Lucie Henebelle
Il thriller La stanza dei morti di Franck Thilliez, pubblicato dalla Nord editrice 2007, ha avuto un successo straordinario in Francia soprattutto per il passaparola. Bene. Tanto per cominciare la parola la passa pure il sottoscritto. Ora non voglio sbilanciarmi troppo come ha fatto Le Figaro Littéraire, che ha definito lo scrittore “Un talento indiscutibile”, ma è per me indiscutibile che il libro sia bene organizzato e che si legga volentieri. Insomma un buon libro. Che ha anche una discreta (nel senso della creazione artistica) protagonista, il brigadiere Lucie Henebelle del commissariato centrale di Dunkerque. E dunque viene proprio a fagiolo per la nostra rubrica.
Riassunto del contenuto ripreso dalla presentazione stessa del libro “ Che ci faceva un uomo con una borsa piena di soldi, sul ciglio di una strada isolata nei pressi di Dunkerque? Vigo e Sylvain, due giovani informatici disoccupati sono in preda al panico dopo aver investito e ucciso lo sconosciuto. Cosa fare? Denunciare l’incidente alla polizia o prendere il denaro e fuggire? Due milioni di euro…Dopotutto non c’è nessun testimone. O almeno così credono. Ciò che i due non possono sapere è che quel denaro era il riscatto per il rapimento di una bambina e che il rapitore ha assistito all’incidente, quindi li ha visti…Toccherà a Lucie Henebelle, poliziotta ambiziosa e tormentata, con una segreta attrazione per i comportamenti deviati e i profili psicologici dei serial killer, mettersi sulle tracce del criminale, in una spasmodica corsa contro il tempo. L’indagine sarà una vera e propria discesa nell’inferno di una mente diabolica, in una sconvolgente spirale di dolore e violenza, sullo sfondo di uno scenario angosciante: la desolata provincia industriale del Nord della Francia”.
Passiamo al nostro brigadiere Lucie Henebelle: mamma di due bambine gemelle, lasciata dal marito (solita sfiga delle detective lady). Bionda, guance scarne, colorito cadaverico. Un po’ cicciotella. Certo non una presenza entusiasmante. Interessata alla psicologia “Lucie divorava quel genere di libri fin dall’adolescenza, chiusa in camera sua, ai tempi delle serate in discoteca e delle prime sigarette”. Ha ventinove anni. Torpori improvvisi, tavolette di cioccolato, un vizio ereditato da quando era incinta. Pistola Beretta. Anche lei, come Anna Travis in Dalia rossa di Lynda La Plante, Garzanti 2007, attaccata spesso al suo taccuino di appunti. Quando sa del caso viene presa da una “insana eccitazione”. Da una parte sembra quasi contenta “Si rimproverò all’istante. Come poteva provare soddisfazione se una bambina handicappata era stata appena assassinata?”. Dorme male, notti in bianco, incubi “Fauci di lupi, dita senza pelle, il sorriso del cadavere di una ragazzina”. Passione esagerata per i serial killer. Mal di testa. Petto piccolo (modesta seconda), sedere grande. Non si piace ma sente crescere l’appetito sessuale dentro di sé. Attratta dal tenente Norman dai capelli rossi. Mangia formaggio, lardo, cipolle (Dio mio!) e beve un boccale di Blanche de Bruges. Pratica di biblioteche e computer. Ad un certo punto fa un paragone che interessa i giocatori di scacchi (fra cui il sottoscritto) “Potremmo paragonare il “fattuale” al gioco degli scacchi al computer, mentre la coppia “fattuale/spirituale” al giocatore di scacchi ben più temibile”. Ma al suo collega Raviez non piacciono gli scacchi e la invita a lasciar perdere le sue considerazioni a ruota libera. Un altro spunto sugli scacchi (solo per i patiti del gioco) quando Vigo compra l’ultimo modello di scacchiera elettronica e alla fine del colloquio per avere un posto di lavoro. Dopo avere trattato male il suo interlocutore “Scacco matto. Il re è morto” sottolinea lo scrittore.
Pensa al futuro. Una volta finito tutto lei sarebbe ritornata nel dimenticatoio mentre i pezzi grossi avrebbero avuto tutti gli onori. Ricordi di ragazzina con le ore passate a guardare autopsie in diretta e quando andava a caccia con suo padre “per il puro piacere di vedere i conigli sanguinanti”. C’è qualcosa in lei che non va “Perché quella ricerca del male? Quel valico pericoloso? Cosa era ciò che le passava nel cervello e che lei stessa non riusciva a capire?”. Questa sua attrazione per il male meraviglia anche Norman che si trova di fronte ad una donna del tutto diversa da come appare. Quando scoprirà la stanza dei morti eserciterà su di lei un fascino irresistibile “In quella stanza, l’orrore risplendeva in tutta la sua potenza. Era una scena che sfidava la logica dei sogni, l’ostilità degli incubi. La realizzazione della più bella delle follie”. Lottatrice accanita, sa difendersi con le unghie e con i denti. Non abbiamo l’incontro sessuale con Norman anche se viene evocato più volte. Due tagli alle mani nello stesso punto a metà della linea della vita. E si sono formate proprio in un momento particolare della sua vita.
L’assassino è un tassidermista-anatomista. Uno specialista che cerca non solo di conservare l’aspetto esteriore del corpo delle vittime ma anche di preservare una parte dell’organismo. Non mi era mai capitato di incontrare un tipo simile nelle mie svariate letture.
Qualche giudizio sul libro: “Avvincente romanzo” per Fabio Gambaro su “L’almanacco dei libri”, inserto di “La repubblica”. Chiara Bertazzoni l’ha presentato su “Thriller Magazine” come “opera godibile”, di “piacevole lettura”, “ritmo serrato degno di un thriller” ma con alcuni punti in sospeso (non chiariti). Pino Cottogni sul portale di “Sherlock Magazine” ha scritto che porta “un vento nuovo nella narrativa” e “una freschezza tutta sua”. Aggiungo: un po’ di esagerazione nel voler meravigliare, colpire, sorprendere il lettore con capovolgimento delle attese; il solito metodo delle frasi in corsivo per presentare i ragionamenti interni; un po’ di esasperazione nelle elucubrazioni. E tuttavia si legge volentieri. D’altra parte se il successo arriva con il passaparola un qualche pregio ce lo deve avere per forza.
Quando uno dei disoccupati, Sylvain, incomincia a mordersi l’interno delle guance mi sono ricordato del bel racconto di Carlo Lucarelli Il terzo sparo in Crimini di Autori vari pubblicato dalla Einaudi stile libero 2005 dove la poliziotta Lara D’angelo non fa che mordicchiarsi, appunto, le guance interne. Ma guarda un po’ dove ti porta la memoria!
Mara Dunn
Orchidee, licantropi, lupi mannari, omicidi del presente e del passato che si intersecano…
Sono stato colpito da una copertina blu che presenta aperta una orchidea. E’ la copertina del libro di Michelle Wan La maledizione dell’orchidea, Garzanti 2007, il cui contenuto è così esplicitato: “Dordogna nel Sudovest della Francia. Mara Dunn sta coordinando i lavori di ristrutturazione nell’antica magione di Christophe de Bonford, discendente di una prestigiosa famiglia francese, quando si imbatte in una scoperta agghiacciante. In una cavità segreta, dietro un muro secolare giace il cadavere mummificato di unn bambino di poche settimane. E’ avvolto in uno scialle blu su cui è ricamata l’immagine di una specie rarissima di orchidea selvatica. I risultati dell’autopsia confermano i sospetti degli inquirenti: l’orrendo delitto risale a più di un secolo prima. Scoprire il colpevole pare impossibile, soprattutto di fronte alla mancanza di collaborazione di Christophe che cerca in tutti i modi di dissipare i sospetti sulla sua nobile casata.
C’è tuttavia un particolare che la polizia ritiene insignificante e che invece Mara e l’amico Julian Wood, esperto di orchidee, non possono ignorare: il fiore sconosciuto, ricamato sullo scialle che avvolge il cadavere di cui restano rare segnalazioni che forse possono offrire un indizio. Quando la violenza erompe di nuovo, Mara e Julian capiscono che proprio l’orchidea è la chiave di un mistero che lega il passato e il presente della Dordogna in una rete di bugie e ricatti, manipolazioni e tradimenti, odio e brutalità”.
Abbiamo anche diversi omicidi da parte di una Bestia, non si sa bene se un lupo, o un cane, un lupo mannaro o un licantropo e due vicende parallele in tempi diversi sottolineate dai capitoli costituiti da date: la vicenda del passato inizia dall’ottobre 1870 e finisce al 23 febbraio 1872; quella attuale dal 28 aprile 2004 al 2 giugno dello stesso anno.
Veniamo a Mara Dunn: minuta, esile, sulla quarantina, capelli corti, sopracciglia dritte e mento volitivo, mancina. Si presenta con un paio di jeans e una T-shirt con una frase di Groucho Marx ”Dopo il cane, il migliore amico dell’uomo è un libro. Ma dentro un cane è troppo buio per leggere”. E’ una ristrutturatrice di costruzioni (interior design) “sveglia e impaziente per natura”. Originaria del Canada francese, più precisamente di Montreal, ha aperto uno studio in Dordogna da otto anni. Padre scozzese, madre di Quebec, ha perso una sorella e si sente in colpa. Separata dall’ex marito Hal (ormai una costante fissa) “un architetto di talento con il vizio dell’alcool ed un ego smisurato”. Ha una relazione da quattordici mesi con Julian Wood “un uomo alto, magro che andava sui cinquanta, con una faccia lunga, baffi e barba tagliati malamente, e capelli brizzolati sempre spettinati”. In seguito verremo a sapere che ha le braccia lunghe e muscolose, le mani come due forconi, profilo leggermente a pera della pancia, gambe nude, pallide, scarne e pelose. Come a dire che c’è gloria per tutti. Già sin dall’inizio sottolineate le loro diversità: lei entusiasta e piena di energia, lui segue la corrente. Ma, soprattutto, lei non condivide il suo entusiasmo per i fiori. In modo particolare la sua ossessione per le orchidee sulle quali il compagno sta scrivendo un libro. Sente che il loro rapporto sta diventando solo routine. Risponde in modo poco gentile, si sente colpevole e irritata allo stesso tempo proprio perché si sente colpevole. Gelosa di Denise che ha un incontro sessuale con Julian al quale sembra di avere fatto l’amore con un pitone. Ha un cane, Jazz, che le dà conforto “I cani, pensò lei mentre gli dava da mangiare, sono semplici rispetto alle persone. Sono felici di mangiare le stesse cose ogni giorno. Sono leali, ti accettano per quel che sei, e non si infuriano mai”. Per lei è vero il detto che più si conoscono le persone più si amano i cani. Viene corteggiata e poi aggredita da Jean-Claude Fournier, lo storico della famiglia Bonford ma sa difendersi bene. Ginocchiata all’inguine, schiaffo e borsettata in testa. Non male. Peccato che venga ritrovato morto dopo essere volato dalla finestra. Scoppia in lacrime quando si accorge che anche Julian crede che sia stata lei a buttarlo di sotto. Non riesce a dormire nemmeno con il sonnifero. Poi rappacificamento fra i due con notte d’amore e bevute di Domaine de la Source. Guida veloce. Se c’è bisogno di spingere sull’accelleratore lo fa tranquillamente mettendo un po’ in crisi il suo compagno di viaggio “Di tanto in tanto una buca li faceva sobbalzare con violenza. Per evitare di sbattere la testa, Julian si reggeva al tettuccio dell’auto con entrambe le mani”. Un ritratto di Mara viene fornito da Julian proprio in fondo al libro “Sei testarda e cocciuta e sempre pronta a giudicare. E peggio ancora, non riesci a lasciare che le cose vadano come devono andare. Vuoi sempre sistemarle. Dici che non voglio affrontare la realtà. Forse è solo che a te la mia realtà non piace. Hai le tue regole ferree e vuoi che utti gli altri le rispettino, finché ti conviene. Ti aspetti una lealtà condizionata dagli amici, ma se la si chiede a te non ne sei capace”. Staranno ancora insieme?
Spazio libero
Chiedo scusa a tutti
Chiedo scusa a tutti. A tutti quelli già maltrattati e a quelli che verranno maltrattati in futuro da quella vera carogna che vive dentro di me. E che riesce ad avere il sopravvento nei momenti di debolezza o quando dormo. Da quel Mister Aide che è riuscito perfino a conquistarsi una rubrica tutta sua “Accidentavvoi!” su questo sito. Non so perché gliela abbiano data ma si vede che il Male sprigiona un’attrazione irresistibile. Comunque voglio specificare ai miei lettori fin da ora che io non ho nulla, ma proprio nulla, da spartire con questo essere abominevole, se non una certa propensione all’ironia e all’iperbole.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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