«Faresti venire un impotente solo con lo sguardo» mi disse toccandosi l’affare duro. Che maschio, l’ho detto e lo ripeto.

Mettemmo annunci in internet.

Trovammo un tizio ben fatto e di una certa età che mi andava a genio. L’Alex lo contattò e lo invitammo a cena a casa mia, era un commercialista di Ancona. Si chiamava Lorenzo. Mi misi molto sexy, scollatissima davanti e dietro, e alla fine della cena, dopo aver fatto partire in tre una bottiglia di buon rosso, io ero pronta per lo show. Be’, in verità devo dire che fare le cose con il Lory sarebbe stato piacevole, non era poi troppo male. Poco dopo avere iniziato lo strip lui ingollò qualcosa, un viagrino, penso. Che sciocchino. Non gli bastava il mio corpo, la mia faccia? Se tutti gli uomini avessero a portata di mano una Monica, la Pfeiffer – è l’azienda che produce il Via, no?, no, quella è l’attrice… vabbè, fa niente, non è che una può sapere tutto, no? – fallirebbe. Dopo avergli dolcemente sfilato lo slippino Armani sputai un po’ di saliva sul suo affare per inumidirlo, lo presi in bocca e lentamente me lo passai sui capezzoli. L’Alex era fermo a guardare. Immobile. Anche quando il Lory mi penetrò e io iniziai a gemere l’Alex continuò a restare fermo. Non se lo tirò fuori come credevo avrebbe fatto. Mi sembrava nervosetto, anzi. Il Lory mi prese di dietro - ma che grosso che ce l’ha, ‘sto pirlone – e alla fine mi venne sul seno mentre sorridendo lo guardavo negli occhi. Mi ripulii con un foglio di Bagnex, una specie di Scottex Casa che costava di meno, poi il Lory si rivestì e io gli feci capire di togliersi davanti al più presto che volevo restare con l’amore mio.

«Che hai?» chiesi all’Alex quando restammo soli.

«Niente.»

«Che hai? L’ho fatto per te, che ti credi?»

«Ti sei divertita, vero? Hai goduto davvero, no?» Certo, che avevo goduto. Sono una maialotta, lo sai. E poi mica ho avuto tanto dalla vita, io. Le mie caratteristiche positive, e sono tantissime, me le tengo care care. Ma che, sei geloso, forse? Era geloso? Che bello, non ci potevo credere, l’Alex geloso, cribbio! Dovevo verificarlo.

Mi feci fare delle foto porno dal fotografo della redazione della Gazzetta, il giornale locale. Chiamò un tizio che conosceva, un panzone iperviagrato, che mi prese ripetutamente davanti alla sua macchina fotografica. Poi feci vedere il tutto all’Alex. Lui guardò e si divertì con la mano, ma dopo si arrabbiò.

«Ma allora… ma allora mi ami? Se sei geloso vuol dire che mi ami davvero, no?» dissi.

«Ma vaffanculo, zoccola. Hai goduto anche con quell’essere schifoso immondo del video?»

«Sì» risposi. «L’ho fatto per te, lo so che ti eccita vedermi con gli altri… e poi la Monica gode sempre quando fa sesso, lo sai.»

«Ma che Monica e Monica del cazzo, zoccola, piantala con ‘sta storia della Monica qua e Monica là, che non sei nessuno, hai capito? Sì, mi eccita che tu scopi con gli altri, ma quando te lo dico io, non quando decidi tu. Un… un orgasmo con quel trippone è disgustoso, capito? Disgustoso!»

«Certo» dissi. «Gli uomini con la pancia mi piacciono, i gusti sono gusti, lo sai? Sono una con le idee chiare, io, che ti credi.» Be’, so parlare, io. Ho fatto corsi online.

Lui mi guardò e scosse la testa. «Ma è… ma è incredibile» disse. «Ma che cazzo sto facendo, io? Con chi mi sono andato a mettere? Sono fuori di testa, cristo, fuori di testa.»

Qualche giorno dopo, era sera, discutemmo di questi suoi atteggiamenti altalenanti. Si eccitava quando mi vedeva con altri uomini, ma allo stesso tempo si incazzava.

Quanto erano eccitanti quelle parolacce con cui mi aggrediva, ogni volta un orgasmo. Mi piacevano tanto, mi ricordavano la mia infanzia, mi rammentavano le cose che mi diceva zio Pino quando prendevo il sole in terrazza, a Sesto. L’Alex, diciamolo, era sinceramente dispiaciuto per questo suo modo di fare umorale. Soffriva per me.

Caro.

Decidemmo di fare il salto di qualità. Una sera andammo in un privee vicino Bari, a Polignano a mare, si chiamava ‘Seax’, qualcosa fra ‘sex’ e ‘sea’, credo. Davanti al locale c’erano uomini che passeggiavano continuamente senza entrare, sbirciavano l’ingresso, si allontanavano e poi si avvicinavano di nuovo. Noi entrammo e pagammo quattordici euro e venti per la tessera. La cassiera ci disse che i singoli pagavano 150 euro. Il locale, una specie di vecchio night riadattato a porcaio, era semivuoto ma col passare dei minuti si andò riempiendo di uomini. Donne pochissime, io e altre due, ma anzianotte, sui trenta, trentacinque, un po’ scassate. Ecco perchè i maschietti stazionavano là fuori, mi dissi. Dopo aver mollato a casa con chissà quali bugie mogli, fidanzate e bambini, andavano lì e aspettavano all’esterno. Se avessero visto infilarsi nel locale qualche bella ragazza come me sarebbero entrati. Sennò ciccia. Che, potevano spendere 150 euro per trovare due megere di trent’anni?