All’uscita da L’incubo di Joanna Mills di Asif Kapadia uno spettatore è sbottato così: “‘Sto film è uno di quei film che se non fossero usciti nessuno se ne sarebbe accorto”. Rincantucciatosi nel cappotto s’è allontanato mesto mesto….
Come dargli torto? La trama è una parvenza e allora tocca lasciare l’immaginazione a briglia sciolta per colmare quello che è appena accennato. Visto che le cose stanno così pare di capire che l’idea centrale sia quella di una sorta di ricompensa (qualcosa di spirituale…) per chi, seppure senza volerlo, ha tolto qualcosa a qualcuno, motivo che lo spinge (la spinge…) a distanza di tempo a tornare sul luogo dell’espropriazione per riparare il danno fatto.
La faccenda, così come si presenta, pare più adatta al melodramma che al thriller paranormale, giacché è in questa ultima categoria che ci sentiamo di infilare L’incubo di Joanna Mills. Sarà per questo, per un registro sbagliato insomma, che il film è assai deludente, non aiutato certo da un ritmo lasco e dalla mancanza di una vera e propria linea guida capace di portarlo fuori dalle secche in cui si infila. Le visioni della povera Joanna (Sarah Michelle Gellar, la ex Buffy stavolta bruna…), lasciano il tempo che trovano, così come quello che le capita (niente di che).
Si salvano, cosa strana e dal vago sapore feticista, alcune inquadrature a livello dei piedi…
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