, ti faccio fuori!".
"Tengo famiglia, sto fuori dalle cinque di stamattina e sono malato, non ho nemmeno i soldi per operarmi". La forte tensione ha come sbloccato la balbuzie del tassista.
"Niente di personale, solo i morti non parlano e siccome hai capito chi sono io…" l’uomo alza minaccioso il cane del revolver.
"Per carità, pietà per i miei figli, non vi tradirò e poi… chi vi ha detto che i morti sono muti? Sicuro non siete di queste parti, da dove venite?".
"Ma che dici? Vengo da Milano e allora? Che diavolo c’entra?".
"Non lo sapete che in questa città i morti parlano? In sogno danno anche i numeri per far vincere al lotto, vi giuro che parlerò solo se mi uccidete!".
"Ridicolo! Ah, sì? Sentiamo, con chi parleresti e che diresti dalla cassa di noce?".
"Darò l’identikit e dirò che avete un segno particolare".
"Quale segno!".
"Avete gli occhi di colore diverso, il destro è scuro e l’altro azzurro, ma lo farò solo se mi costringete dall’altro mondo".
"Non farmi perdere altro tempo e apri subito questo maledetto coso!".
Il tassista finalmente abbassa un po’ il finestrino e in pochi attimi l’abitacolo è invaso dallo smog.
"Ma perché fa una rapina uno come voi?".
"Uno come che?".
"Si vede che non siete il tipo".
"Ah, perché faccio il vigilante? E allora? Conosco bene l’ambiente bancario e quando c’è il bisogno… Lo sai come me, quando si è al verde… E di che dovresti operarti?".
"Di prostata, dovevo operarmi di prostata, ma mi sono giocato tutto al lotto. Avete detto di aver agito per bisogno, ah fate la guardia giurata?".
"Ora mi hai stancato, sì, per la rabbia ho perso tutto quello che avevo al casinò di Sanremo, mi erano rimasti solo i soldi per il treno e sono venuto qua. Strano, no?".
"Strano che?".
"Anche io mi devo operare di prostata e non ho un centesimo".
"Accidenti! Avete detto per bisogno e per rabbia…".
"Ah, niente, ho solo perduto il posto, niente soldi e niente lavoro. Durante una rapina sono stato aggredito e mi è venuta la claustrofobia. Non riuscivo più a stare chiuso nella guardiola e poi questa maledetta rinite!...".
"Scusate, ma siete un po’ sfigato…".
Il traffico a poco a poco comincia a sbloccarsi.
Un cliente lo scansa ed esce, l’uomo è seduto sul pavimento nella saletta del Bancomat, ha barba e occhiali scuri ed è immobile. Il vigilante era andato alla toilette della banca e quando lo vede è indeciso, sta per chiedergli spiegazioni, si avvicina. L’uomo gli salta addosso, lo disarma, lo colpisce con il calcio della rivoltella. Entra nella sala impugnando l’arma, davanti allo sportello della cassa c’è già il compare che agita un taglierino di avorio.
L’uomo con il revolver gira lo sguardo intorno in preda all’agitazione, non c’è una sola dannata apertura, un finestrino, una presa d’aria. Si sente di soffocare. All’improvviso comincia a starnutire, gli cadono gli occhiali e incrocia un anziano cliente che usciva dall’ufficio titoli, lo fissa con l’arma puntata, parte un colpo, colpisce il lampadario che va in mille pezzi e l’uomo stramazza al suolo. Muore d’infarto per lo spavento. Pensa che il vecchio non potrà più rivelare la sua identità. Almeno lo spera…
I due rinunciano all’impresa, escono precipitosamente e raggiungono una traversa dove è parcheggiato un tassì. Uno dei due si mette al volante e gira ripetutamente la chiave del contatto, riprova, niente.
"Dannazione, non c’è benzina, ho il serbatoio che perde e dovevo farlo riparare".
Abbandonano il mezzo e proseguono a piedi.
La ricevitoria del lotto è quasi deserta. Tentano la fortuna e stanno giocando il terno della fallita rapina con il morto.
"Il morto che non parla fa 47 e quello chiacchierone 48" spiega il ricevitore.
In quel momento entra un tossico e agita una pistola:
"Fuori i quattrini, sbrigatevi!" il giovane è assai pericoloso, sta sbavando in evidente crisi di astinenza.
I due consegnano il denaro, in tutto venticinque euro. Altrettanto fanno altri tre presenti in quel momento.
Fuori alla ricevitoria il tassista sorride amaramente e invita l’altro a seguirlo in pizzeria.
"Con quali soldi?".
"La mia riserva!" si curva, abbassa un calzino e estrae venti euro dalla cornucopia personale.
L’altro se li fa dare, li osserva attentamente:
"Ma non lo vedi che sono falsi!".
"Fa… fa… falsi? gli torna la balbuzie.
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