L’anno scorso Loriano Macchiavelli ha festeggiato i 30 anni del suo Sarti Antonio sergente: un bel record per il giallo italiano che solo negli ultimi anni sembra essersi affezionato alla serialità lunga tipica del mondo anglosassone e francese.
Altri autori, per molto meno, vivrebbero di rendita: Macchiavelli no. Dovunque sia (e se non c’è, lo inventa) un sentiero inesplorato nel vasto bosco dell’omicidio letterario, lui lo esplora tra i primi.
E così accadde anche nella tarda primavera del 1990 quando la redazione bolognese della Repubblica bandì un concorso un po’ eterodosso, Vaga la fantasia: i partecipanti avrebbero dovuto inviare al quotidiano un minigiallo di non più di 250 parole, scritto su una cartolina postale (che di lì a poco sarebbe scomparsa dalla circolazione, consegnata alla storia).
Loriano Macchiavelli tenne a battesimo l’iniziativa scrivendo le due storie brevissime che state per leggere, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che non servono centinaia di pagine e parossistiche sequenze di azione & sesso (ogni riferimento è puramente causale) per creare dei gioiellini letterari.
Nel primo racconto soltanto undici righe per immortalare un precocissimo istinto omicida che trova, imprevedibilmente, la sua soddisfazione; nel secondo, appena più lungo, una storia di ordinario rancore matrimoniale tra una moglie malata di film d’amore e un marito drogato di calcio.
Buona lettura a tutti.
(Massimo Carloni)
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