Il 1949. Due fratelli che litigano spesso. Una proprietà da vendere. La sparizione misteriosa di uno dei due. L'accusa di omicidio e l'ergastolo per l'altro. Dopo più di cinquant'anni la storia torna a galla grazie a Alfredo Caltabellotta, il figlio del presunto assassino, che, prima di morire, torna a Melùsa, sua città natale, e decide di rendere giustizia alla memoria del padre. Per fare questo coinvolge l'amico Giulio, che porterà avanti le ricerche anche dopo la sua morte.

Questa in breve la trama di I diavoli di Melùsa, secondo romanzo di Davide Camarrone, edito da Rizzoli e disponibile in libreria da alcune settimane.

Dopo il precedente Lorenza e il commissario, l'autore decide di raccontare una Sicilia "magica", come lui stesso la definisce, una Sicilia che torna alle origini e lo fa con abilità e determinazione.

Il romanzo nasconde, infatti, diversi piani di lettura: passato e presente, realtà e tradizione,verità e menzogna, torti antichi e minacce attuali. Tutti questi elementi si intersecano a formare una trama avvincente e appassionante, dal gusto variegato e dalle tinte forti, che mescola i toni avvincenti del legal thriller, alla tradizione regionale della "mitica" città di Melùsa, il tutto condito da alcuni elementi che prendono le mosse da fatti di cronaca reali.

Forse si potrebbe approfondire l'analisi delle diverse parti, ma il gusto di questa Sicilia emerge prepotente dalle pagine e perciò non c'è bisogno di aggiungere molto altro.

In conclusione un romanzo completo, maturo, di un autore che con quest'opera ha sicuramente fatto il salto di qualità e che si può definire senza dubbio all'altezza del miglior Camilleri.