Ci sono storie che irrompono dalla pagina e travolgono come il presto agitato di una sonata per pianoforte. Oppure ipnotizzano, come un adagio sostenuto cadenzato per terzine.

Andrea Villani ha spento la luce e centrato il bersaglio. Al buio. Il suo romanzo La notte ha sempre ragione - titolo bellissimo e "solare" - ha il respiro e la plasticità di un notturno pianistico: uno fra tutti, il Notturno di Chopin in Do# minore, op. 27 n.1.

Certe bellezze si offendono ma non si uccidono. Eppure, a Salsomaggiore, nel cuore delle terre verdiane, durante la rassegna finale del concorso di Miss Italia, la reginetta uscente viene rinvenuta cadavere in una cascina. E subito esplode il caso. Una ridda di sospetti, malintesi e rimpalli di responsabilità. E sul palcoscenico si agitano il sindaco e gli amministratori, indagano le forze dell'ordine nella figura del maresciallo dei carabinieri, Ignazio Conte, e prillan le persone di tutti i giorni, come il professor Marini, forse innamorato di una studentessa, un principe decaduto, e un maestro zen. E lontano, una voce senza corpo, quella di Belfagor.

La notte intesa come oscurità, buio, cortina, ombra impalpabile. Come caleidoscopio che moltiplica e sfaccetta le forme, più nitide nelle tenebre e comprensibili di quanto non siano alla luce del giorno. Che confonde e accresce, anziché diminuirla, l'ambiguità e le voci dell'apparenza. Senza dimenticare, pero', che la notte in sé non riconosce l'orrore. E la paura è figlia del dubbio. E ogni dubbio svanisce quando si è padroni della notte.

Un romanzo corale, senza un vero protagonista. Un romanzo in cui ogni personaggio rimbalza nell'altro e, come una matrioska, emerge dal guscio e si muove di vita propria, senza restare sospeso a mezzaria.

La narrativa si misura in larghezza, non in lunghezza. E in brevità.

La notte ha sempre ragione è il romanzo degli affetti collaterali e della velocità esistenziale: caratteristiche che si fondono in un equilibrio perfetto di registri. Nessuna smagliatura di tono o timing. Una prova matura, una storia che si avvolge su se stessa, come un'elica cilindrica, con un passo che scava in profondità. E il respiro lirico si assapora in punta di piedi, senza far brusio.

Andrea Villani (1960) ama definirsi "scrittore e artista per intervocazione". E' vissuto a Caracas, Londra, Parma e Costa Rica. Ha fondato gli annuari "Pagine della Salute" (Parma, Bologna) e il periodico di informazione e cultura "Terre Verdiane News". E' autore di teatro e scrittore. Tra i romanzi pubblicati, La sera in cui cacciai da casa Charles Bukowski (La Nazionale,1992) Colpi di stato d'animo (Nettuno, 2004) e Malvasia Tropicale (Battei, 2006). Collabora inoltre con Milano Nera di Paolo Roversi e con Erotica: note, storie, gossip e citazioni a cura di Francesca Mazzucato. E' anche membro del consiglio direttivo dell'associazione "Scrittori del Ducato" presieduta da Barbara Garlaschelli.