Ogni sera Mary usciva sul ponte a prendere una boccata di fresco e a bersi un Bloody Mary, giusto per rilassare la testa e anestetizzare i pensieri. Aveva imparato ad apprezzarlo lavorando come cameriera sulle navi da crociera. L’aria fredda le pizzicava gli occhi, e mentre si godeva un bagno di luce lunare Amedeo l’agganciò porgendogliene un altro, con un gamberetto appollaiato sul bordo del bicchiere.
“Non è bello stare soli sotto una luna malinconica.” le aveva detto. E le disse anche che era su quella nave per dare un taglio netto al suo matrimonio, per dire finalmente basta a sua moglie, una donna a cui non aveva mai detto ti amo, oppure ti voglio bene, sei bella, ti desidero… provava solo un profondo senso di libertà quando si allontanava da lui. Spesso aveva anche sperato che morisse, di ricevere una telefonata che gli annunciava la sua morte. Un incidente: due macchine, una dentro l’altra, e il gioco è fatto. Nessun rimorso, solo la morte, pulita, liberatoria.
Mary conosceva bene quel trucco vecchio come il mondo. Faceva parte del suo mestiere. Ma c’era qualcosa di diverso. Stava scivolando piano piano nel mare di chiacchiere mielose di Amedeo, e ci stava cascando come un’adolescente inesperta. Cedette dopo aver sentito il profumo traditore del Bloody Mary sulle sue labbra proprio mentre lui le sussurrava una parola tra le tante in un orecchio.
Si godettero quattro giorni di passione.
Poi Amedeo si zittì all’improvviso, come svuotato, e quando lei si avvicinò per baciarlo lui si scostò con lo sguardo distratto. Si sforzò di sorridere e di dirle che andava tutto bene.
Una morsa di freddo le strinse lo stomaco, ma non bevve alcun Bloody Mary quella notte. Non voleva cacciare i suoi pensieri.
Lo bevve la mattina dopo, alla luce del sole, a stomaco vuoto, solo qualche istante prima che la nave approdasse da dove era partita dieci giorni prima. Mary scese controllando un leggero tremore alle gambe e trascinando i bagagli. Amedeo era seduto all’interno di un taxi con gli occhi bassi e la voce che sussurrava… non posso… non posso proprio.
Lei rispose con una carezza sulla guancia:
“Vuoi sentire un’ultima volta il profumo delle mie labbra?” e si sporse verso di lui. Socchiuse gli occhi, mentre il calore del Bloody Mary buttato giù tutto d’un fiato le graffiava lo stomaco come avesse ingoiato una manciata di schegge di vetro. L’istinto prevalse. Senza controllo. Mary strinse forte con i denti il labbro superiore di Amedeo, e percepì subito l’uomo irrigidirsi e trattenere il respiro. Vide i suoi occhi spalancarsi mentre lei incominciava a tormentarlo tirando piano verso di se quel sottile e fragile lembo di carne. Sentì il gusto del dubbio diventare paura, e solo allora mollò la presa, e notò sul labbro senza più colore una macchiolina di sangue grande come una punta di spillo. Densa. Rosso smorto. Ma questa volta senza il sapore di vodka e tabasco e senza nemmeno il profumo di spezie varie e peperoncino.
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