Camilla e i vizi apparenti è il secondo romanzo giallo di Giuseppe Pederiali, edito da Garzanti. Purtroppo la seconda indagine dell’ispettore Camilla Cagliostri conferma le impressioni e i giudizi già espressi nei confronti del primo romanzo.

Una ricca famiglia di industriali di Ferrara è sconvolta dall’omicidio della madre su cui indaga la procura della città. L’ispettore Cagliostri si trova coinvolta per motivi personali ed intraprende un’indagine privata per portare a galla la verità.

Il grande difetto del romanzo è che risulta agli occhi del lettore assolutamente bidimensionale, superficiale. Non sembra di trovarsi coinvolti in un mondo reale a tutto tondo, ma in un mondo piatto, creato dall’autore per dare una base di movimento ai suoi personaggi.

Modena, Ferrara e la pianura Padana sono descritte con particolari paesaggistici e di costume, ma l’autore non riesce a coinvolgere il lettore, non riesce a mettere il cuore nello stile da lui creato.

Lo stesso discorso vale per i personaggi, sagome più che persone, di cui vengono descritti solo i movimenti e le parole, non il vissuto o le emozioni. L’autore non scava, non si addentra in una ricerca psicologica che potrebbe aiutare il lettore ad affezionarsi ai protagonisti. L’unico aspetto che viene esplorato è quello dell’ambito sessuale, in particolare quello della protagonista, che però dà l’impressione di essere un po’ troppo fine a se stesso.

La sensazione generale è quella di un libro scritto come un dovere, poco vissuto dallo stesso autore che quindi non riesce a trasmettere passione.

Anche la trama non riesce a coinvolgere appieno il lettore che si trova davanti ad una serie di eventi che poco carpiscono la sua curiosità, anche perché lasciano facilmente intuire le conseguenze e il proseguo della storia.. Viene così meno una delle componenti fondamentali di un buon giallo: la :suspance e quella di un buon libro in generale: il risveglio dell’interesse del lettore.

Come per Camilla nella nebbia, il romanzo è di facile lettura, poco impegnativo e piacevole, ma alla fine la sensazione è quella di aver letto un libro leggero, che non ha lasciato il segno, di cui non è rimasto pressoché nulla.

In generale, il giudizio  dell’opera è negativo, proprio perché ancora una volta è forte la sensazione che questa nasca per esigenze editoriali e di vendita.

Mi auguro, però, che Pederiali, che è sicuramente uno scrittore di alto livello, torni a scrivere opere magari di un genere meno in voga in questo momento, ma di un più altro profilo stilistico.