Ambientato ad Aberdeen e a Nagasaki, fra il 1850 e il 1912, con alcune sequenze spostate sia in senso geografico - a Edo, successivamente denominata Tokyo - che in senso temporale (la Nagasaki colpita dalla bomba atomica nel 1945 e  quella contemporanea del 2005), Terra Pura di Alan Spence narra la storia di un personaggio realmente esistito, Thomas Blake Glover, un mercante scozzese che operò nel Giappone nei periodi Bakumatsu e Meiji, contribuendo alla modernizzazione del paese dilaniato dalle continue faide fra lo Shogun e l’erede all’impero da un lato e i vari clan ribelli dall’altro. Aprendosi su due scorci introduttivi rispettivamente dedicati all’arresto del figlio Tomisaburo nel 1945 a Nagasaki, e sulla vita da semplice impiegato d’ufficio di Glover ad Aberdeen, il romanzo prosegue narrando il succedersi delle imprese di Glover in Giappone.  

Giunto a Nagasaki nel 1859 come addetto locale dell’importante compagnia Jardine and Matheson, dedita al commercio di thé e di oppio, Glover fonda presto una propria ditta, commerciando non solo in thé e oppio, ma anche in armi e seta. Venendo a contatto con i clan ribelli dei Satsuma, Choshu e Tosa, tutti più o meno favorevoli alla cooperazione con i paesi occidentali, Glover fa amicizia con alcuni valorosi samurai, fra cui Ito, futuro Primo Ministro, e Matsuo, che lo accompagnerà spesso nelle sue visite nel territorio interno per cercare di fare da paciere fra gli emissari del governo britannico presenti a Edo e Kagoshima e lo Shogun, capo della nazione, non senza riuscire a portare avanti la causa dei ribelli grazie alla sua intraprendenza e al suo fiuto per gli affari. Sposatosi con una donna locale, Shono, imparentata al clan dei Satsuma e perita durante un’imboscata degli inglesi a Kagoshima, Glover prende a cuore personalmente la causa dei ribelli, riuscendo a comprenderne le ragioni filosofiche oltre che politiche e cominciando così ad apprezzare alcuni aspetti della cultura giapponese fino a quel momento a lui sconosciuti - in particolar modo la religione buddista.

Preso dal sacro furore della conquista e dell’entusiasmo, Glover riesce a compiere una serie di imprese fondamentali per il futuro del Giappone: nel 1865, riesce a far costruire la prima rete ferroviaria del paese e a commissionare la prima nave da guerra della Marina Imperiale Giapponese (chiamata Jho Sho Maru), da lui fatta costruire appositamente ad Aberdeen. Nel 1868, Glover stipula un contratto con un altro clan, inaugurando la prima miniera di carbone a Takashima e, dopo aver rischiato la bancarotta nel 1870, si getta a capofitto in una nuova impresa navale messa su da un imprenditore locale, la Mitsubishi, futura azienda fiorente del paese. Trasferitosi ormai a Tokyo ma non stanco di cavalcare imprese mirabolanti e al limite dell’impossibile (come ad esempio acquistare l’unico esemplare di tigre arrivato in Giappone, per poi rivenderla al padrone di un circo), Glover contribuisce anche alla fondazione di un’altra importante compagnia del paese, la Kirin, che produrrà la birra più famosa del Giappone.

Sul piano personale, dopo aver subito il lutto per la morte della moglie, Glover incontra la bellissima geisha Maki, che rimane incinta di un figlio maschio ma, recatasi da lui mentre Glover è in Scozia per affari, s’imbatte nella devota Tsuru, e decide di andar via. Ignaro della sua visita anche se innamoratissimo di lei, al suo rientro Glover sposa Tsuru, incinta di una bambina. La verità viene però presto a galla e Glover, preso tra due fuochi, decide di adottare il bambino, pur vedendosi costretto a dover rinunciare a Maki. Disperata, Maki accetta, rimanendo sola e gettandosi dal fiume. Il figlio Tomisaburo, rimasto legato al ricordo della madre naturale, conserverà nei suo modi distanti e mistici una certa somiglianza con lei. Molti anni dopo, Tsuru e Glover ormai sepolti insieme nel cimitero di Nagasaki e l’intera città distrutta dalla bomba atomica, Tomisaburo viene catturato come spia dagli americani in casa sua, la bellissima Ipponmatsu, prima casa in stile occidentale costruita in Giappone per volere del padre e, essendo arroccata in collina, scampata allo scempio che ha devastato l’intera città. Vestendosi con cura in abiti tradizionali e raggiungendo la forma perfetta di meditazione-assenza di pensieri, Tomisaburo si suicida, come vuole il codice d’onore giapponese.

Sessant’anni dopo, due giovani innamorati, lui scozzese e lei giapponese, si recano al museo di Nagasaki e ai Glover Gardens, costruiti in onore del leggendario straniero, per suggellare il loro incontro. Incuriositi dalla statua di una donna, posta accanto a quella imponente di Glover, i due si pongono delle domande sulla sua identità. Un ultimo scorcio sul passato, nella Nagasaki del 1912, ci rivela il destino di Maki, fattasi monaca con il nome di Ryonan in un monastero buddista. Ormai alle soglie delle morte, Ryonan compie il suo ultimo gesto rituale tracciando degli ideogrammi su una pergamena. A quei segni, che racchiudono il significato della sua intera esistenza, Ryonan affida i propri ricordi, liberandoli ad uno ad uno: il suo amore per Glover; la disperazione per essere rimasta senza il figlio; il tentato suicidio; l’incontro con il monaco del monastero; le tentazioni della carne negli occhi degli altri monaci; la sua bellezza evanescente e impura, se paragonata alla purezza  della terra del Buddha, luogo senza forma e senza pensieri; e infine lo Jodo, la Terra della Purezza, che porrà fine alla sua sofferenza rendendola finalmente libera. Così, dopo aver gettato l’ultimo tocco d’inchiostro su carta, Ryonan si reca davanti alle tombe di Glover e Tsuru, depone la pergamena fra una pietra e l’altra dicendo addio alla vita, e preparandosi per affrontare la morte e l’ingresso nella via del nirvana, l’illuminazione della Terra della Purezza.  

Scritto in terza persona in un linguaggio che riesce a calibrare i momenti di pura azione con quelli di maggiore poeticità,  Terra Pura è un libro avvincente, ricco di particolari emozionanti sulla vita del protagonista, il cui profilo psicologico affiora lentamente mano a mano che gli eventi si dispiegano in tutta la loro drammatica intensità. A ben vedere, però, piuttosto che le sequenze sulla figura di Glover, pur così preponderante nel corso del romanzo, a rimanere maggiormente impressi nella memoria sono i momenti colorati di misticismo, incarnato nelle figure secondarie dei samurai Matsuo e Ito, ma soprattutto nelle figure centrali del figlio di Glover, il silenzioso Tomisaburo, e dell’ex amante di Glover stesso, Maki, diventata monaca buddista con il nome di Ryonan. A questi due personaggi, infatti, è consegnato il vero significato dell’opera, racchiuso nel prologo e nell’epilogo, ed esposto dall’autore attraverso un linguaggio zen silenzioso e attutito, e di fortissima presa.