Un romanzo a cavallo tra thriller e noir. Un'indagine su uno spietato omicida seriale di bambini, ma anche la discesa nella mentre oscura di un serial killer.
Questo e molto altro è Un assassino qualunque di Piernicola Silvis, uscito nel 2006 per la Fazi editore.
Il romanzo, vincitore nell'ottobre 2006 del Premio Fedeli, amalgama una ben dosata tensione narrativa e investigativa, a una profonda riflessione su un aspetto inquietante e mostruoso della nostra società: la pedofilia.
Emanuele Rode è un affermato giornalista, che pare avere tutto dalla vita: una bella fidanzata, una carriera in ascesa, la stima di chi gli è vicino. Cosa scatta nella sua testa per trasformarlo nel Ratto, pedofilo che per circa vent'anni soddisfa i suoi impulsi sessuali, uccidendo e torturando bambini? Sulle sue tracce, dopo anni di indagini a vuoto, uno psichiatra in preda a una crisi esistenziale, e una poliziotta determinata e testarda.
Forse, però, tutti gli sforzi saranno vani e il Ratto non sarà mai punito.
Un romanzo duro, forte, che stimola a riflettere e che non può non lasciare il segno. Un romanzo che deve far star male, non tanto per le scene cruente descritte, ma semplicemente per la realtà che mette di fronte. Un romanzo che è un invito, gridato e palese, a guardare dritto in faccio ciò che a volte si preferisce fingere di non vedere...
Il thriller e il noir, come accennato, si intersecano e si dipanano lungo le pagine, con un'abile conduzione da parte dell'autore, che li fa propri in una tensione narrativa ai massimi livelli.
Sicuramente l'indagine sullo spietato serial killer riveste un ruolo fondamentale nella vicenda e, pur appassionando, non ha come scopo principale quello di scoprire l'assassino, già noto al lettore dalle primissime pagine, ma quello di costruire e illustrare un intreccio e una situazione subdola e complicata.
A questo si unisce la discesa nella mente perversa del Ratto, la descrizione della realtà vista coi suoi occhi, la ricerca ossessiva di risposte e della soddisfazione di impulsi reconditi e spietati.
La coralità dell'opera è un forte segno distintivo rispetto al vasto panorama italiano. Non esiste, infatti, in essa, un protagonista unico, un investigatore senza macchia che risolve brillantemente il caso, ma tanti uomini qualunque: poliziotti, uomini politici, padri, madri, bambini, medici, che popolano le pagine di questa vicenda. Ognuno con la propria realtà e con la propria quotidianità riveste un ruolo preciso e determinante, creando un quadro variegato e multi-prospettico della vicenda.
L'abile struttura narrativa creata, però, non sempre è sostenuta da uno stile altrettanto maturo e convincente. Sicuramente il romanzo paga, da questo punto di vista, lo scotto di essere un'opera prima: le scelte stilistiche risultano spesso un po' artefatte e forzate, non seguono il naturale andamento della trama e appaiono a tratti sfilacciate e poco compatte.
L'autore, probabilmente, è ancora alla ricerca di una propria identità stilistica, caratterizzata da scelte consapevoli e, magari, coraggiose, che riesca a comunicare con naturalezza e senza forzature, rafforzando perciò l'impatto già contenuto nella trama.
In conclusione, perché leggere Un assassino qualunque?
Per riuscire ad arrivare in fondo a un romanzo che sicuramente lascerà degli spunti di riflessione, che non sarà una lettura qualunque, in attesa della prossima opera di un autore che avrà sicuramente molto altro da dire.
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