Francia 1910, durante la notte di San Pancrazio foriera di incontri galanti e turpi baccanali, diversi fra i notabili del paese di Combe-Madame muoiono o restano invalidi dopo una notte di lussuria e perversioni, vittime del cosiddetto “coito siderale”. Nessuno sa cosa sia successo, il perché di quelle imbarazzanti morti, ma il brigadiere Laviolette ha una traccia, seppur flebile, un impagliatore di sedie ha incontrato un bambino sul suo asinello che teneva in mano un mazzetto di cartocci grigi e lasciava dietro di sé un odore di topi.
I carbonai della morte di Pierre Magnan è un romanzo atipico nella produzione dello scrittore francese, qui il protagonista non è il buon commissario Laviolette dei giorni nostri, ma bensì un suo antenato anch’esso gendarme della polizia d’oltralpe, che a inizio secolo si trova ad indagare su una misteriosa e perversa serie di morti. E così ci si trova ad affrontare una sorta di prequel sui generis, che se ad un primo impatto lascia spiazzati e confusi, dopo poche pagine cattura e coinvolge, trasportandoci di peso in questo piccolo e diabolico paesino francese del secolo scorso, con i suoi vicoli, le sue strade polverose e dominante, su tutto e tutti, il monte del Lure, che coperto di oscure foreste sembra essere la chiave di questo inestricabile mistero.
La scrittura di Magnan è come sempre articolata e affascinante, in un susseguirsi di descrizioni preziose e ricercate, i dialoghi sono felici e freschi, ma il tutto sembra quasi passare in secondo piano travolto da questo elettrizzante fremito erotico che pervade le pagine, nessuna descrizione scabrosa ed oscena, solo la sapiente costruzione di una tensione sensuale che traspare dai protagonisti, dai loro incontri clandestini, dalle pagine di un libro che stupisce ad ogni passo, lento, involuto su se stesso, ma denso di scrittura: di ottima scrittura, e di narrazione: di ottima narrazione.
Un romanzo che spiazza rispetto alle modalità di scrittura - che spesso si incontrano in molti romanzi odierni - veloci e semplici, ma che poi altrettanto velocemente e semplicemente non lasciano nulla al lettore, se non un vago ricordo. Qui siamo di fronte a un romanzo solido, di narrazione e tecnica, tanto solido, che può permettersi il lusso di linguaggi ricercati e strutture complesse senza mai annoiare il lettore, senza mai far cadere il suo livello di attenzione.
Non si tratta di un ottimo giallo, ma bensì di un ottimo romanzo tou court.
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