Questo libro imperdibile è una cronologia illustrata per raccontare gli anni dell'odio e del piombo, ricordando tutte le vittime del terrorismo di sinistra e di destra (Brigate Rosse, Nap, Prima Linea, Nar, etc).

Non c’è stato solo l’omicidio di Aldo Moro. Sono stati assassinati anche carabinieri, poliziotti, guardie giurate, magistrati, giornalisti, dirigenti d’azienda, e poi militari, operai, giovani di destra, giovani di sinistra, nonché comuni cittadini trovatisi in mezzo a rapine e attentati, oppure vittime di uno sbaglio, perché scambiati per altre persone. Un elenco lunghissimo. Sono più di duecento, però niente numeri, perché erano persone in carne e ossa, ognuno aveva una famiglia. Non si può farne una statistica, trasformarli in una cifra asettica. Proprio per questo nasce questo libro: per ricordare e ‘restituire’ un volto a tanti nomi che hanno pagato con la vita gli anni dell’odio e del piombo.

Una cronologia che va dal giugno 1969 al maggio 2007 e tenta di limitarsi ai fatti, senza addentrarsi in dietrologie, ma approfondendo le origini del terrorismo rosso, i morti di Padova spesso dimenticati, lo “strano” comportamento del Pci e poi la nascita dello ‘spontaneismo armato’ dei terroristi neri.

Si parte con il giugno 1969, ben prima della strage di piazza Fontana, perché già si stava delineando la stagione della lotta armata. Il gruppo di Curcio (che poi avrebbe fondato le Brigate Rosse) a novembre di quell'anno si interrogava a Chiavari sul da farsi, mentre a Reggio Emilia, Franceschini e compagni avevano già compiuto alcune “azioni”. La violenza era nell’aria e la strage del 12 dicembre ha accelerato taluni passaggi, ma non è stato il fattore “scatenante”.

Si chiude con il 2 maggio 2007, data di approvazione della legge che riconosce il 9 maggio quale ‘Giorno della Memoria’ per tutte le vittime del terrorismo, al fine di “conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle

istituzioni democratiche”.

E’ importante ricordare quello che è avvenuto per far sì che non si ripeta mai più, soprattutto dopo i delitti D’Antona nel 1999, Biagi nel 2002 e la morte dell’agente Petri nel 2003, sanguinosa ‘appendice’ degli anni ’70. Purtroppo esistono ancora i

“cattivi maestri” che continuano a predicare odio e vi sono giovani che credono al ‘mito’ dei terroristi e degli anni dell’odio e del piombo.

Gli Anni Settanta in Italia hanno rappresentato gli anni dell’odio e del piombo, della violenza politica e del terrorismo. Anni con un bilancio pesante di morti, di feriti rimasti invalidi per sempre, di migliaia di giovani passati alla lotta armata come se fosse una scelta inevitabile (40 mila coinvolti, 5 mila processati). Una generazione “bruciata” dall’ideologia, convinta di riuscire a realizzare quella rivoluzione di cui tanto parlavano i padri e certi “cattivi maestri”.

Ma quando sono iniziati questi anni dell’odio e del piombo? Qualcuno potrebbe far risalire tutto alla vicenda dello studente socialista Paolo Rossi, morto per la caduta dalla scalinata della facoltà di lettere all’università di Roma nel 1966, dopo pugni e spintoni. Troppo presto. Allora, rossi e neri ancora non si odiavano a morte. Prova ne è proprio il ’68 che agli inizi vide insieme giovani di destra e di sinistra, impegnati nella contestazione, sia pure da posizioni diverse. Così a Valle Giulia negli scontri “congiunti” contro la polizia del 1 marzo si distinsero gli studenti di destra, dalla Caravella agli ex di Avanguardia Nazionale, come dimostrano le foto pubblicate sui quotidiani, alcune di queste trasformate anche in famosi poster.

Qualcuno vuol far credere che l’odio e il piombo siano stati la reazione alla strage di piazza Fontana del dicembre 1969. Troppo tardi. Infatti già si predicava la violenza e si discuteva su come effettuare la lotta armata. Lo dimostra il fatto che il gruppo di Curcio (che poi avrebbe fondato le Brigate Rosse) nel novembre 1969 già si interrogava a Chiavari sul da farsi, mentre a Reggio Emilia, Franceschini e compagni avevano già compiuto alcune “azioni”. Il clima era già nell’aria. Semmai la strage di piazza Fontana può aver accelerato taluni passaggi, ma non è stato il fattore “scatenante” poiché l’escalation è stata graduale.

Così è difficile stabilire l’inizio ufficiale. Importa invece ricordare quello che è stato per far sì che non si ripeta mai più. Ricordare le vittime, tutte le vittime del terrorismo, terrorismo di destra e terrorismo di sinistra. Non c’è stato solo Aldo Moro. Ci sono stati anche tanti carabinieri, poliziotti, guardie giurate, magistrati, giornalisti, dirigenti d’azienda, militari, giovani di destra, giovani di sinistra, nonché comuni cittadini trovatisi in mezzo a rapine e attentati, oppure vittime di uno sbaglio, perché scambiati per altre persone. Un elenco lunghissimo. Sono più di duecento, però niente numeri, perché erano persone in carne e ossa, ognuno aveva una famiglia e non possiamo farne una statistica, trasformarli in una cifra asettica. Proprio per questo nasce questo libro: per ricordare e ‘restituire’ un volto a tanti nomi che hanno pagato con la vita gli anni dell’odio e del piombo. Vittime trasformate in un numero che magari comprende anche i feriti, come riportato da alcune statistiche incredibili nonostante morti e feriti non siano la stessa cosa.

Questa cronologia illustrata si occupa principalmente del terrorismo “diffuso”, della lotta armata, non quello delle bombe che merita un libro a parte, come anche la violenza politica.

Si va dal 1969 al 2 maggio 2007, quando è stata approvata la legge che “riconosce il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, quale ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo”. Una cronologia che cerca di limitarsi ai fatti, senza addentrarsi in dietrologie, senza indagare sui misteri del caso Moro, per intenderci, ma approfondendo le origini del terrorismo rosso, il comportamento del Pci e poi la nascita dello ‘spontaneismo armato’ dei terroristi neri. Naturalmente in quegli anni non c’è stato solo il terrorismo (la stragrande maggioranza dei giovani non si è fatta coinvolgere), però l’odio e il piombo, hanno lasciato una ferita profonda con eventi che tutti auspicano non debbano ripetersi mai più. E una cronologia è sembrata necessaria soprattutto per far conoscere alle giovani generazioni le vicende di quegli anni.

Per iniziare però è stato scelto un tragico episodio del 1974. Un anno cruciale per il terrorismo. Un anno che segna allo stesso tempo il punto di non ritorno delle Brigate Rosse con i primi morti, e il culmine finale della “strategia della tensione” con i due gravi attentati di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e più di 100 feriti) e del treno Italicus sulla Firenze-Bologna (12 morti e 48 feriti).

Per le Brigate Rosse l’anno inizia con il sequestro Sossi, a parte qualche attentato. Poi a Padova il 17 giugno le prime vittime: Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, due missini ‘giustiziati’ nella sede della federazione del Msi-Dn per aver reagito all’irruzione dei brigatisti. Potevano benissimo limitarsi a ferirli e, invece, vengono finiti con un colpo sparato alla testa a distanza di pochi centimetri, una vera esecuzione. Forse temevano di essere stati riconosciuti? Non è possibile dato che il brigatista che aveva frequentato la sede missina per carpire informazioni, ad ottobre in uno scontro a fuoco a Robbiano di Mediglia (Milano) ucciderà il maresciallo dei carabinieri Felice Maritano e, piantonato in ospedale perché rimasto ferito, sarà identificato solo dopo alcuni giorni dal padre grazie alla foto pubblicata sulle prime pagine dei quotidiani. Per le Br il 1974 segna il punto di non ritorno. E’ anche un anno di arresti importanti. A settembre vengono arrestati due capi brigatisti (in realtà doveva essercene solo uno). Inoltre nel corso di rapine compiute da estremisti di sinistra vengono uccisi in Emilia altri due carabinieri, a settembre Emanuele Messineo a Maranello (Modena) e a dicembre Andrea Lombardini ad Argelato (Bologna). Per il secondo delitto uno degli arrestati si ucciderà in carcere. A ottobre, invece, in uno scontro a fuoco durante una rapina a Firenze, rimangono uccisi due terroristi dei Nap.

Insomma un anno chiave per la lotta armata che ha indotto ad iniziare questo volume proprio con Giralucci e Mazzola, le prime vittime delle Br, visto che sovente vengono dimenticati. Non a caso anche nel recente volume Il libro nero delle Brigate Rosse il loro omicidio viene liquidato in poche righe come “incidente tecnico”. Vi sono pubblicazioni, poi, come il numero de L’Europeo dedicato agli anni Settanta, che nemmeno citano il criminoso episodio.

Ricordare tutte le vittime è il modo migliore per far sì che l’elenco non si allunghi più, soprattutto dopo i delitti D’Antona del 1999, Biagi del 2002 e la morte dell’agente Petri nel 2003, sanguinosa ‘appendice’ degli anni di piombo. Purtroppo esistono ancora i “cattivi maestri” che alimentano campagne d’odio contro gli avversari politici o coloro che la pensano diversamente. Così nel maggio 2007 il Parlamento approva la legge che istituisce il ‘Giorno della Memoria’, mentre infuriano le polemiche sugli ex brigatisti chiamati a ricoprire incarichi istituzionali (o a tenere conferenze nelle università). Allo stesso tempo nelle piazze e sui muri compaiono slogan a favore dei nuovi brigatisti, arrestati perché pronti a colpire i nemici e a riportare indietro di trent’anni le lancette della storia. Non lo possiamo permettere, proprio in omaggio a tutte le vittime dell’odio terrorista che questo libro vuole ricordare.

www.nonsolomoro.it

Non solo Moro - L'Italia del terrorismo 1969-2007 di Federico Gennaccari (Fergen, 2007) - euro 12,90