Nonostante il successo d’oltreoceano improvviso e inaspettato lo abbia reso uno scrittore da un lato, ricercato, e dall’altro degno dei più prestigiosi riconoscimenti in campo letterario (ha vinto, per esempio, nel 2006 il Readers’ Award) J.A. Konrath appare un po’ in sordina sul mercato editoriale italiano, e il grande merito della casa editrice milanese Alacran è quello di esserselo accaparrato per far parte della sua squadra di autori. Whiskey Sour è un longdrink inaugurale, il primo dei romanzi di Konrath (per i prossimi tre, sempre dall’elevato tasso alcolico, Bloody Mary, Rusty Nail, e Dirty Martini aspettiamo l’imminente futuro). Protagonista: Jack Daniels. Sposando Alan Daniels, Jacqueline Strong è diventata Jack Daniels. Ma per poco. Il sacro vincolo del matrimonio si è spezzato in fretta, e così, mentre il marito se ne sguscia via in fretta dalla sua vita, il nome le resta appiccicato addosso.

Un matrimonio sacrificato dalla stessa Jack sull’altare del suo lavoro di tenente della Squadra Crimini Violenti della polizia di Chicago. Nel nome di una carriera che, come ci racconta la stessa protagonista in prima persona, ondeggia sempre tra il successo e il rimpianto. Blazer blu di Armani e Jack Daniel compare così, con passo leggero e distintivo al collo, fin dalla prima riga. E una decina di righe dopo ecco comparire la prima vittima proposta da Konrath: femmina, bianca, bionda, vent’anni, nuda. La prima delle tre che insanguinano la rimanente parte del romanzo. Tra le due donne un assassino da scovare, anzi un assassino che vuole mettere le mani proprio sulla vita di Jack. Uno psicopatico, violento a livelli eccessivi. Una sfida da cui nessuno si tira indietro. Men che meno il lettore. In un crescendo di action movie che rende Whiskey Sour un romanzo che scorre come un film (magari già scritto pensando al grande schermo) con un ritmo narrativo incalzante, veloce come olio sull’acqua, senza intoppi, senza il raschiare delle unghie sul vetro pur di trovare il passaggio narrativo successivo (come spesso succede in questo genere di narrativa). Un cocktail da buttare giù tutto d’un fiato, in cui l’elemento essenziale è la forte dose di ironia (nella miglior tradizione di Donald E. Westlake) che riesce a stemperare le atmosfere più dure mantenendo in equilibrio lo scorrere dell’intera vicenda. Tornerà, ci assicurano in casa Alacran, e insieme a lei, Jack Daniel, torneranno pure i suoi compari d’avventura, il collega dall’appetito robusto Herb Benedict, l’ex detenuto Phin che condivide con Jack il tavolo da biliardo, e l’investigatore Harry, ex compagno di squadra di Jack sempre pronto a mostrare i denti e a mettersi in prima fila per fare la sua bella figura in pubblico.