Romanzo tessuto di note musicali e acqua. Di trame sottili e sfuggenti per chi non ne conosce i meccanismi.
L'acqua dei canali di Venezia, città così amata dall'autore tanto da dare la sensazione che ce l'abbia nel cuore come se le sue stesse vene fossero calli o canali. E in queste vene scorresse saettante anche il suono di un violoncello che risponde solo alle somme leggi della musica.
Dover attraversare un luogo di terra, per quanto impervio si presenti ai nostri occhi, forse fa meno paura che trovarsi di fronte a una massa d'acqua. Per quanto difficoltosa da affrontare la terra dà spesso la sensazione che ci sia del solido sotto i nostri piedi; con l'acqua tutto fluisce e scorre e muta. La sensazione che sotto di noi si nasconda qualcosa di misterioso è più forte.
Tutto questo ha sicuramente a che fare con le nostre emozioni, con il nostro vissuto profondo.
Sapere di stare per ascoltare una musica forse dà più brividi del sapere di stare per affrontare una scrittura. La carta e l'inchiostro danno forse più certezze che un susseguirsi incantato di note. Stelvio riesce a coniugare la nera scrittura con il tendersi invisibile dell'aria ad un suono, la pagina bianca con le acque misteriose e melmose di Venezia. Un giallo ambientato in una Venezia vissuta, amata, piena però di canali che ci separano dalla verità... accompagnati da uno strumento sibillino come il violoncello e seguendo le tracce di una scrittura abile e suggestiva, non può che gratificare il lettore che anela a una buona lettura e a calarsi in atmosfere misteriose.
Il romanzo si insinua nel nostro sangue come acqua che scorre nei canali, come venticello che s'intrufola nelle calli. Il suono del violoncello, talmente lieve da permettere alle sue corde di tagliarci i pensieri con maestria, ci regala un brivido malinconico. I dialoghi scorrono ritmati e ci accompagnano nella storia tenendoci per mano.
Lo stiletto di Stelvio ci trapassa il cuore è vero, con i suoi delitti e le sue tristezze umane, ma con una delicatezza e una struggenza tali da farsi perdonare l'ardire.
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