I Vostri consigli a un autore esordiente?
Leggere molto, mandare in giro i romanzi solo dopo un’accurata revisione e una scrupolosa opera di rifinitura. Quindi lavorare tanto. Evitare le scorciatoie, raccontare ciò che conosce bene, come meglio sa fare.
Un esordiente come deve presentarVi un manoscritto?
Basta che lo spedisca in dattiloscritto, con una breve sinossi e i suoi dati personali. Poi se è scritto con un carattere ben leggibile e margini ampi, consentirà una lettura più rapida e l’annotazione di qualche appunto a margine a chi lo valuterà. Dario Flaccovio Editore non accetta testi in formato elettronico perché se una casa editrice piccola come la nostra dovesse stampare tutti gli inediti che arrivano, paralizzerebbe la propria attività.
Come può orientarsi un esordiente nella selezione delle case editrici a cui inviare il proprio lavoro?
Leggendo qualche libro pubblicato dall’editore che gli interessa, scorrendo il catalogo e individuando le collane nelle quali il testo che vuole proporre si possa idealmente inserire. E’ utile informarsi su quali case editrici pubblicano autori esordienti e quali non lo fanno.
Vi sentite di indicare qualcosa di particolare a un emergente circa la revisione dei suoi testi?
Sarebbe sempre il caso, dopo aver concluso la stesura di un testo, di lasciarlo “decantare” per qualche tempo, in modo da rileggerlo solo dopo un periodo di pausa, con maggiore distacco. In genere, qualcosa da revisionare salta fuori.
Quando è il momento per un autore esordiente di spedire la sua opera agli editori?
Dopo una pausa di riflessione seguita all’ultima stesura e una rilettura accurata.
Ritenete che sia fondata l'utilità dei corsi di scrittura?
Non sempre. I corsi di scrittura possono servire a chi scrive già, a chi avverte l’urgenza, la necessità quasi, di esprimere qualcosa mettendola su carta. I corsi aiutano ad affinarsi. Non voglio dire che scrittori si nasce, ma quasi... Un corso può fornire una serie di strumenti tecnici, ma non motivare chi si improvvisa scrittore per passatempo.
E il ruolo delle agenzie letterarie nel panorama editoriale italiano quale è? C'è da fidarsi?
La nostra casa editrice ha rapporti con alcune agenzie molto valide, la cui serietà è indiscussa. Ma un autore che vuole esordire dovrebbe diffidare da certe agenzie che chiedono compensi anticipati per leggere i testi e fornire un generico e costosissimo parere sulla qualità dell’opera da far pervenire alle case editrici. Insomma, ci si può fidare solo di chi ha alle spalle comprovata esperienza e professionalità.
Cosa consigliereste di leggere a un autore esordiente per migliorare la sua formazione?
Di tutto, il più possibile.
Si dice che l'aver vinto dei concorsi letterari a volte sia un'arma a doppio taglio nei confronti delle case editrici. E' vero? Insomma, giova o gioca a sfavore?
Nel caso di Dario Flaccovio Editore, al vincitore di vari concorsi letterari, Nicola Verde, abbiamo pubblicato il primo romanzo. E’ andata bene, come critica e come vendite. Ma il fatto di non aver vinto nessun premio non significa che uno scrittore non sia valido. Né l’aver conquistato dei premi dà garanzie di pubblicazione. Ogni caso fa storia a sé. Ma non vedo perché l’essersi aggiudicato un riconoscimento letterario dovrebbe, a priori, risultare controproducente.
Tra centinaia di manoscritti che una casa editrice esamina, quali sono i particolari che possono significare la differenza?
Una storia forte, una scrittura efficace, buoni dialoghi, personaggi convincenti.
Vi è mai capitato, come dire, di non dare considerazione a una giovane promessa, che poi magari è stata “scoperta” e lanciata da altre case editrici concorrenti?
Al momento non è accaduto. Ma non si può essere infallibili.
Si comincia a pensare che dopo il primo successo molti autori emergenti, dopo la prima pubblicazione, siano destinati a un flop quasi predestinato. Quanto influenza questo sulle Vostre scelte editoriali?
Non è così per una piccola casa editrice che cerca di coltivare i propri autori, quelli che ha scoperto e che pubblico e critica hanno mostrato di apprezzare. Piuttosto, a volte, riuscire a produrre un buon secondo romanzo può costituire un problema per l’autore di un’opera d’esordio di grande successo.
Siete dunque alla ricerca più di un valido professionista, altamente motivato, e capace di vendersi bene, piuttosto che di un dilettante entusiasta. Me lo conferma?
Non necessariamente. Dicevo che per una piccola casa editrice è interessante anche scoprire qualche talento e coltivarlo. Se la scommessa riesce, la soddisfazione è tanta. Certo un autore già noto è una garanzia di qualità, di vendibilità e di possibilità di essere recensiti più facilmente. Ma a noi piace correre qualche rischio puntando anche sugli esordienti.
Autori continui, regolari, costanti, che scrivono con regolarità e che si suppone possano crescere fino a raggiungere un alto livello di professionalità e di bravura. Potrebbe essere questo l'identikit del Vostro autore ideale?
Potrebbe. Ma ci sono anche autori che esordiscono con romanzi già maturi, professionali, nei quali persino l’intervento dell’editor risulta quasi superfluo. L’importante è scegliere con attenzione.
E quando ne incontrate uno da cosa siete in grado di riconoscerlo? E soprattutto siete veramente certi di essere in grado di riconoscerlo?
Con un comitato di lettura affidabile, il parere di tre-quattro persone dà un’idea efficace dell’impatto del testo. Nessuno può avere certezze assolute su come, poi, il romanzo sarà accolto dal pubblico o sulla “tenuta” di uno scrittore esordiente alla seconda o terza opera. E’ una scommessa, come lo è anche la scelta di un autore piuttosto che di un altro. Ci si butta. Finora è andata bene.
Una volta che avete individuato un autore promettente fino a quanto e come siete disposti a investire su di lui?
Sempre, finché la qualità delle opere si mantiene alta e, meglio ancora, cresce. Noi miriamo a costituire un catalogo che duri nel tempo, non a bruciare un autore. Continuiamo a investire sul titolo con pubblicità e campagne stampa, accompagnando la vita del libro per lungo tempo e “coccolando” lo scrittore.
Eppure nonostante tutto sugli scaffali delle librerie ancora si continuano a vendere solo e soltanto i bestsellers di autori affermati, questa tendenza non si prevede invertibile, o forse qualcosa sta cambiando?
Intanto non sempre i bestsellers sono indice di qualità. E’ anche vero che molti lettori comprano sulla spinta di sollecitazioni pubblicitarie massicce che una piccola casa editrice si sogna. E a volte quei libri fanno bella mostra di sé, intonsi, sugli scaffali di casa, come un oggetto alla moda. Si comprano, ma magari non si leggono nemmeno. Noi contiamo sul lettore che sceglie in base ai gusti personali, che ama spulciare tra i banchi delle librerie e comprare qualcosa che non conosce e che stimola la sua curiosità, al di là dei soliti prodotti strombazzati.
Ultimamente quali sono gli autori esordienti sui quali avete deciso di investire particolarmente?
Ne cito alcuni perché non posso nominarli tutti, ma Dario Flaccovio Editore, se sceglie di pubblicare, non fa differenza di trattamento tra un autore e l’altro: investe su ciascuno allo stesso modo. Quindi citerò alcuni fra i più recenti: Nicola Verde, Valter Binaghi, Gery Palazzotto, Egle Rizzo. E altri ne arriveranno.
E il risultato che avete ottenuto in questi casi è stato rispondente alle Vostre aspettative?
Sì, molto soddisfacente. La critica li ha apprezzati, e anche i lettori, che cominciano ad avvicinarsi ai loro romanzi come a dei piccoli “cult”. Così ci hanno scritto.
Quali sono le modalità per inviare un manoscritto alla Vostra casa editrice?
Basta collegarsi al nostro sito www.darioflaccovio.it per trovare l’indirizzo della casa editrice e spedire il manoscritto, con una sinossi e una scheda biografica.
Quante persone si occupano della lettura dei materiali pervenuti in redazione e che procedure seguono per l'esame, la valutazione e il responso finale?
Al momento, siamo in cinque: la sottoscritta, il consulente editoriale Luigi Bernardi, un editor interno - lo scrittore Giacomo Cacciatore - e due lettori esterni. Anche la direttrice editoriale Marisa Dolcemascolo talvolta valuta personalmente qualcuno dei manoscritti. Un romanzo viene esaminato da più di un lettore, per mettere a confronto i pareri. Si raccolgono le schede di lettura e si decide la sorte di un’opera inedita. Fino a qualche tempo fa rispondevamo personalmente a ogni autore. Oggi, dato l’incremento degli inediti che riceviamo, siamo costretti a inviare agli aspiranti scrittori una lettera di conferma dell’avvenuta ricezione del testo e comunicare loro che se entro sei mesi dall’invio non avranno ricevuto nostre notizie, possono considerare rifiutata la proposta. In caso contrario, quando un romanzo ci interessa, contattiamo l’autore e avviamo con lui – e con il suo agente letterario, se ne ha uno - il rapporto di lavoro.
Spesso gli editori parlano degli autori esordienti come di un "male necessario"; possiamo capire che alcuni autori possano essere particolarmente invadenti, o permalosi in caso di un rifiuto, ma continuiamo a pensare che gli autori esordienti, bravi o meno bravi, siano fondamentali per lo sviluppo dell'editoria, e che le case editrici dovrebbero forse costruire una specie di ponte virtuale per aiutarli ad attraversare il vasto mare agitato della tentata pubblicazione. Voi a tale proposito come la pensate?
Per noi, gli esordienti di qualità sono una ricchezza. Chi non supera la selezione talvolta la prende male. Peccato, perché i rifiuti fanno parte del percorso di formazione di uno scrittore e, se ci si medita su, può essere un’occasione per crescere.
La Vostra posizione sul fenomeno oramai tanto diffuso della pubblicazione con contributo o a pagamento?
Siamo assolutamente contrari. Spesso riceviamo lettere di autori esordienti che hanno pagato per pubblicare o per ottenere la valutazione di un inedito. Il risultato è amaro, stando alle loro testimonianze: edizioni mal confezionate e mai distribuite o schede di lettura con valutazioni di comodo, molto generiche. E il portafoglio che si alleggerisce. Quindi sconsigliamo a chiunque di pubblicare narrativa a pagamento. Non è indice di serietà da parte di un editore, non è gratificante per un aspirante autore. Chi crede in un libro paga, non si fa pagare per pubblicarlo.
Una volta deciso di investire su un particolare autore, quali sono i meccanismi di promozione che adottate per incentivare l'iniziativa?
Pubblicità sui maggiori quotidiani e sulle riviste di settore; massicce campagne stampa; invio di copie omaggio ai recensori; presentazioni su tutto il territorio nazionale, anche con alcuni “testimonial” molto noti (abbiamo avuto l’appoggio amichevole di Carlo Lucarelli, Tinto Brass, Alessandro Defilippi) e nell’ambito delle maggiori fiere librarie; fascette di copertina, “strilli” o prefazioni illustri (Pinketts, Lucarelli, Evangelisti, Altieri, Fois, Montanari, Bernardi, Arona, Teodorani, Crovi) per gli autori esordienti o che hanno voglia di una spinta in più. Nella promozione, anche gli scrittori, finora, ci hanno sempre dato una mano: come Gianfranco Nerozzi, che per pubblicizzare il suo romanzo Genia ha organizzato un tour di concerti con reading, che è in corso in varie città italiane. Lo stesso ha fatto Valter Binaghi (il quale, come Nerozzi, è scrittore e musicista) per il suo Robinia blues, girando in Lombardia con il suo gruppo musicale Doctor Blue and the Healers. E anche la casa editrice ha organizzato in passato qualche evento: come l’aver riunito una decina di scrittori a Palermo in occasione della presentazione dell’antologia noir Duri a morire: Quadruppani, Arona, Bernardi, Teodorani, Nerozzi, Cacciatore, Barbara, Carabba e altri, impegnati in un seminario sul giallo, il noir e le loro contaminazioni. E molte scrittrici sono state riunite per presentare l’antologia noir al femminile Le ragazze con la pistola. Infine, sul nostro sito è attivo il servizio “Filodiretto con l’autore”, attraverso il quale i lettori possono contattare tutti gli scrittori che pubblicano con Dario Flaccovio Editore.
Capita invece che qualche nuovo autore, dopo la prima opera, Vi proponga un nuovo lavoro per la pubblicazione, e che Voi vi troviate a rifiutarlo a causa dei risultati non soddisfacenti di vendita finora ottenuti? Vi trovate a volta a dover dire di no a un Vostro pupillo?
Le ragioni commerciali non possono essere ignorate del tutto, non fino all’autolesionismo. Non da un piccolo editore agli esordi in narrativa. Noi facciamo il possibile per prolungare la vita della prima opera, ma se proprio non c’è risposta soddisfacente da parte del pubblico, si può solo sperare che l’autore si ripresenti con qualcosa di diverso, magari più stimolante.
E' vero che molti autori esordienti calano di livello dopo il primo successo, o peggio ancora non sono in grado di mettere a punto la seconda opera e rinunciano del tutto? E in caso come Ve lo spiegate?
Non abbiamo ancora una storia così lunga, nel settore della narrativa, da poter riferire il caso del “bis” di un autore esordiente. Aspettiamo che alcuni di loro si cimentino nella seconda opera. Altri nostri autori invece hanno già due o tre romanzi pronti, e su questi – magari meditati più a lungo, in passato, o rielaborati nel tempo prima di proporli a un editore – lo scrittore ha meno insicurezze. Vedremo.
Nell'economia generale del Vostro catalogo quanto puntate sulle opere degli autori esordienti?
Nella collana Gialloteca abbiamo, su dodici volumi editi, i romanzi di sette esordienti, due di autori che hanno pubblicato con noi la loro seconda opera e solo tre libri (tra i quali due antologie in cui figurano debuttanti e nomi noti) di autori navigati. Le prossime uscite, a metà marzo, prevedono il romanzo di un altro scrittore al debutto, il giornalista Gianfrancesco Turano, e il romanzo - Vendesi Napoli - di un autore che ne ha altri al suo attivo: Massimo Siviero.
Quale può essere una buona tiratura per un romanzo di esordio di un autore italiano?
Posso dire quali sono le nostre: intorno alle 2000-2500 copie.
E dopo che cosa succede?
Se un autore vende bene, si ristampa in tempi brevissimi.
Rimane ancora vero che il sogno di ogni editore è quello di creare un autore, e dunque un nuovo fenomeno editoriale?
Sarebbe ipocrita dire di no. Per un piccolo editore, che ha bisogno di visibilità, il “caso” letterario sarebbe una fortuna. Ma è bene distinguere tra autori veri, che sono quelli che preferiamo, e “fenomeni” di scarso spessore che magari durano una sola stagione.
Parliamo di percentuali, su centinaia di manoscritti inviati a una casa editrice quanti sono ragionevolmente proponibili e quanti di quelli accettabili giungono poi alla pubblicazione? Insomma su che numeri viaggia la selezione di un nuovo autore? I nostri lettori sospettano che la probabilità di riuscire sia paragonabile alla vincita dell'Enalotto, è davvero così?
E’ onesto dire che la maggior parte dei manoscritti che ci arrivano è di pessima qualità. La prima selezione è un po’ una strage: il 70% degli inediti non ha i numeri per essere pubblicato, nemmeno con un editing corposo. Resta quel 30% da valutare a fondo. E da lì – lo dicono le percentuali della nostra collana Gialloteca – in un anno e mezzo abbiamo pescato nove romanzi sugli undici volumi pubblicati.
Non dovreste essere Voi a cercare gli autori, e non essere viceversa sottoposti da questi ultimi a un costante ed asfissiante corteggiamento?
Alcuni li cerchiamo, anche tramite il nostro nuovo consulente editoriale, Luigi Bernardi. Altri ce li segnalano le agenzie letterarie e una minima parte è invitata a mandare qualcosa perché notata in internet o grazie a un concorso letterario. Ad oggi, quattro o cinque dei romanzi pubblicati vengono dalla mole di manoscritti che ci arrivano ogni giorno. E’ una situazione equilibrata tra ricerche e proposte.
Quali sono le opere che prediligete? E in base a quali criteri progettate le collane editoriali? Successo di pubblico, o passione per il genere letterario prescelto?
Fino allo scorso novembre, avevamo solo una collana di narrativa, Gialloteca, e lì la scelta cadeva ovviamente su romanzi o antologie gialle o noir, con qualche incursione nel “contaminato”, horror, fantastico, eccetera, come nel caso di Palo Mayombe di Danilo Arona o del recente Genia di Gianfranco Nerozzi. Ma nella collana hanno trovato posto anche opere più mainstream, quali Robinia Blues di Valter Binaghi, che è un romanzo di formazione in cui il filo giallo è volutamente molto tenue. Da novembre, però, abbiamo una collana con meno confini, Tempora, che può accogliere romanzi meno etichettabili. E amplieremo la produzione anche con alcuni fuori collana. La passione per la buona narrativa, di genere o meno, è un elemento portante di queste scelte.
Come fa un autore a sapere che sorte ha avuto il suo manoscritto inviato in lettura presso di Voi?
Rispondiamo a tutti. Prima lo facevamo a lettura avvenuta, personalmente. Ora, come accennato, a causa della mole di opere che arrivano, siamo costretti a inviare a ogni autore un avviso di ricezione del manoscritto e lo avvertiamo che se entro sei mesi non riceverà risposta, potrà ritenere rifiutata la sua proposta. E contattiamo solo chi passa la selezione.
La politica editoriale non è mai incentrata su un solo libro, ma è rivolta generalmente alle potenzialità dello scrittore, ma come si può con un esame frettoloso di poche pagine di ogni manoscritto individuare non solo il valore letterario di un'opera ma anche le capacità di sviluppo di chi scrive e che potrebbe diventare un buon autore?
Ci sono manoscritti che fin dalle prime pagine presentano problemi di grammatica, di sintassi e di struttura così evidenti da rendere inutile una lettura approfondita. Quindi, scartati questi, che sono la maggior parte, ci si può dedicare a un esame accurato e complessivo delle opere rimanenti. In ogni caso è molto difficile che un testo che risulta carente per cinquanta pagine poi diventi magistrale. Per il resto, i romanzi che superano la prima scrematura li si legge per intero. Inoltre, uno scrittore che parte bene lo si riconosce. Se, poi, invia anche più di un inedito, si può avere un quadro più preciso delle sue potenzialità (in bene o in male) e sulle sue capacità di sviluppo. Se invece l’autore ha scritto e proposto soltanto un primo romanzo, le sue possibilità future si vaglieranno via via.
Avete una vera e propria politica editoriale per gli esordienti?
Li sosteniamo, li curiamo, li promuoviamo. Diamo loro molto spazio nella nostra collana Gialloteca. Un autore va curato con ogni attenzione e sostenuto con la promozione e la pubblicità. Con tutti i nostri autori abbiamo instaurato un rapporto professionale, ma anche e soprattutto un rapporto umano. Molti li conosciamo personalmente, creiamo occasioni d’incontro in trasferta o li invitiamo qui.
Ultimamente molte collane dedicate al giallo e noir tendono a sconfinare nel pulp o nello splatter. Qual è la Vostra posizione in proposito?
Non partiamo dal genere di riferimento per valutare un’opera, ma dalla sua qualità. Ci sono pulp e splatter improponibili e altri degni di nota. Nella nostra Gialloteca hanno trovato posto finora anche due romanzi horror, Genia e Palo Mayombe. Il primo ha alcune scene ai limiti dello splatter, ma che sono inserite in un contesto narrativo convincente e persino commovente. Per questo, forse, ha incontrato il favore del pubblico anche meno avvezzo ai prodotti “estremi”. Palo Mayombe, seppure affronti il tema del voodoo, è anche una sorta di viaggio intorno al mondo e nei segreti della scena musicale rock e pop. Quindi si tratta di opere che contengono, sì, alcuni elementi tipici di un genere, ma non per questo ne sono penalizzate. Chiunque può leggerle con piacere, al di là dell’etichetta. Per il resto, non scartiamo mai a priori un romanzo perché contiene scene violente o situazioni estreme.
Le vecchie e nuove collane editoriali dedicate al genere giallo, thriller e noir, con qualche coraggiosa puntata verso il genere horror, si stanno rivelando una scelta vincente.
E’ vero. Purtroppo, però, molti continuano ancora a storcere il naso considerando la letteratura “di genere” come letteratura “minore”. Ogni tanto sarebbe bene prescindere dalle etichette: un buon romanzo è un buon romanzo.
Quali sono i motivi di questo fenomeno di pubblico?
E’ triste dirlo, ma forse, in parte, l’attenzione per il giallo e il noir è una moda. Pubblicare un giallo solo perché è giallo, e quindi garantisce oggi la vendita in virtù del genere, è un errore che va evitato. Significherebbe curarsi poco della qualità e molto dell’etichetta che attualmente attrae il lettore, alimentando un livellamento verso il basso della produzione.
Forse si tende ancora considerare questo tipo di letteratura un intrattenimento di serie B, o le cose stanno diversamente?
Dipende dai singoli romanzi e dai singoli autori. Ci sono ottime opere e ottimi scrittori, come ce ne sono di pessimi. Non solo nel giallo, ma in generale.
O questo sta solo a testimoniare ancora una volta che il lettore medio ha una paura quasi atavica nei confronti delle cosiddette letture “impegnate” o “impegnative”?
Il giallo non è sempre e solo una lettura da ombrellone, un prodotto usa e getta. Sotto questa etichetta in realtà ci sono romanzi che hanno diversi piani di lettura, dal più semplice al più complesso. Il grado di percezione della vicenda narrata dipende, in questo caso, dal lettore.
Anche nella letteratura come in ogni altro genere di cose si assiste spesso a fenomeni di corsi e ricorsi storici in cui i riflussi di tendenze precedenti continuano a influenzare fortemente il mercato, è questo il motivo del prolificare di tutti i generi mistery, detection, procedural, techno e legal thriller?
Le storie e gli elementi forti che appassionano il pubblico difficilmente si dissolvono nel tempo: si ripropongono sotto altre forme, in periodi diversi e, in relazione al momento storico e sociale, con vari livelli di contaminazione più o meno accentuati e sperimentali.
Si dice che anche al cinema il crescente favore che il pubblico riserva a pellicole inquietanti e orrorifiche sia dovuto al bisogno che la gente ha di provare comunque emozioni forti, per scuotersi dalla noia e dalla ripetitività ciclica del nostro attuale stile di vita. Siete d’accordo? E’ allora questa la molla che attira i lettori verso gli scaffali Horror e Noir delle librerie?
In letteratura, per l’horror, è bene fare un discorso diverso rispetto al cinema: l’horror italiano scritto vende pochissimo. Per il resto, non mi sento di esprimere certezze riguardo alle motivazioni delle scelte dei lettori e, tanto meno, degli spettatori dei film.
E’ vero che gli appassionati del genere giallo e noir costituiscono una sorta di mondo parallelo? Una specie di mercato di nicchia dalle insospettabili proporzioni?
Credo che il giallo e il noir, da Camilleri e Lucarelli in poi, abbiano assunto le proporzioni di un fenomeno popolare che va oltre la nicchia degli appassionati del “genere” in senso stretto. Sono i numeri a dirlo.
Quali sono secondo Voi i mostri sacri che non cesseranno mai di rappresentare un costante punto di riferimento e di comparazione?
Ne faccio tre, per brevità: Dürrenmatt, Scerbanenco e Simenon.
E infine Voi in persona, cosa preferite leggere?
Di tutto, non solo gialli e noir.
Avete in mente progetti particolarmente interessanti, nuove collane, qualcosa di aggressivo da proporre al mercato editoriale?
Abbiamo pubblicato di recente l’audiolibro Quindici desideri di Alda Teodorani. Una formula particolare: quindici racconti scritti e letti dall’autrice, registrati su cd, con musiche originali di Mirko Fabbreschi e un art book con quindici disegni realizzati appositamente dall’artista digitale Maurizio Manzieri. E’ un esperimento che dal punto di vista commerciale sta andando bene. Potrebbe essere il primo passo verso forme alternative di pubblicazione.
Come spiegate il grande successo editoriale delle opere allegate in vendita in edicola con quotidiani e periodici settimanali? Forse la gente ha paura di entrare in una libreria?
Forse è solo una questione di pigrizia e di prezzo. Anche Dario Flaccovio Editore ha venduto alcune sue pubblicazioni in abbinamento a un quotidiano siciliano. Ma per evitare che il lettore diserti le librerie, la nostra politica è mirata anche al contenimento dei prezzi.
Parlando delle basse medie di lettura del nostro paese, si assiste invece a un forte incremento degli aspiranti scrittori, forse perché è più facile essere un abile scrittore che un buon lettore?
E’ più facile leggere che scrivere. Ma forse molti non se ne rendono conto. Poi, chi pensa di poter scrivere senza aver letto tantissimo, commette un errore grave. In base a questo, è davvero strano che aumentino gli aspiranti scrittori e diminuiscano i lettori.
Un cenno sugli autori che stanno pubblicando con Voi in questo periodo, sulle Vostre “scoperte” editoriali, sulle scommesse “vincenti” che avete intrapreso nei confronti del mercato editoriale italiano.
Nicola Verde, autore di Sa morte secada, è stata una bella scoperta di Luigi Bernardi, che presiedeva la giuria di un concorso che lo ha decretato vincitore. Noi abbiamo pubblicato il suo primo romanzo e i pareri sono stati tutti positivi, come pure i riscontri delle vendite. Un’altra scoperta (aveva pubblicato un solo romanzo con un coautore) è Valter Binaghi, che con il suo Robinia Blues sta dando alla casa editrice grandi soddisfazioni. Lo stesso vale per Gery Palazzotto con Di nome faceva Michele, Stelvio Mestrovich con Venezia rosso sangue o Villa e Rasi con Io e Yvonne, per la collana Gialloteca, nell’ambito della quale vanno forte anche autori più noti. Nella collana Tempora, il semi-esordiente Nonuccio Anselmo, con I leoni d’oro, sta ottenendo buoni risultati e altrettanto, ma in questo caso si tratta di autori già affermati, Luigi Bernardi con Tutta quell’acqua e Gioia Timpanelli con De anima sicula. Con Bernardi, la collaborazione va oltre: dall’inizio del 2005 è il nuovo e prestigioso consulente di Dario Flaccovio Editore per la narrativa.
Sabina Marchesi
Guida Giallo Noir
per l'intervista integrale:
(http://guide.supereva.com/giallo_e_noir/interventi/2005/02/196694.shtml)
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