- Siamo cugini di sangue carnale.

- Certo, ti ho sempre aiutato.

- Mi hai fatto avere l’invalidità…

- Scì, questo lo sappiamo tutti e due. Allora zitto, stammi a sentire.

- Scì.

- Michela.- il nome esce in un soffio rassegnato, ma anche vellutato e disperato.

- Cesi’, tu ti ci ammali con quella!- Michela…

Una mano tozza e pesante piomba con uno schiocco sulla gamba di Gino. Un rumore netto che copre per un momento il tintinnare delle tazzine nel bar.

- Non la chiamare ‘quella’.- Gli occhi di Cesidio si stringono a morsa come la mano sulla coscia di Gino che si volta a guardarlo: - Che devo fare?

Non c’è niente da fare, Cesidio ha perso da tempo la testa per Michela. Una moglie, cinque figli, negozi che aprono e chiudono, falliscono, rispuntano come funghi, tra bar, ingrossi, scarpe abbigliamento, un piccolo giro di prostituzione. Chissa cos’altro… e Michela. Soprattutto Michela.

- Ti ho promesso la casa popolare.

- Scì, qua non ci voglio più stare, sono già dieci giorni, fa lu fredde, ti rubano le cose, non si dorme…

- Guarda, per il momento posso trovarti una sistemazione, ma tu l’a da’ smette di rompe li cujune a la ggente. Se ti trovo un posto te lo tieni. Non mi devi far fare brutte figure con gli amici.

- Ma quello è uno stronzo…

- Va bò, basta, mò mi devi stare a sentire.

- Che c’entra Michela?

- Il solito. Io non riesco a dormire, Gino, non so che combina e se vado da lei succede un macello. Vai su da lei e controlla che non ci sia nessuno. Io non ci posso andare, abbiamo litigato. Se mi vede mi piglia a mazzate. E stavolta le rovino quel visino bello che mi piace tanto.

- Ma quell… cioè, Michela mò se ne va a dormire, so’ le 5!

- Gino, mi sta facendo impazzire, dice che per un po’ non mi vuole vedere. Dice che c’è un altro.

- T’ha fatto il nome!

- Non me lo vuole dire.

- Ah… ma no, quella…- la mano stringe - cioè Michela lo fa per farti stare male.

- Non sei pissicologo, tu fai quello che ti dico e basta.

- Va bò Cesi’ però la casa mi serve subito, qua fa lu fredde!

- L’avrai al momento che so io, tu devi solo aspettare. Intanto vai là, vedi se c’è qualcuno e lo crepi di botte. Poi mi vieni a riferire. Io sto al negozio.- Cesidio si alza e gli porge qualcosa - Tieni questo.- Soldi?

- Cos’è?

- Un coltello, non lo vedi?

- E che ci faccio, c’ho le mani, io.

- Tu prendilo! e anche questi. - stavolta gli porge dei soldi - Se lo trovi, lo stronzo, non fare complimenti. Dagli ‘na bella lezione. A Michela ‘n ci sa da’ ‘vvicinà nisciune, solo chi paga, solo per lavoro! e tanto gli faccio smette pure ‘sta storia. Na dà ì cchiù co nisciune! A me mi deve rispettare. - Mai più con nessuno. Mai. Solo lui.

- Io ti rispetto.

- Scì, tu sei mio cugino, ma lo sai che se mi fai uno sgarro sei finito.

- Ma che stì ddice Cesi’!

- Niente, niente, sono stanco. Mi sta togliendo la vita, Gino. A me. Mi fa perdere la faccia.

- E se non ci trovo nessuno?

- Rimani là, aspetti che Michela s’addormenti. Quando è tutto tranquillo vieni da me.

- ’nzom, dinga litigà co’ Michela, stamatine! - Gino si alza e comincia a piegare la coperta.

- Lascia tutto al bar, ci parlo io, ma sbrigati, e non fare cazzate.

- Che vuoi dì? Se trovo qualcuno, gli rompo il culo, no?

- Scì, ma non toccare Michela.

- E chi la tocca. E’ quella che mena quando sta nervosa e si fa male da sola.

- Ah, ovviamente… statti zitto! Non lo deve sapere nessuno!

- Cesi’, nin m’a da fa’ cuscì, ì ci sacce fa’. - Certo, ci sa fare, Gino è un carrarmato. Convince tutti. Appiana tutte le situazioni spinose. Con il rullo compressore.

- Scì, ci sai fare, di te mi posso fidare. E della casa non ti devi preoccupare.

- Scì Cesi’, li sacce.

- Va bò, ciao. E non la chiamare quella, che non ti conviene.

- Ciao.

Michela si strofina i capelli con l’asciugamano. L’accappatoio aperto allo specchio concede il corpo flessuoso, pulito. Un profumo caldo invade la stanza e le carezza il biancore. Il collo sensuale si mostra. Il collo liscio e odoroso, che ama accogliere gli sguardi e li scivola sulle onde della carne dove si spalmano acquosi. Due cerchietti prepotenti campeggiano sul petto delicato ma solido. Accogliente. I muscoli tesi dell’addome, perfetti a circondare l’ombelico. Un cespuglietto vellutato, spavaldo tra le cosce. Il piccolo sesso nascosto, ritirato nella sua pelle, rilassato dal torpore della doccia. Le gambe slanciate, la superficie morbida e chiara.