Il libro
Con la quarta uscita di Verde Nero, come già è accaduto in precedenza, il climax della storia ci porta da un pretesto "locale" a un guaio "planetario". Così in una Milano intasata dai festeggiamenti per lo scudetto dell'Inter, Piero Colaprico ci schiaffa un uomo tutto impiastrato di sangue umano. E non è il suo. Da qui ci si sposta poco fuori città, in campagna, e tra morie di pecore, pastori e immigrati, si finisce presto in un bel casino internazionale.
Come, non lo riveliamo. Diciamo solo che qui da uno scudetto atteso da anni si arriva a scoprire altarini del tutto inattesi e misconosciuti, in cui un imperialismo che molti credono morto e sepolto, in uno slancio d'umanità, distribuisce portate intere (fagioli di piombo) del pranzo planetario ai più bisognosi e addirittura spararecchia nascondendo bene le briciole (radioattive) sotto al tappeto (marino).
In tutto questo calderone, l'ispettore Bagni - compresa la sua ciurma e i suoi antagonisti - sembrano percorrere, tra piccoli lampi di passato e oscuro presente, un volo letterario che da personaggi quasi ellroyani li tramuta in fragili creature austeriane. Da LA a NY alla Città di M. quindi, con buona pace di De Gregori.
Parla l'autore
Perché hai scelto il tema dello smaltimento di rifiuti pericolosi e che relazione hanno questi, fuori dal romanzo, con la Città di M?
In realtà uno di quegli ambientalisti duri e puri mi ha consegnato un pacco di fotocopie mi ha detto: "Kola, facci sognare, scrivi un giallo su questa mattonata di documentazione". Ho cominciato a leggerla e, siccome ho una certa dimestichezza con le cartacce giudiziarie, un dettaglio l’ho colto e così è nato l’uomo-cannone, metafora di un personaggio pericoloso e, ahinoi, reale.
Dovessi cedere l'ispettore Bagni in comproprietà, lo cederesti più volentieri a Ellroy, Auster o a qualcun altro di tua preferenza?
A Ed Mc Bain, quello di 87esimo distretto. E Ellroy cederei molto volentieri un altro coprotagonista del libro, l’ex questore Masapollo, o il protagonista di un altro libro, il Corrado Genito della "Donna del campione".
Avendo coniato il termine tangentopoli, dopo calciopoli e vallettopoli varie, come ci si sente ad aver riscoperto un suffisso che dallo scandalo supremo della res publica (la corruzione), è finito per diventare, suo malgrado, il simbolo della deriva gossippara dell'informazione italiana?
La deriva gossippara è una tragedia, dico sul serio. Quando si cazzeggia sul sangue, sulle famiglie nel dolore, sui ricatti sessuali, vuol dire che il rispetto della gente per la gente si va assottigliando.
Leggendo L'uomo cannone, a questo punto viene in mente: e perché nessuno tira fuori una "rifiutopoli"?
Perché la monnezza puzza e nessuno se ne occupa. E’ poco glamour. E perché è sempre un problema di un altro. Se ne occupano i "vicini" alle discariche e, comunque, basta qualche bustarella per sfuggire a controlli poco capillari. In Italia assumono forestali a iosa in posti assurdi, ma non esistono "i guardiani del paesaggio", chiamiamoli così, e cioè funzionari armati di ruspe, multe pesanti e un codice adeguato per difendere la bellezza che ancora si respira in Italia.
A proposito di informazione, stai seguendo per la Repubblica la vicenda di Garlasco. E' cambiato il mestiere del cronista di nera nell'epoca dell'ipertrofia mediatica e della necrofilia di massa? Credi che, ad esempio dal dopo-Cogne, sia mutato qualcosa nei rapporti informatore-informato? Voglio dire, sembra quasi che anche gli assassini occasionali o preterintenzionali della nostra provincia, siano sempre più abituati ai riflettori, manca solo che chiamino le troupe prima del delitto.
Molti non sano che cosa fare, sono sovrastati dall’assalto delle troupe televisive e si adeguano. Ma, se potessero, chiederebbero il silenzio stampa, di questo ne sono sicuro. Il mestiere è cambiato, ma non per tutti. C’è chi tende ancora a scrivere il più possibile cose certe e vere, è una dura resistenza, ma si può fare. Altro discorso, ma non lo dico in difesa della carta stampata, è la tv. E’ l’immagine senza sostanza che, per usare un tuo termine, produce necrofilia, come non pochi programmi in seconda serata, dove non c’è mai un cronista che mette in fila le cose certe, ma solo commentatori non raramente disinformati che sparano i loro umori. I miei colleghi stravolti dalla fatica - perché seguire un caso dalla mattina alla notte, per giorni e giorni è anche fisicamente duro - si lamentavano di un attacco velenoso di Enrico Mentana alle cronache di Garlasco, accusate di aver spettacolarizzato una tragedia. Non l’ho visto, ma è incredibile che parli in questi termini uno come l’ex direttore del Tg 5, che ha fatto una fiction con attori sulla tragedia di Erba a pochi mesi dalla strage o che ha usato il napalm delle sue domande incalzanti sul caso, davvero complesso e tristissimo dell’asilo di Rignano. Il giornalismo non è una scienza esatta, la mia speranza è che l’audience televisiva smetta di essere una gara verso il basso, verso l’effettaccio, verso il buco della serratura sempre e solo ai danni dei poveri e dei disgraziati, perché, in seconda serata, una bella inchiesta, seria e incalzante, su Cesare Previti non l’ho mai vista, nemmeno quando l’avvocatone romano era sulle prime pagine dei giornali...
L'ecomafia fa parte del "sommerso" mediatico, su cos'altro focalizzeresti la tua attenzione(e quella dei tuoi colleghi)?
La parola d’ordine per me è una: meno politica, più storie. La corruzione è scomparsa dai tg, ma siamo sicuri che sia scomparsa dalla vita di tutti i giorni? La mafia non è solo la cattura di Provenzano. Internet è una risorsa, secondo me prima o poi i lettori suggeriranno degli argomenti, confido più in loro che in altri perché si parli meglio di temi per la nostra vita molto più importanti della barca di Massimo D’Alema.
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