Alex, ma… le hai messe tu le nostre foto in rete? Ma allora…

Piansi.

Ma allora… ma allora non te ne… non te ne fregava niente di me, e io che… oh Alex…e tutte quelle volte che mi hai detto “ti amo” era solo per farmi togliere il tanga? Ma che ti ho fatto, bastardo, per essere trattata così? Ti ho soddisfatto in tutto, avrei dato l’anima, per te. Sono stata la tua puttanella ventunenne, la tua schiava, la tua geisha, avrei ucciso, per te. Per farti eccitare ti dicevo “Papi, scopati la tua bambina, dai…” Ti ricordi, vero, Alex? Ti ricordi come ti veniva duro quando ti dicevo così, Alex bello? Per farti eccitare mi sarei fatta ingroppare anche da un pittbull, sai.

Non dormii.

Pensai tutta la notte e piansi, piansi. Piansi solo.

Ti avevo dato l’anima, brutto terrone. Ora la do al diavolo, la mia anima.

Meglio presentarmi a casa della moglie e farle vedere qualche foto dell’affare bello grosso del suo maritino infilato nella mia fica? Il Lory mi consigliò di ricattarlo chiedendogli soldi in cambio del mio silenzio o solo per non denunciarlo per aver messo le foto in internet senza il mio consenso. Lo avrei rovinato, sì, quel porco schifoso che aveva preferito un mostriciattolo quarantenne a me. Con tutti i video che avevo conservato, distruggerlo sarebbe stato un gioco.

Ma no, no. Era poco. Io sono un tipo che pretende, non potevo accontentarmi di sciocchezze.

Mi ricordai di mio cugino Ciro, un poco di buono che stava ad Aversa, un paese vicino Caserta. Forse avevo avuto l’idea giusta. All’avvocato dissi che mia nonna stava poco bene e che il giorno dopo, nel timore morisse, sarei dovuta andare a Casal di Principe. Partii con un treno sgangherato e dopo qualche ora arrivai al paese. Mia zia mi fece le feste e mi portò a mangiare la pizza, “Bell’e zia”, disse per tutta la sera. Ma vaffanculo, no?

Mi sentii con mio cugino Ciro e ci vedemmo in un bar - un bar… un merdaio, in verità - di Aversa.

«Ciro» gli dissi vincendo per l’ennesima volta la mia ripugnanza a parlare con i meridionali. «Tu ce l’hai sempre quell’amico, il Salvatore?»

«Sì» rispose guardandomi il culetto. «È uscito di galera da poco.»

«Devo parlargli un attimino.» Ci accordammo e il giorno dopo ci vedemmo tutti e tre a casa di Ciro.

«Ciro» dissi. «Ora mi lasci sola con il Salvatore?» Il cuginetto se ne andò e guardai il Salva, che ovviamente incollò gli occhi sulle mie tette. Gli raccontai alcune cose e gli feci una richiesta, poi dopo alcuni minuti il Salva scosse la testa:

«È rischioso, ‘o ‘ssai?» disse. «Non so se te lo possiamo dare questo aiuto che vuoi.»

Sapevo cosa voleva, il porco. Lo guardai, gli sorrisi e mi aprii un po’ la camicetta sullo scollo. «Lo so, che è rischioso. Ma tu lo farai, vero, Salva?»

Mi guardò come se guardasse un Magnum Double al cioccolato. Mi sembrò anche di vedere un filo di saliva colare dalla sua bocca fetente.

«Siente, Moniche’» disse il Salva. «Ma tu a chiste ce voi fa’ ‘na vendetta accussì, ‘na fesseria, oppuramente o vvoi fa’ soffrì comme ‘nna bestia?»

Guardai l’animale: «Deve soffrire come un topo ferito a morte che sta stretto fra le tenaglie di una trappola, Salva.»

«Vabbuò» disse. «Tu mo’ però statti tranquilla e scordati a ‘st’incontro. Poi te faccio sape’ io quache ccosa.» Mi guardò il seno. «E prepara ‘a mercanzia, hai capito?»

«Ho capito. È tutto a posto.»

«Eh, lo vedo che stai tutta a posto, benedettiddio. Moniche’, siente a me…»

«Oh?» E che, con quella bestia potevo parlare italiano come so parlare?

«E non è che Ciro s’incazza?» disse il Salva. «’O ‘ssai chille comm’è.»

«Per il piacerino che mi fai?» chiesi.

«Macchè, piccere’. P’a mercanzia, dico. Capisci a me…» Rise sguaiato, aveva i denti marci e puzzava di fumo.

«Tu prepara il cazzo» gli dissi sorridendo. «Al resto ci penso io.»

Tornai in Lombardia dal mio avvocato impotente e passò qualche settimana.

E adesso eccomi qua. Oggi.

Ventitre giorni fa ho ricevuto una lettera indirizzata a Esposito Monica. Dentro c’era un foglio su cui c’era scritto in stampatello: “TELEGIORNALI DEL 26 OTTOBRE. GUARDA.” Non capii, ma decisi di attendere con calma il ventisei ottobre.

Oggi.

Al tg delle tredici e trenta niente, non una sola notizia interessante. Prodi, il Berlusca, le solite stragi in Iraq, l’atomica dell’Iran, esecuzioni capitali in Texas, attentati e un paio di madri che avevano ucciso i figli. Che palle. Sempre la solita solfa, in tv.