Giacinta Caruso è l'autrice di tre romanzi editi da Flaccovio, dove trame mistery sono strettamente connesse alla vita e alle opere di tre pittori del passato: Bosch (Il giardino delle delizie), Rembrandt (Il triangolo di Rembrandt ) e Dürer (Il quadrato magico di Dürer). Incuriositi, abbiamo fatto qualche domanda all'autrice e a Raffaella Catalano, sua editor.
Di Giacinta Caruso abbiamo già parlato, in passato, sulle pagine di ThrillerMagazine. Abbiamo ora il piacere di ospitarla per un'intervista. Innanzitutto, benvenuta….
Grazie. E' un piacere parlare con Thriller Magazine.
Quando e come ti sei scoperta scrittrice? E quando hai deciso di farlo professionalmente?
Quando avevo otto anni iniziai a scrivere un libro su Napoleone, ma non andai più in là di qualche pagina di quaderno. Poi, per anni abbandonai l'idea, finché non rimasi disoccupata. A quel punto, decisi di riprovarci.
In che modo l'esperienza decennale nel giornalismo può averti giovato nel proporti poi come narratrice?
E' stata importante perché mi ha dato modo di incontrare un paio di persone che sono state fondamentali per la mia formazione.
Il Giardino delle Delizie è stato il tuo primo romanzo. Ci vuoi dire qualcosa su questo esordio?.
Come tanti che cercano di fare questo mestiere, anch'io ho spedito i miei manoscritti a buona parte degli editori, ricevendone in risposta educate lettere di rifiuto. Un giorno un amico libraio mi parlò della nuova collana di gialli dell'editore Dario Flaccovio, consigliandomi di mandare Il Giardino delle Delizie. Lo feci e... come è andata a finire lo sapete.
Il triangolo di Rembrandt, il tuo secondo libro, è invece un mistery storico a tutti gli effetti. E' ambientato interamente nel diciassettesimo secolo, e….
Racconta alcuni avvenimenti dell'esistenza del pittore, ma non è una biografia, quanto una libera ricostruzione. Del resto, Rembrandt era un tipo originale: ombroso, irascibile, ma con un'intensa vita sentimentale. La prima moglie Saskia, da lui ritratta più volte e morta prematuramente, fu il suo più grande amore. Successivamente, si legò ad altre due donne. Con la prima finì malissimo, tanto che il pittore la trascinò in tribunale e i giudici la condannarono a scontare una pena detentiva in una casa di correzione. Siamo nel XVII secolo. Si può immaginare a quale inferno andò incontro la poveretta.
Veniamo al tuo ultimo lavoro pubblicato: Il quadrato magico di Dürer. La trama?
Celia Swinton è un brillante avvocato londinese che deve accertare l'autenticità di un disegno attribuito a Dürer. Per questo motivo si rivolge al professor Duncan Beck, massimo esperto del grande artista tedesco. I due partono per l'Isola di Man, ma qui scoprono che il proprietario del disegno è stato brutalmente assassinato. Non solo. Si ritrovano addirittura sospettati del delitto. Così sono costretti a fuggire prima nel Lake District, poi sull'isola di Rügen, sul Baltico, dove si risolverà anche un oscuro mistero legato alla celebre opera di Dürer, Melancolia I.
Nel Quadrato magico di Dürer, come già nel Giardino delle Delizie, hai lavorato su due linee temporali, portando avanti parallelamente le due trame, passata e attuale, legate tra loro. Ti diverti di più a scrivere la parte storica, o a sviluppare l'indagine moderna?
Scrivere mi diverte sempre. La parte storica ovviamente è più impegnativa per via delle ricerche e della documentazione, ma non per questo meno appassionante.
I tuoi personaggi sono sempre un po' particolari: un ispettore di polizia erotomane nel Giardino delle Delizie, un'avvocatessa quarantaduenne, affascinante ma ossessionata dalla perdita di bellezza, nel Quadrato magico di Dürer, e altri. Commenti?
I personaggi sono funzionali alla storia che racconto. Non so se sono bizzarri. Comunque, la cosa non è voluta.
Perdonami la curiosità, ma ad un certo punto nel romanzo appare una… mongolfiera! Come mai proprio questa scelta?
Sono sempre stata affascinata dalle mongolfiere, molto popolari in Inghilterra e nei paesi del nord Europa. A questo proposito, ricordo un bel film inglese del 2004, L'amore fatale di Roger Michell, tratto da un romanzo di Ian McEwan, dove tutta la storia ruota intorno alle tragiche conseguenze scaturite dalla caduta di una mongolfiera.
Dove ritieni stia la tua forza di autrice, le tue doti peculiari, e quali invece individui come margini di miglioramento?
Francamente, non so quali siano le mie doti, però non ho dubbi riguardo i miei difetti. Mi attende ancora un lungo lavoro.
I tuoi romanzi sono conosciuti anche all'estero: alcuni sono stati tradotti, altri sono in corso di traduzione, in Serbia, Repubblica Ceca, Russia, Argentina e altri paesi di lingua spagnola. Una bella soddisfazione. Che tipo di riscontro critico e di pubblico hai ricevuto fuori dall'Italia?
Ho visto l'edizione serba de Il Giardino delle Delizie e quella argentina de Il triangolo di Rembrandt e ne sono rimasta molto soddisfatta. Devo confessare che mi fa una certa impressione sapere che i miei romanzi sono letti in paesi così lontani.
Bosch, Rembrandt, Dürer: quali dei tre ti ha coinvolto di più, come artista e/o come personaggio umano?
Bosch, sicuramente. I suoi quadri sono stupefacenti, nonché inquietanti. Non mi riferisco solo al Trittico delle delizie. Nel Palazzo Ducale di Venezia sono esposte le uniche opere del pittore conservate in Italia, le quattro tavole conosciute come Visioni dell'Aldilà, che trovo parecchio suggestive.
Ci saranno altri appuntamenti con le vite segrete dei grandi maestri della pittura? Oppure hai in programma progetti differenti?
Con il prossimo romanzo, che uscirà sempre da Dario Flaccovio editore alla metà di marzo, mi prendo una pausa dai pittori. Si tratta ancora una volta di un giallo. Si intitola L'uomo che rubava manoscritti e, fra l'altro, racconta anche la storia di un grande e dimenticato pilota automobilistico del passato, Achille Varzi, l'eterno rivale di Nuvolari. La sua carriera fu rovinata dallo scandalo scoppiato in seguito alla relazione che intrecciò con la moglie di un pilota tedesco, la bellissima Ilse, che lo iniziò alla morfina.
Un commento finale? Un ultimo messaggio ai lettori?
Colgo l'occasione per ringraziare quanti leggono i miei romanzi e hanno parole di stima nei miei confronti.
Ringraziamo Giacinta per essere stata con noi. Ma abbiamo ancora un paio di domande in serbo, non per lei, bensì per la sua editor: Raffella Catalano. Innanzitutto, cosa ti ha colpito, nella scrittura di Giacinta Caruso, quando hai letto e scelto il suo libro d'esordio: Il giardino delle delizie?
Mi ha colpito il fatto che un'esordiente assoluta sapesse costruire trame convicenti, alternando i piani narrativi - il suo primo romanzo giocava tra passato e presente - con abilità. E la scrittura pulita, senza i fronzoli e le lungaggini che spesso caratterizzano i romanzi d'esordio.
Quale ritieni sia, dopo aver pubblicato il suo terzo romanzo, la peculiarità vincente della sua narrativa?
Credo sia la scelta di svelare i retroscena privati e spesso dolorosi delle vite dei maestri dell'arte. Il pubblico è curioso di conoscere un grande pittore non solo come artista, ma anche come uomo. E poi le trame che Giacinta Caruso costruisce intorno a queste vite illustri: storie agili e avvincenti. Che sia una formula ben riuscita lo dimostra anche l'apprezzamento che questa autrice riscuote pure all'estero. Anche nel nuovo romanzo, che uscirà a metà marzo, Giacinta Caruso fa un salto nel passato, ma questa volta lasciando da parte i protagonisti del mondo artistico per scandagliare la vita di un campione dell'automobilismo del passato: Achille Varzi.
Ringraziamo anche Raffaella Catalano. Un augurio da ThrillerMagazine al prossimo romanzo di Giacinta Caruso.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID