Paranoid Park non è il capolavoro di Gus Van Sant. Il capolavoro di Gus Van Sant è Elephant. Oddio, non che un film debba essere per forza un capolavoro per essere apprezzato, altrimenti sarebbe meglio smettere di andare al cinema, e buttare nel secchio tutti i dividì, tutti i lettori (dividì…), tutte le VHS accumulate (e tutti i videoregistratori). Per stare sul film: il personaggio centrale di Paranoid Park (il nome di una pista per skaters realmente esistente a Portland, anche conosciuta come Punk Park) è Alex (non De Large, ma il non professionista esordiente Gabe Nevins reclutato insieme agli altri giovani del film attraverso MySpace e volantini affissi nei luoghi frequentati dagli skaters…), un adolescente con la passione per lo skateboard che durante una notte “brava” provoca involontariamente la morte di una guardia di sorveglianza ad una stazione di treni merci. Le reazioni di Alex all’incidente mortale di fatto costituiscono gran parte del film. Seguiamo quindi Alex, già assai introverso di suo, in un percorso dolente dove accanto al senso di colpa e al bisogno di confessare, vive e vegeta anche il desiderio di tenersi tutto dentro e farla franca. Ma accanto a questa parte ce ne è un’altra, quella che descrive il mondo esterno “visto” da Alex, un mondo che rigurgita di altri skaters che skitano, che si lanciano in drop bomb, ripresi spesso in slow-motion, in Super8, con la cinepresa in semisoggetiva, con cadenze e ritmi quasi onirici, dove la pesantezza del mondo viene risucchiata insieme ai suoi rumori da qualche parte lontano così da lasciare in primo piano soltanto le morbidezze delle traiettorie, l’assenza di peso, l’essere tutt’uno con la tavola, un mondo dove la colonna sonora quanto mai varia (dal punk a Nino Rota passando per Beethoven!!) aggiunge fascino al fascino. Qual è allora il problema? Il problema è che dal secondo mondo, quello degli skaters in azione, non si vorrebbe mai uscire, mentre il primo mondo, quello con i dolori del giovane Alex, tedia e basta.
Paranoid Park non è il capolavoro di Gus Van Sant.
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