Il gioiello di Pascal di Rinaldo Picciotto è ambientato in un paesino di montagna francese e inizia con la morte di Gilles, un anziano contadino che ha sempre solo lavorato e non ha lasciato eredi. La locanda del Vieux, l’unica del paese, è il centro degli avvenimenti: lì è morto Gilles, lì alloggiano i viaggiatori, lì si consumerà la tragedia finale.
Due forestieri irrompono nell’immobile quiete del villaggio e scatenano la curiosità di tutti i paesani, si pensa che in qualche modo abbiano a che fare con la morte e l’eredità di Gilles.
Un’atmosfera cupa di pioggia incessante accompagna tutto lo scorrere degli avvenimenti che si svolgono nel presente. Una frana chiude l’unica strada di accesso e di uscita del paese, così il senso di isolamento diviene ancora più reale e profondo. L’altra icenda, quella ambientata nel passato, ma raccontata al tempo presente, narra di un giovane che viene assassinato poco prima di partire per la guerra.
La donna che lo ama scopre il delitto e lo vendica in maniera drammatica, uccidendo l’assassino durante un terribile incendio. Poi di lei non si saprà più nulla. Anche nel presente sarà un incendio a fare da sfondo alla conclusione tragica in cui perdono la vita il Vieux e la cameriera Marceline. Le due storie separate da un arco di tempo di quasi un secolo, si ricongiungono alla fine, nel racconto di una vecchia che ricorda e confida alla forestiera, durante gli interminabili giorni di pioggia, i fatti tragici di molti anni prima.
E’ a questo punto che il lettore vede confluire le due trame parallele in un unico concatenarsi di eventi inquietanti, proprio perché accadono in un microcosmo chiuso e tagliato fuori dal resto del mondo. Questo libro colpisce per tanti motivi, ma il più importante è il contrasto tra l'assoluta semplicità della storia e la complessità degli avvenimenti che vi sono raccontati.
Si tratta della rievocazione di un mondo scomparso di cui non si può non avere nostalgia: paesaggi incontaminati e non ancora assaliti dal turismo degradante.
Personaggi avvolti da un’aura di purezza, ma che riescono a esternare comportamenti di una forza e di una violenza incomparabili. Fatti tragici che paiono essere inevitabili nel loro accadere.
La prosa è semplice e pacata, la scrittura limpida, elegante, priva di effetti speciali: sono la tragicità degli eventi raccontati e l’atmosfera di cupa angoscia che tengono il lettore inchiodato al romanzo fino alla conclusione che solo nell’ultima pagina rivela i misteri di un tempo e un luogo che sembrano perduti, un “altrove” che possiamo ritrovare solo nell’immaginario della nostalgia.
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