Il Vietnam ricorda, al lettore italiano, immagini di elicotteri sopra campi divorati dal Napalm, sporche guerre, Marine con il viso sporco di fuliggine, la giungla. Oggi, trent’anni dopo il termine il termine del conflitto che portò all’unificazione dell’ex colonia francese, della guerra sono rimasti alcuni musei, alcune colline intorno a Huè bruciate dai defolianti e anche il mausoleo di Ho-chi-min, imponente e algido nella capitale Hanoi, sembra appartenere a un’epoca differente. Di fatto nel mio viaggio in Vietnam ho incontrato un’altissima percentuale di giovani (il 75% della popolazione) che non solo non ha vissuto la guerra ma guarda con maggiore simpatia all’Occidente che agli scomodi vicini cinesi. Il partner privilegiato torna a essere la Francia e proprio in questo paese si sono stabilite sin dall’infanzia le due sorelle Kim e Tranh Van Tran Nhut che hanno intrapreso carriere in campo scientifico (una è fisica l’altra ingegnere) ma che non hanno scordato le autentiche radici storiche e culturali della loro patria d’origine. Da questo viaggio nella memoria di un paese che è rinato riscoprendo le sue tradizioni è scaturita la serie dedicata al Mandarino Tan, affascinante e acuto investigatore ante litteram di un Vietnam del XVII secolo, ancora diviso  tra lotte dinastiche e, soprattutto, molto influenzato da costumi e tradizioni cinesi. Nella lettura di questo ciclo proposto con magnifiche copertine e in una tradizione che conserva il sapore letterario e favolistico della letteratura orientale riletta in Francia, ho ritrovato il Vietnam che mi aveva affascinato solo pochi anni fa durante un viaggio di ricerca per un mio libro. Un paese dominato da una natura lussureggiante, odorosa di fiori e di spezie, popolata di ombre dove è ancora facile credere agli spiriti e ai fantasmi. Ma il mandarino Tan è anche un uomo razionale e, aiutato dal fido amico letterato Dinh, trova sempre spiegazioni razionali a fenomeni inspiegabili. La tradizione di investigatori orientali ripresi in occidente non è nuova, basti ricordare l’onorevole magistrato Dee di Robert Van Gulik, ma le indagini del mandarino Tan possiedono una capacità quasi ipnotica di proiettare il lettore in un Oriente che un po’ ci ricorda film come La Tigre e Dragone, Hero e La foresta dei pugnali volanti, e un po’ schiude il sipario su una tradizione tutta nuova dove intrighi, esoterismo e sentimento si fondono in una perfetta opera d’intrattenimento. Forse non sono gialli per gli appassionati dell’hard boiled e richiedono una particolare attenzione per il linguaggio forbito e aderente al fraseggiare dei romanzi classici della cultura orientale ma le inchieste del Mandarino Tan si presentano come un puro piacere, un’evasione del luogo comune che troppe volte ammorba la narrativa di genere. Eppure, e quest’ultimo L’ala di  bronzo lo conferma in pieno, le aspettative dell’appassionato del mistero non vanno deluse. Tan, accompagnato dall’amico Dinh, si presenta subito con le caratteristiche classiche dell’indagatore di tempra. Grazie alla conoscenza delle arti marziali confuciane sbaraglia alcuni bravacci e si ritrova in una fitta ragnatela di misteri al suo ritorno nella città natale nel sud del paese, un luogo che, per tradizione, vive secondo regole differenti dal nord. Cosa c’è di vero nelle storie che si raccontano dello spirito inquieto di una ragazza morta che di notte seduce i viandanti e cerca vendetta? Perché l’anziana madre di Tan lo scambia per il padre? È mai possibile che un uomo muoia per autocombustione? E in un universo popolato da donne e fanciulle con nomi di fiori, archivisti e burocrati poco propensi a facilitare le inchieste e, soprattutto, una natura immanente carica di magie e significati arcani, Tan comincia una sua particolare indagine, per risolvere un mistero che da anni lo tormenta. Un altro incendio, avvenuto venticinque anni prima legato alla scomparsa di suo padre. E così da quello che a prima vista potrebbe essere scambiato per un racconto sovrannaturale nasce un’inchiesta rigorosa in grado di soddisfare anche chi ama il giallo classico. L’ala di bronzo, scritto dalla sola Tranh-Van fa seguito a La polvere nera del Maestro HuL’ombra del principe e contribuisce a ricreare un ritratto probabilmente inedito per il lettore italiano di un paese ricco di una tradizione storica e favolistica ancora tutta da indagare. Sicuro nel tratteggio dei personaggi, appassionante nell’intrigo quanto secco nei momenti d’azione che certo non mancano quanto stretto nella logica delle spiegazioni, l’affresco del Vietnam del Mandarino Tan è certamente una scoperta, anche in tempi in cui i filoni del giallo storico sembrano fortunati ma relegati principalmente a vecchie abbazie e ai confini dell’Europa.