Negli ultimi anni si fanno sempre più strada anche in Italia nomi nuovi di autori di origine spagnola: dopo il caso di Alicia Gimenez Bartlet, è la volta di Jeronimo Tristante che nel romanzo Il mistero di Casa Aranda (libri/5907) ci presenta l'ispettore Victor Ros. Grazie alla casa editrice Nord, incontriamo l'autore per poterlo conoscere meglio e lo ringraziamo per la disponibilità dimostrata nel concederci questa intervista.
Per prima cosa mi piacerebbe partire dal suo lavoro. Lei insegna biologia e geologia alla scuola secondaria e so che in parte sono stati proprio i suoi studenti a spingerla alla scrittura, è vero?
In realtà ho iniziato a scrivere spinto dall'esigenza di aprirmi una via di fuga dalla quotidianità e vivere avventure parallele. Nello stesso tempo, però, proprio perché mi rendo conto dello scarso interesse dei giovani per la lettura, cerco di scrivere storie che possano attirare la loro attenzione, rompendo anche loro la routine quotidiana e mettendosi a indagare sulle orme di Victor Ros.
Ho letto infatti che lei scrive anche nella speranza di avvicinare e invogliare i giovani alla lettura, non trova che sia un progetto ambizioso? O, se preferisce, perché secondo lei un giovane dovrebbe essere invogliato a leggere i suoi romanzi?
Senza dubbio, sì, è un progetto ambizioso! Ma è il mio obiettivo. Mentre altri autori hanno scritto sperando di contribuire all'innalzamento del livello culturale, oppure per passare alla storia, o per rivolgersi a un pubblico di nicchia, io credo che molti potenziali lettori abbiano bisogno che qualcuno si occupi di loro. Nei miei libri possono trovare misteri, crimini, un CSI del diciottesimo secolo, un detective di grande ingegno, una storia d'amore.
E funziona? Cioè i suoi studenti leggono i suoi libri?
I miei studenti più giovani non hanno ancora l'età per leggere i miei libri; hanno solo tredici/quattordici anni, mentre il mio pubblico dovrebbe partire dai diciotto/vent'anni. Però quelli che hanno dei genitori che leggono molto, mi portano il libro a scuola e mi chiedono l'autografo…
Con Il mistero di Casa Aranda fa la sua comparsa il vice ispettore Victor Ros, ex ladruncolo, avviato a una brillante carriera in polizia, intelligente, intuitivo, liberale e di bell’aspetto. Non so perché ma la sensazione è che il personaggio sia avviato anche a una carriera seriale. Mi sbaglio?
Non si sbaglia affatto. Il secondo libro, El caso de la viuda negra, è appena uscito in Spagna, ed è ambientato fra Madrid e Cordoba; il terzo, invece, uscirà fra circa un anno e la storia si svolgerà a Barcellona.
L'aspetto che più mi ha incuriosito di Victor è il metodo deduttivo su cui basa il proprio modus operandi, di memoria sherlockiana. Che rapporto c'è tra Victor Ros e il suo antenato Sherlock Holmes?
Un rapporto molto stretto. Infatti, quando ho pensato a questa serie, ho voluto rendere omaggio a quel tipo di letteratura che aveva sedotto tanti lettori nel XIX secolo. Il mio romanzo è un omaggio allo stesso Sherlock Holmes, anche se non mancano le differenze fra lui e Victor Ros.
Un altro aspetto curioso è l'interesse del vice ispettore per i metodi scientifici di indagine: anatomia, ricerca sulla scena del crimine, utilizzo di strumenti all'avanguardia per analisi approfondite… metodi innovativi per il 1877, periodo in cui si svolge la vicenda. L'inserimento di questa componente deriva dalla sua formazione scientifica o dal fatto che negli ultimi anni sono molto di richiamo serie come CSI?
Deriva un po' da entrambe, sia dalla mia formazione che dal mio interesse e ammirazione per il cinema e la letteratura che parlano di questi strumenti. Credo che piaccia anche al grande pubblico, e per questo ho deciso di riproporre tutto questo, ma riferendolo a un'epoca in cui i mezzi erano molto meno sofisticati e l'investigatore doveva davvero essere molto brillante per farne uso.
Uno dei tasselli fondamentali su cui ruota una delle indagini affidate al protagonista, è la Divina Commedia di Dante, in particolare alcune terzine del canto XXIV dell’Inferno, volume a cui vengono attribuiti poteri soprannaturali. Questo mi ha molto incuriosito, dal momento che sono laureata in Lettere e mi sono confrontata spesso con Dante. Perché ha scelto proprio la Divina Commedia? E perché proprio quei versi?
Perché la Divina Commedia è un testo criptico per eccellenza e quindi si presta bene a questo genere di macchinazioni e di giochi. Ha molte chiavi di lettura e questo può essere molto stimolante per il lettore. Il motivo per cui ho scelto proprio quelle terzine, preferirei non svelarlo, perché ha a che vedere con la soluzione dell'indagine…
Se dovessi dare una definizione del suo romanzo credo che sceglierei quella di giallo, molto vicino a quello classico per una serie di aspetti e per alcune scelte. E' in generale, infatti, un'opera rassicurante, con un eroe positivo che sconfigge i "cattivi", un happy end un po' di maniera e molti richiami ad alcuni maestri del genere. Secondo lei, come può il giallo classico rinnovarsi per mantenersi attuale e avere ancora qualcosa da dire, ma nello stesso tempo senza evitare di trasformarsi in altro?
Recentemente ho partecipato alla BCN (Barcelona Negra) e, durante una tavola rotonda, abbiamo messo a confronto le nuove creazioni del genere thriller. Oltre a me, c'era l'autrice di un romanzo ambientato a Barcellona durante la Guerra Civile, l'autore di un romanzo ambientato in epoca attuale con protagonista una donna detective, e uno scrittore il cui protagonista è un perdente dai toni caustici e quasi umoristici. Questo quattro esempi dimostrano che il genere si sta reinventando, è in continua fase di revisione, forse anche perché si rivolge a un pubblico di appassionati che è sempre più difficile sorprendere. E oggi la modernità sta proprio nel ritorno al modello classico, all'eroe positivo, alle caratteristiche che ha notato lei.
Le piacerebbe che il suo romanzo diventasse un film? Se sì, con la regia di chi? E chi vedrebbe nei panni di Victor e Clara?
Sì, ma a patto che venga fatto a regola d'arte! Come regista sceglierei Alejandro Amenábar. Nei panni di Victor Ros, vedrei bene Johnny Depp, e Clara potrebbe essere Keira Knightley, lattrice che ha recitato in Orgoglio e pregiudizio.
Non so se e quanto conosce l'Italia, ma, come saprà, la cultura spagnola e quella italiana vengono spesso avvicinate e considerate affini per alcuni aspetti. Non so se questo possa dirsi anche per quanto riguarda il mondo editoriale. Qual è stata la sua esperienza con la pubblicazione in Spagna e com'è in Italia con Editrice Nord?
Ottima con entrambi!
Infine, per concludere questa intervista, mi piacerebbe usare con lei la fantasia. Immaginiamo dei possibili incontri letterari tra Victor Ros e alcuni suoi famosi colleghi di fama internazionale: andrebbero d'accordo, oppure sarebbero incompatibili e non potrebbero condividere le pagine? Cominciamo con il "“maestro": Victor Ros e Sherlock Holmes.
Senza dubbio andrebbero molto d'accordo.
Victor Ros e Salvo Montalbano.
Anche con Montalbano andrebbe d'accordo Victor, perché i due hanno un'intelligenza molto simile.
Victor Ros e il commissario Maigret.
Avrebbero più difficioltà a lavorare insieme, perché sono più lontani culturalmente, si assomigliano di meno.
E chiudiamo con una donna: Vistor Ros e Petra Delgado.
Con lei Victor ha ancora meno in comune che con Maigret.
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