In questa estate, che sembra aver chiuso anticipatamente i battenti, c'è stata una fioritura inaspettata di antologie per tutti i gusti: da raccolte di genere, a raccolte tematiche, che affiancano nomi noti a autori esordienti.
Tralasciando il discorso sulla ripresa del racconto, che pare quindi aver riacceso l'interesse dei lettori, si entra nel merito di Racconti sotto l'ombrellone, volume pubblicato da Giulio Perrone Editore.
Si tratta di un florilegio molto ampio di racconti il cui tema è l'estate: più di cinquanta autori si sono cimentati così tra i generi più svariati, affrontando questa tematica dall'ampio respiro.
Purtroppo in realtà, il risultato e molto più monocromatico di quanto ci si aspetterebbe. L'estate si riduce a ricordi d'infanzia, storie d'amore perdute, notti di sesso dell'ultimo giorno, feste in spiaggia e poco altro. La maggior parte degli autori hanno scelto la formula del ricordo autobiografico, pertanto il lettore si ritrova a sfogliare storie in cui variano i nomi dei personaggi, ma che in realtà hanno quasi tutte lo stesso sapore.
Forse facendo una scelta mirata più alla qualità, che alla quantità dei racconti, questo problema sarebbe stato ovviato. Manca inoltre un qualsiasi lavoro di editing, i racconti vantano parecchi refusi, comuni e normali in qualsiasi manoscritto, molto meno in un volume da libreria.
Pochi racconti lasciano realmente un segno, sono perciò degni di nota e meriterebbero senza dubbio almeno tre stelline di valutazione. Nell'ordine di comparsa nel volume:
S. Lorenzo delle colonie di Alessandra Casaltoli: il ricordo di un amore infantile, rivisto con gli occhi della vecchiaia. Un amore finito prima ancora di nascere, ma che lascia un sapore di tenera passione che si conserva intatto e immune al passare degli anni.
Quiete azzurra di Giuseppe D'Emilio e Roberto Fogliardi: uno dei pochi, forse l'unico, vero racconto dell'antologia. Sicuramente il più strutturato e ad ampio respiro. Cosa si nasconde dietro la facciata patinata del divertimento in un villaggio turistico molto "in"? E cosa riserva il destino a un succube padre di famiglia, trascinato al "Tranquillity Capo Rizzuto" da una moglie-padrona e da due figli-macigno?
L'estate di Lisa di Francesco Gallina: l'unico racconto, forse, dove si scorge la sfumatura noir della vicenda. Una famiglia in vacanza. Una madre ossessiva e ossessionata, esasperante e soffocante. Una vacanza che comincia a essere davvero tale solo quando suo marito decide di fare la sua scelta.
Lisa e il mare di Stefano Mola: questo racconto merita di essere citato per lo stile. L'estate è il simbolo di una consapevolezza di sè che porta la protagonista a decisioni importanti per il proprio futuro. Un racconto non particolarmente originale per trama e struttura, ma scritto con uno stile consapevole e misurato. Soprattutto con una sensibilità femminile che solo certi autori uomini alle volte sanno avere.
La Norvegia di Fabio Piedimonte: un diario di viaggio, di un'estate particolare e che merita di essere ricordata. Un'avventura tra fiordi e neve, tra campeggi selvaggi e lunghi tratti in macchina. Un racconto piacevole, originale, scritto con uno stile sorridente e scanzonato, a tratti ammiccante al lettore: un toccasana contro la tipica afa estiva.
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