E i compagni del Giglio?
Lasciamo perdere…
Le parole di Carlo rimbombavano nella testa di Lorenzo T.: “Solo perché c’hanno du soldi credono di venì qua a fare i padroni!”
Lorenzo T. ne aveva abbastanza. Salì in piedi sul tavolo, fissò il Nervi, il Necchi e il Pratolino dritti nelle palle degli occhi: “Avete ricevuto qualche atto d’esproprio?”
I vecchi, all’unisono: “No, il terreno è ancora nostro.”
Lorenzo T.: “E allora venite con me. Facciamola finita!”
Un corteo incuriosito dalla Sezione. Non si capiva nulla.
Una sosta da Fausto Ciocca, il muratore. Due parole di Lorenzo T. e si caricò il furgone: cemento e mattonelle.
Sulla strada “del Vitelli” si tirò su un muro. Questione di venti minuti. Ci si mise pure il cartello PROPRIETA’ PRIVATA.
Adesso erano tutti cazzi del Padrone della Lazio.
Fece un casino, chiamò gli sbirri. Due carabinieri sudati vennero a vedere. Non ci potevano fare nulla: avevano ragione i vecchi. Quella era casa loro.
Al muro si misero i turni di guardia. Si fece festa.
Lorenzo tornò alle Cannelle col suo registratore. Era lui il Re.
Aveva chiuso gli occhi da dieci minuti, si godeva lo Scirocco.
La voce di Carlo fu un calcio nelle palle.
“Oh che tu fai ancora qua? C’è la convocazione straordinaria! Stavolta scoppia un casino!”
Lorenzo T. aveva voglia di dargli un cazzotto: “Icche c’è ora? Vitelli t’ha espropriato il cesso? Va a cacare in mare e lasciami in pace!”
Carlo non si scompose: “Ascolta, grullo…”
Accese il transistor che aveva in mano. Radio 1:
…la notizia è di questa mattina. In attesa del processo per i fatti di Piazza Fontana, la Procura di Catanzaro ha deciso di trasferire gli imputati GELO e LEONE all’Isola del Giglio. I due esponenti della destra extraparlamentare saranno sottoposti a domicilio coatto sull’isola dell’Arcipelago Toscano in attesa di giudizio. Il trasferimento avrà luogo nei prossimi giorni.
Lorenzo T. non trattenne la bestemmia.
L’Isola Prigione
Maggio 2005
Il Tizio accese due Marlboro. Ne passò una a Lorenzo T.: “Com’è ‘sta storia dell’Isola prigione?”
Lorenzo T. diede un’ampia boccata. Non fumava da dieci anni.
“Questa è terra di confino. Mica era un’isola, prima. Solo un sasso in mezzo al nulla dove rinchiudere i bambini cattivi. Dal 1863 al 1893 qua c’erano più delinquenti che civili.”
Il Tizio: “E poi?”
Lorenzo T.: “Ufficialmente la gente si ruppe le palle. Ma la cosa è continuata. Lo Stato ci aveva preso la mano. Le carceri costano troppo. Non sono sicure. Da qua non puoi scappare senza dare nell’occhio…”
Il Tizio si divertiva: “Alcatraz de noantri…”
Lorenzo T. si fece serio: “È così, c’è poco da ridere. Qua ci sono venuti i peggio in villeggiatura.”
Il Tizio: “Tipo?”
Lorenzo T.: “Tipo Cuccinella…”
Il Tizio: “Il braccio destro di Salvatore Giuliano?”
Lorenzo T.: “Proprio lui…
Arrivò qua dopo la morte del Bandito. Persona dimessa, siciliano D.O.C. Parlava poco, dormiva ai bagni pubblici, in una di quelle brandine che lo Stato ti rifilava se non potevi permetterti altro.”
Il Tizio: “Che fine ha fatto?”
Lorenzo T.: “Appena ha rimesso piede in continente l’hanno seccato. Il contratto era già firmato: gli uomini, l’artiglieria, ogni cosa… Ma qui non si poteva proprio fare. Logisticamente il Giglio è un casino.
Così si è fatto il suo gabbio da uomo. E quando è tornato a casa: BUM! BUM! E tanti saluti.”
Il Tizio: “Gabbio un cazzo! Qua sei in vacanza mentre gli altri marciscono dietro le sbarre…”
Lorenzo T.: “Mica tutti la pensavano così… Prendi Jack, per esempio.”
Il Tizio: “Jack?”
Lorenzo T.: “Jack lo Sfregiatore. Lo chiamavano così perché aveva sgozzato il padre e la madre. Un fottuto bagno di sangue.
Era la fine dei Settanta, le galere scoppiavano. Non c’era un buco libero e finì qua. Abitava al porto, proprio sopra la Maregiglio.
Domicilio coatto invece dell’ergastolo. Avrebbe dovuto fare i salti di gioia.
E invece soffriva come un cane.
Pareva essersi ambientato, ma mordeva continuamente il freno. Una volta lo ripescarono al largo del Saraceno. Su una barca a remi…”
Il Tizio: “Come Bisio in Mediterraneo?”
Lorenzo T.: “Qualcosa del genere…”
Il Tizio: “Che fine ha fatto?”
Lorenzo T.: “E chi lo sa? Se n’è andato.”
Il Tizio: “Scappato?”
Lorenzo T.: “È una bella storia. Me l’ha raccontata Fausto, il medico dell’isola. Jack si fa prenotare una visita dall’otorino, in continente. La visita è fissata per il giorno tale, e il mattino Fausto lo vede che carica una montagna di bauli sulla sua Mini color diarrea.
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