Nonostante gli ottanta anni suonati, cinquanta e passa dei quali vissuti a Firenze, Rina Fagiolini aveva conservati intatti il vigore e l’accento romagnoli. Di San Piero in Bagno, provincia di Forlì, per la precisione, aveva sottolineato Giusy Ciabattini nel presentare Rina ai telespettatori della sua trasmissione ‘Ma tu, ci credi alle favole?’, su Boboli Tv, ogni giovedì, prime time.
La Ciabattini aveva avvertito gli affezionati spettatori: “Questa non sarà un’edizione come le altre. Non perdetevi un minuto, restate sintonizzati su Boboli Tv. A volte le favole - aveva solleticato la curiosità - hanno un finale a sorpresa”.
Anche gli spot erano più numerosi del solito.
‘Ma tu, ci credi alle favole?’ non era del tutto originale. Rifaceva il verso a quelle trasmissioni delle grandi reti, in cui un figlio abbandonato all’orfanotrofio trenta anni prima ritrova in diretta la mamma e poi lo rimpiange per tutta la vita; un reduce riabbraccia il commilitone con il quale divise la gavetta sui monti della Grecia e quello poi, dietro le quinte, gli chiede un prestito; un ex primo della classe al ginnasio ma finito alla Cassa di Risparmio può stringere la mano all’ex compagno di banco somaro divenuto sottosegretario.
Meglio dei più gettonati programmi nazionali ‘Ma tu, ci credi alle favole?’ aveva che i personaggi che si esibivano erano tutti locali e, magari, il più delle volte il telespettatore almeno uno lo riconosceva e la faccenda era più eccitante.
“Rina Fagiolini - sparò in video Giusy Ciabattini che, nonostante gli sforzi, non era riuscita a togliersi dalla voce alcune pesanti incrostazioni pratesi - è la protagonista di una vicenda fuori del comune, una vicenda che ha addirittura toccato la Storia, quella con la ‘S’ maiuscola. Vero, Rina?”.
“Eh sì - riprese Rina con la esse ancora sibilante, l’occhio brillante e la borsetta in mano -.Ormai ci ho ottanta anni, a certi giudizi posso passare sopra. Poi, io di politica, non mi sono mai occupata, quello che posso dire è che era un gran bell’uomo…”.
“No, no aspetti! Non precipitiamo - la interrompe Giusy Ciabattini -. Questo che ci sta per raccontare la signora Fagiolini è eccezionale. Stiamo per assistere a una testimonianza unica. E questo è solo una parte della sua storia, perché il motivo per cui la signora è qui verrà dopo. Ora, signora Fagiolini… ma permette che la chiami Rina?”
“Ma certo, Giusy!”
“Bene, Rina. Sento che siamo già amiche. Dicevo: Rina vi racconterà un episodio inedito della nostra Storia. Un episodio che l’ha accostata, molto ma molto da vicino, a un personaggio discusso, ma indubbiamente fuori del comune. E ad accostarli, signore e signori, fu… la passione! Vero, Rina?”.
“Mo sì - gongola la signora Fagiolini -. Ero giovane, io, e si sa a quell’età… E poi lui aveva un fascino…”
“Alt! Solo un momento di pazienza. Qualche minuto di pubblicità e, poi, le rivelazioni di Rina Fagiolini. Restate sintonizzati su Boboli Tv!”.
Dopo lo spot delle cucine Cecioni, “le più belle d’Italia”, illustrate dallo stesso Cav. Tarciso Cecioni, poi quello dei sanitari Allegri “Linea pulito” e quello dei ricambi per auto Mazzantini, torna in primo piano il viso un po’ troppo truccato di Giusy Ciabattini: “Avete saputo aspettare? Ne valeva la pena! Vero Rina? Ecco, adesso raccontaci la tua straordinaria avventura”.
Rina si passa una mano sui capelli ancora grigi e sorride compiaciuta. Dimostra molto meno dei suoi ottanta anni e la femminilità non è del tutto scomparsa dal suo viso. Accarezza la piccola borsetta che stringe tra le mani e, come una bambina che deve stupire gli adulti, comincia il suo racconto: “Be’, ero davvero giovane, sedici o diciassette anni, e mi mandarono a servizio. Ma a Rocca delle Caminate, la villa del Duce, dove viveva Donna Rachele. E ci venivano anche la contessa Edda e Galeasso Ciano. E, a me, mi misero a servisio proprio dall’Edda. Eravamo io e altre cinque ragasse e qualche volta arrivava lui, il Duce…”
“Tu, Rina - sottolinea Giusy Ciabattini -, insomma, hai incontrato Benito Mussolini! E’ così?”.
“Mò più che incontrato! Il Duce veniva, ci mandava baci a tutte, ma a me mi guardava un po’ di più.”
“Fantastico! E, dicci, com’era il Duce? Che impressione ne ricevesti?”.
“Mò a mè non m’importa niente di quello che dicono adesso! Era bello e bravo. Era favoloso”.
Giusy Ciabattini dà di gomito a Rina Fagiolini e ammicca ai telespettatori: “E… che accade tra di voi, Rina?”.
Rina fa la finta ritrosa, abbassa il viso sorridente, poi fissa la telecamera e lascia capire: “Posso solo dire che lui dormiva su un letto di ferro con il materasso fatto di foglie di granturco. Proprio come i contadini di Romagna!”
“Applauso! Qui ci vuole un bell’applauso”, ordina Giusy Ciabattini e il piccolo pubblico in studio, stipato su tre file di sedie, ubbidisce.
“Questa storia eccezionale - riprende la presentatrice - solo per presentare il nostro personaggio di oggi. Un personaggio, l’avete capito, fuori della norma che ci racconterà la vicenda che l’ha portata a ‘Ma tu, ci credi alle favole?’ E con un personaggio come questo… vi garantisco un finale a sorpresa, inaspettato. Restate sintonizzati su Boboli Tv. E, adesso, Rina, dicci perché sei qui”.
Rina Fagiolini si fa seria, quasi commossa, sembra ripescare antichi ricordi nel suo cuore e tormenta la borsetta tra le mani: “Io sono qui con la speranza di rivedere quel ragasso che, poverino, mica era colpa sua ma della famiglia, mi disse ‘no’. Sessantaquattro anni fa”.
“Sessantaquattro anni!”, sottolinea la presentatrice.
“Eh sì! Vorrei che Giannino mi desse una spiegazione. Per colpa sua io non ho avuto niente dalla vita. E l’ho fatto per amore. Amore per lui. All’inizio fu lui a corteggiarmi, lì a San Piero in Bagno. Io avevo diciotto anni, lui un paio di più. Mica ci fu niente tra di noi, al massimo un bacino, ma la storia non poteva andare avanti. Io ero una ragassa semplice e lui era il figlio dei signori di lì. Però ero innamorata e mi ero illusa che avremmo superato tutti gli ostacoli”.
“E invece? Invece, che cosa accadde?”.
“Mò è successo che un giorno viene da me e mi dice: ‘Rina, tu non puoi contare su di me. Io mi sono fidanzato con qualcuno di speciale. Con la Madonna. La settimana prossima entro in convento. E mi dice che si fa francescano alla Verna. Insomma, ci aveva avuto la vocasione”.
“Così, di botto?”.
“Eh, che ti devo dire? Non ho potuto replicare niente, mica potevo mettermi in concorrensa con la Madonna!”
“Certo che no! E, poi, che cosa è successo?”.
“E’ successo che io, Giannino, non sono mai riuscito a dimenticarlo. E una sera, che mi capita? Mi capita che guardavo ‘Cipria’, sai l’ultima trasmissione di Enso Tortora, poverino anca lò, e chi ti vedo? Mò ti vedo Giannino tra il pubblico!”
“Giannino tra il pubblico di ‘Cipria’! Con il saio? Vestito da frate?”
“Macché da frate! Ci aveva un bell’abito bleu e le tempie grigie! Le tempie grigie m’hanno colpito, era davvero un signore! E l’era proprio lui, mi prese un colpo, che mi sento ancora tutta sotto sopra…”.
“E allora..?”.
“Eh, allora… allora c’era che mi ero sposata, l’errore più grosso della mia vita! Mi ero sposata nel ’38, qui a Firenze. Si chiamava Mafaldo Tesi, quelli più vecchi magari se lo ricordano, perché era quello che con un amico la sera faceva il giro delle trattorie a suonare la chitarra e il mandolino. Ma era un disgrasiato, m’ha fatto tanto soffrire...!”
“E non sarà stato, magari, perché tu Rina non avevi mai dimenticato il tuo primo amore, Giannino? Lo avevi sempre nel cuore, vero?”.
“Eh sì! Ci pensavo sempre… Poi, quando Mafaldo è morto, sarà una quindicina d’anni, mi sono presa il coraggio a due mani e mi sono messa a cercare Giannino. Ricominciai dalla Verna, dove mi aveva detto che era entrato in convento…”.
“E andasti alla Verna?”.
“Certo! Parlai con il priore, insomma quello là, non so come si chiama. E sai che cosa vengo a sapere? Giannino in convento non era mai entrato! Lui, frate, non si era mai fatto. Mi aveva raccontato una bugia, ma una bugia di quelle..!”.
“Incredibile! Ma perché?”.
“Eh, perché… Perché la sua famiglia non voleva che venisse con una come me e lui, che non sapeva come dirmelo, t’ha inventato quella balla là. ‘Fidanzato con la Madonna’!, ma ti rendi conto? ‘Sto farabutto!”. Rina Fagiolini si accigliò, ché ancora la rabbia per la scoperta non doveva essere del tutto svanita e tornò a tormentare la borsetta che stringeva tra le mani.
Giusy Ciabattini non poté fare a meno di ridere, anche per la soddisfazione di mandare in onda in diretta un personaggio e una storia del genere. Un numero d’antologia di “Ma tu, ci credi alle favole?”.
“E a quel punto - riprese la bionda presentatrice - decidesti di abbandonare le ricerche?”
“Ah no! A quel punto mi ci impegnai ancora di più. Lo volevo trovare a tutti i costi, il Giannino. Volevo una spiegazione da lui. In fondo se la mia vita è stata quello che è stato è anche per colpa sua. Pensa che sono arrivata a scrivere a ‘Stranamore’ di Castagna, ma non sono riusciti a trovarlo. Allora mi sono rivolta a ‘Chi l’ha visto?’, alla Donatella Raffai, ma quella non mi ha neanche risposto…”.
“E poi?”.
“E poi è successo, sarà stato una quindicina di giorni fa, era domenica, che sono andata alla festa del santuario di Pondo di Santa Sofia, vicino a Forlì. Rivedo i parenti e il caso vuole che incontro anche il fratello di Giannino. Mi faccio coraggio e gli parlo. E lui mi racconta che Giannino vive a Siena, dove ha, non ho capito bene, un ristorante o un grande negozio o le due cose insieme. Però il fratello l’indirizzo non ce l’ha e neanche il telefono. Allora mi sono rivolta a voi, a ‘Ma tu, ci credi nelle favole?’. A ottanta anni posso farlo”.
Con tutti i denti in primo piano, Giusy Ciabattini arrivò alla fatidica domanda di ogni trasmissione: “ E adesso dimmelo, Rina: Ma tu, ci credi nelle favole?”.
La Fagiolini si guardò attorno sorridendo, la borsetta stretta tra le dita. Sembrava imbarazzata: “ Mò, alle favole, magari… Insomma…”
Sorrise ammiccante Giusy Ciabattini, come chi ha una grossa sorpresa in riserba. Ma per non bruciare l’effetto disse: “ Non ti posso rispondere subito Rina. Solo un attimo di pazienza, qualche minuto che dedichiamo al nostro sponsor: i sanitari Allegri – Linea pulita!”.
Fu mandato in onda il solito filmato, quello con una ragazza in microgonna che si aggira tra lavelli, vasche da bagno e water closet illustrando qualità e prezzi irraggiungibili degli articoli Allegri, quelli che “fanno del bagno il cuore della casa”.
Poi lo schermo fu di nuovo occupato dal primo piano di Giusy Ciabattini.
“Rina ha avuto un attimo di esitazione. Forse di scetticismo. Le favole, si dice, sono cose per bambini, non esistono. E invece - urlò all’improvviso la Ciabattini - le favole esistono! Le favole ci sono, Rina! Le favole diventano realtà a Boboli Tv! …….Le fate! Fuori le fate!”
E, mentre sullo sfondo appariva un grande pannello con un water closet, un bidè, un lavandino e la scritta “Allegri – Linea pulita”, da dietro una tenda spuntarono tre ragazze in pantaloncini ultracorti e pieni di strass, reggiseno, cappello a cono come quello delle fate e una bacchetta magica in mano, cantando la canzone di Cenerentola di Disney:
“Bibbidi-bobbidi-boo
Salagadoola mechika boola
bibbidi-bobbidi-boo
put ‘em together and what have you got
bibbidi-bobbidi-boo”
Una fata era vestita di azzurro, una di verde e la terza, con il costume rosso, teneva per mano un signore vestito di bleu, i tre bottoni della giacca chiusi sul ventre che lo precedeva di diversi centimetri, i capelli bianchi, che avanzava lentamente, l’aria tra l’imbarazzato e il soddisfatto.
“Signore e signori…: Gianninooooo!” Urlò Giusy Ciabattini.
Gli spettatori in studio batterono le mani e il rumore fu amplificato da un applauso registrato. Giusy Ciabattini si mise accanto a Rina Fagiolini, tenendole il gomito sinistro con una mano. Le tre fate condussero Giannino a tre metri da loro, facendolo fermare davanti a una linea di trenta centimetri tracciata con un pezzo di scotch rosso sul pavimento. E di colpo Bibbidi-bobbidi-boo cessò.
“Fermi! Prego le fate di allontanarsi dal signor Giannino. Venite, ragazze, venite qui. Mettetevi dietro a me e a Rina”.
Rina Fagiolini, da quando lo aveva visto entrare, non aveva staccato gli occhi dalla faccia di Giannino. Rigida, la borsetta stretta tra le mani, sembrava diventata una statua.
Lui, Giannino, la testa leggermente reclinata sulla spalla destra, le restituiva lo sguardo, ma con l’aggiunta di un sorriso un po’ strafottente.
“Rina! Dopo sessantaquattro anni! Pensate signore e signori, dopo sessantaquattro anni! Rina, finalmente hai di fronte Giannino! Rina: ora puoi dare un senso alla tua vita!”.
Senza togliere gli occhi di dosso a Giannino, Rina Fagiolini fece scattare il fermaglio della borsetta, e lentamente estrasse una piccola pistola lunga appena una dozzina di centimetri, ma tutta brillante che sembrava d’argento, una Beretta 21 Bobcat Inox calibro 6,35, e premette il grilletto quattro volte. Tre in rapida successione, la quarta dopo un attimo di pausa, quasi a ribadire la scelta.
Giannino perse il sorriso un secondo prima del primo sparo. Ebbe il tempo di capire. Poi si portò le mani al petto e incassò la testa nelle spalle. Cadde a terra solo dopo il quarto colpo. Sangue non se ne vide.
Il piccolo pubblico in studio lanciò urli di disperazione e di spavento, ma non mancò chi si mise a ridere, credendo che fosse tutto falso. Quasi tutti balzarono in piedi e, terrorizzati, fecero per gettarsi verso le uscite, dalle quali, invece, quasi per incanto si materializzò una mezza dozzina di guardie giurate in divisa verde tappezzata di distintivi d’argento, cappello a punte come quelli dei poliziotti americani e pistole alla cintura che neanche John Wayne.
Sorridevano, le guardie, e regalavano serenità invitando tutti a restare tranquilli ai loro posti, “ché non c’era niente da temere”. E, intanto, amplificata moltissimo, la voce quasi maschile di Giusy Ciabattini quasi ordinava: “State calmi, vi prego. Tutto è tornato tranquillo e non scordate che alla fine della trasmissione il nostro sponsor Allegri – Linea pulita offrirà un omaggio a tutti i presenti. Un omaggio a tutti i presenti!”.
Ottenne quello che voleva. Il pubblico tornò a sedersi, con qualche bisbiglio.
Nel frattempo altre due guardie giurate si erano materializzate ai fianchi di Rina Fagiolini e si erano fatte consegnare senza fatica la piccola pistola di acciaio inossidabile. E sul viso di Rina, come per miracolo, si era trasferito il sorriso un po’ strafottente che Giannino aveva inalberato fino all’attimo prima di capire che sessantaquattro anni non erano bastati a perdonare la sua bugia sulla sua vocazione.
La biondissima presentatrice si rivolse al pubblico in studio: “So che tra voi c’è un medico. Per favore, se è ancora qui, la prego di venire…”.
Un tipo pelato e piuttosto basso si alzò dalla seconda fila e a piccoli passetti si portò accanto al corpo, raggomitolato sul fianco destro, di Giannino. Il medico si accovacciò e, in un silenzio pieno di tensione, mise le punte della dita sulla giugulare del mancato frate. Pochi secondi e l’omino si girò verso la Ciabattini scuotendo sconsolato la testa.
“Ecco - riprese subito la presentatrice, adesso rivolta al pubblico lontano - mi informano in questo momento che il signor Giannino è morto. Incredibile! Avete appena assistito a un omicidio in diretta, un evento che non si era mai verificato prima nella storia della televisione. Incredibile! Ma, mi informano, ci resta ancora abbastanza tempo per proseguire questa trasmissione eccezionale. Ci vorranno, infatti, diversi minuti prima che la polizia, da noi subito avvertita, arrivi. E mi hanno pregato anche di non spostare il cadavere del signor Giannino finché non sarà qui il pubblico ministero. Prego la regìa di evitare piani troppo ristretti sul viso della vittima… sapete, la privacy. Ecco, grazie, così!.
Ma - e Giusy Ciabattini prese sottobraccio la sempre sorridente Rina Fagiolini - abbiamo ancora con noi… non voglio usare brutte parole… Assassina, non mi piace, non mi sembra il caso… Vero, Rina?”.
Rina sospirò, si guardò la punta di una scarpa, incrociò le braccia e, dritta alla telecamera, disse: “Mò che asciasscina, fammi il piazere! E’ quello che si meritava, quel bel filibustiere lì… E poi, via! Siamo in televisione!”.
“Ecco: in televisione. Rina, cerca di spiegarci perché hai voluto fare tutto questo in televisione”.
“Mò be’… a farlo così, tra quattro muri, che gusto c’era? Era come farlo solo per me, era come se non l’avessi fatto. In televisione, invece, c’è più partecipasione… ci sei tu… c’è il pubblico. Insomma, quando tornerò in strada la gente mi riconoscerà, se ne parlerà… perché, sai, a me alla mia età in galera mica possono mandarmi…”
“Già…. Ma, ecco, mi informano dalla regìa che è pronto il replay della sparatoria, anche da un altro punto di vista. Mandiamo subito i filmati, solo un attimo di pazienza. Pubblicità!”
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