Tre metri di muro eretti per tenere separati due mondi che distano tra loro anni luce possono bastare? No che non possono bastare, soprattutto quando dietro il muro c’è un quartiere residenziale chiamato La Zona, eletto a dimora di cittadini benestanti, mentre tutto attorno sorge una bidonville rifugio ultimo dei reietti. Perché il sogno isolazionista degli abitanti della Zona crolli è sufficiente un temporale, un black-out che rende inutili le telecamere di sorveglianza, un traliccio che cadendo diventa una scala improvvisata, ed ecco che il mondo di fuori penetra il mondo della Zona sotto forma di tre ladruncoli in cerca di un furto facile facile. Solo che quello che era iniziato come un furto finisce con un omicidio, e dei tre intrusi, due finiscono subito cadaveri. Al terzo, il più piccolo, il più ingenuo, il più impaurito, non rimane altro da fare che nascondersi nell’attesa di poter uscire dalla Zona, mentre la comunità residente, armata fino ai denti, organizza una caccia all’uomo in grande stile.
Ecco arrivare dal Messico a firma di un regista uruguayano di nascita ma messicano di adozione e che di nome fa Rodrigo Plá, un film che in cento minuti scarsi fa impallidire, per i temi che affronta e per il modo in cui lo fa, la maggior parte delle pellicole in circolazione. Difficile, infatti, rimanere indifferenti di fronte ad un film così, un “…un thriller che diventa pamphlet civile senza essere stucchevole…” (Chiara Borroni in Cineforum nr. 469, pag. 78) capace di portare in primo piano temi tutt’altro che trascurabili, temi che chiamano in causa non soltanto la vita nelle grandi metropoli, sempre più marcata da un senso diffuso di insicurezza, ma anche tutti quei fenomeni riconducibili alla disuguaglianza sociale. A far da collante tra i due temi appena citati c’è quello che scava a fondo nella contrapposizione tra giustizia ufficiale, incarnata dal commissario di polizia che strenuamente si batte perché le leggi di fuori valgano anche dentro La Zona, e quella privata, pianificata dagli abitanti della Zona in riunioni condominiali che paiono incontri operativi degni di una war-room.
Gli ottimisti, quelli del bicchiere mezzo pieno, che si recheranno a vedere il film, avranno solo qualche briciola per i loro denti: non ci saranno mediazioni tra chi è dentro e chi è fuori ma solo scontri, così come non ci saranno manette per nessuno ma solo cadaveri e non ci sarà giustizia ufficiale ma solo corruzione. I pessimisti, quelli del bicchiere mezzo vuoto, non avranno però da gioire fino in fondo, perché in mezzo a tanto dolore, tra genitori che si improvvisano giustizieri e figli che aspirano ad essere come loro mentre ad altri genitori non rimangono altro che le lacrime, c’è anche chi a dispetto di tutto è capace di agire per conto proprio, per conto proprio e con un gesto la cui pietà si dimostrerà ben più alta di qualsiasi muro (però chissà se la pietà da sola basterà a risarcire vittime…).
Leone del Futuro, premio Venezia Opera Prima 'Luigi De Laurentiis' a Venezia 2007.
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