L'estate è agli sgoccioli e, ammettiamolo, siamo arrivati in ritardo a leggere Palermo, Borgo Vecchio di Valentina Gebbia, una nuova indagine per la famiglia Mangiaracina, protagonista dei romanzi noir della scrittrice siciliana. In ritardo perché questo poteva essere il nostro libro per l'estate, e per diversi motivi.
Perché Palermo è la città del caldo eterno nonostante la storia sia ambientata sul finine dell'inverno, perché il Mediterraneo è pur sempre un mare (nonostante ultimamente stia diventando il limbo dei disperati che lo attraverso su bagnarole della speranza, senza che gliene freghi niente a nessuno) e perché pur essendo scritto limpido e scorrevole e parlando d'amore e thrilling non è una boiata da ombrellone.
Con la sua tagliente, a volte esilarante, ironia la Gebbia transustanzia il romanzo estivo in belle - e non facili - lettere e compie il miracolo di farci conoscere e vivere una Palermo spaccata da contraddizioni che ne fanno una metropoli strampalata del meltig pot etnico, uno dei centri del Mediterreo creolo sognato da Jean-Claude Izzo.
Un'oasi possibile, con poca acqua e i cammelli a benzina e senza assicurazione.
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