“Era un pomeriggio bianco come un osso, con un cielo privo di nuvole e con un sole mostruoso.”
A meno di aver già avuto il piacere di scoprire la sorprendente versatilità dell'autore texano, c'è di che rimanere spiazzati di fronte all'eterogeneità di questa antologia. Maneggiare con cura potrebbe quasi essere inteso e utilizzato come un prontuario didattico per qualsiasi corso di scrittura creativa. Qualsiasi, beninteso, nell’accezione di “ogni”, non di “qualunque”. E il miracolo messo in atto (ovviamente con esiti alterni vista la varietà dei materiali presentati) da Joe R. Lansdale è proprio questo: scrivere ogni genere con una scrittura tutt’altro che qualunque.
L'esplorazione e la rielaborazione dei "generi", perché è questa sostanzialmente la vocazione dell’autore, è affrontata senza scorciatoie, senza stratagemmi. Un signor giardiniere e Girovagando nell'estate del '68 sono due racconti capaci di far ridere il lettore da solo (e non capita spesso, converrete), Piccole suture sulla schiena di un morto è un cristallino esempio di racconto di fantascienza catastrofica realmente terrificante, a tratti rivoltante. L'unica difficoltà che un lettore può incontrare è appunto quella di accettare la poliedricità di questo testo (e del suo autore più in generale) non tanto come segno di oscillazione tra i generi, quanto come una sostanziale e indefessa adesione al "genere" come dimensione assoluta del narrare. Non importa di che genere, basta che sia di genere... anche se, ad esempio, definire l’appartenenza di un testo come Nel deserto delle Cadillac con i morti (il racconto più allucinante e geniale dell’antologia) è praticamente impossibile. Non si tratta certo di una lettura per puristi del noir (non c’è traccia qui, tanto per intendersi, dell’eleganza di un Manchette) né per palati fini o stomaci deboli. È una scrittura forte quella di Lansdale e come tale va affrontata, nei suoi eccessi, nella sua straordinaria tecnica narrativa, efficace ed essenziale. Così come forte e preciso è l’orizzonte morale che l’autore consente ai suoi racconti, una strana commistione tra disincanto e saggezza popolare, un approccio giustamente minimo assolutamente funzionale alla narrazione. È questo forse il tratto più propriamente noir di questa antologia: personaggi che in un racconto di qualsiasi altro autore rappresenterebbero l’antagonista con la A maiuscola diventano, nelle mani dell’autore texano, inattesi eroi. Una morale calibrata sul contesto, fino alle estreme conseguenze.
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