Mi sono ricreduto. Non c’è dubbio. Almeno in parte. Tempo fa avevo scritto su “Sherlock Magazine” che il libro Carne fresca di Stella Duffy, Marsilio 2006, non mi era piaciuto. Per niente. Avevo deciso, quindi (saggezza dei meno giovani), di non parlarne. Lo avrei ripreso in mano con più calma in una occasione successiva. Occasione che si è presentata quando ho iniziato anche la collaborazione a “Thriller Magazine” con questa rubrica sulle “Detective lady”. La quale detective è qui impersonata da Saz Martin.

Ma prima di avviare il solito discorso mi sono posto una domanda. Perché ad una prima lettura veloce non mi era piaciuto? Che cosa mi aveva colpito negativamente? Mi ricordo che avevo chiuso il libro con un senso di fastidio. Fastidio reso più acuto dalla presentazione in quarta pagina di Guido Calderon “ Tra le protagoniste del nuovo noir britannico, Stella Duffuy si segnala per la capacità di innovare la tradizione dell’hard boyled, innestando su un impianto di grande e sicura presa narrativa variazioni tutte moderne e sorprendenti”. Già quell’”innestando” mi dava sui nervi (non chiedetemi il motivo). Se poi per “variazioni tutte moderne e sorprendenti” si intendeva la sfilza di “cazzo” e roba simile che avevo incontrato pagina dopo pagina allora peggio ancora. Se invece le solite “variazioni” si riferivano più probabilmente al contenuto non c’era da stare allegri. Si trattava di storie familiari incasinate. Troppo incasinate. Almeno per il sottoscritto. Per di più legate a lesbiche e finocchi. Per dirla papale papale. Questo era quello che era stato detto nel mio inconscio. Fermi tutti. Lo so. Lo so.

Una cosa vomitevole. Puro istinto razzista. Da mettere alla forca (l’inconscio). Ma tant’è. Non posso barare con me stesso. E con chi mi segue. Ho riletto il libro con calma, con un certo distacco (scusatemi per il profluvio di “con”). Ed ecco quello che ne è venuto fuori.

Contenuto (sintesi estrema): si tratta di un parto particolare per cui Molly deve partorire un bambino di Saz nel senso che questa dona il suo ovulo a Molly fecondato dallo sperma di Chris (un amico di colore, gay). Poi ci sono due ricerche condotte da Saz sui genitori naturali di Chris e su quelli (sempre naturali) di Patrick Sweeney, figlio adottivo di Gerald Freeman che, guarda caso, si trova in una fotografia relativa al battesimo di Chris. Saz, attraverso questa indagine, scopre che alla fine degli anni sessanta esisteva un mercato di neonati venduti o regalati dopo avere fatto sapere alle madri che i loro figli erano morti. Non chiedetemi altro, per favore.

Protagonista Saz Martin: sempre in movimento la vediamo all’inizio correre sotto la pioggia (in seguito verremo a sapere anche la lunghezza del percorso: cinque chilometri), far cadere le chiavi di casa e dire “Merda, cazzo, merda, vaffanculo, cazzo” che mi hanno fatto venire in mente le citate “variazioni”. Poi le è caduto anche il walkman con il quale sta ascoltando “i lamenti di Neil Yuong”. Poco più sotto e nella pagina successiva e in quella successiva ancora il solito ritornello sull’”arnese” di riproduzione maschile. Ormai un dato sicuro. Linguaggio diretto. Esplicito. Senza tante manfrine. Sul fisico si viene a sapere che ha gli addominali scolpiti “contro le vecchie cicatrici delle ustioni che coprivano i muscoli ben delineati, il corpo pronto a reagire, preparato a qualunque mazzata stesse per piombarle addosso”. Di più niente da fare per dichiarazione della stessa autrice che l’ha voluto lasciare di proposito nel vago. Un po’ nervosetta “Con una sberla spense la segreteria, furiosa con Molly che non le aveva lasciato un messaggio completo…”. Anche in seguito “Saz fece una smorfia e con un calcio mandò all’aria alcune pagine”. Mentre l’aspetta va su e giù per le stanze della sua casa, lava i piatti, mette a posto i vestiti sparpagliati sul pavimento, dà un morso ad una brioche, controlla l’orologio al muro e quello al polso, telefona. Vuole un bambino a tutti i costi. Si rende conto della importanza e “bizzarria” di questo evento. Per essere meglio preparata a svolgere il proprio ruolo di “componente non gravido della coppia” annota mentalmente di cercare un po’ di padri con cui parlare. 

Accetta il mondo come è. Rivolta a Chris che ha delle perplessità che i genitori naturali che cerca siano bianchi “Capita che dei bianchi scopino con dei neri e nascano bambini neri. O mulatti. Di certo non bambini bianchi. E’ per questo che quegli imbecilli dei neonazisti non solo sono degli idioti completi, ma hanno anche sfortuna. Il mondo va così, comunque”. Bevicchia (ironico). In un incontro tra lei, Marc e Chris arriva (insieme a Chris) alla terza bottiglia di vino. E sputacchia (non ironico) nel bicchiere di vino. Molto rispettosa e sensibile verso la sua compagna “Stava sdraiata nel buio e nel silenzio, cercando in tutti i modi di non agitarsi e disturbare Molly, mentre aspettava che l’alcool bevuto quella sera facesse il suo effetto e le calmasse la mente irrequieta abbastanza da concederle un sonno ristoratore”. Oppure “Quando Saz entrò nel letto ormai dopo le due di notte si domandò se fosse giusto svegliare la sua compagna incinta per fare sesso nel bel mezzo della notte” ma desiste. Il suo amore per questa donna la porta ad un comportamento più maturo rispetto al passato “Quattro anni passati felicemente in coppia con Molly le avevano tolto qualsiasi desiderio di sperimentare le gioie di tirare l’alba girando per locali. L’idea di rivisitare la landa delle angosce esistenziali dei vent’anni popolata da una gioventù affamata di sesso, e di terminare la serata cercando di decifrare l’incoerenza delle proprie ciance da ubriaca, la riempiva di orrore che puzzava di vomito, con la colonna sonora di un tedio pericolosamente nostalgico”.
Ciò che le piace è “Crollare sul pavimento accanto alla sua innamorata e guardare tv spazzatura, mangiare groviera caldo e squagliato sul pane nero di segale, con senape extraforte, e mezza barretta di appiccicosa cioccolata di caramello, bere una o due bottiglie di vino ghiacciato scelto con cura e poi farsi una bella dormita di otto ore”. Va beh, de gustibus con quel che segue. Però quando ci dà sotto ci dà sotto davvero di brutto tanto “ da far arrabbiare sul serio il loro vicino di sopra”. Ha una visione “personale” degli avvocati: “paranoici ultrapedanti”, “dei poveri fissati” felici di incontrare “un viso giovane e vivace” che avrebbe portato un po’ di aria fresca “nelle loro vite altrimenti polverose”. Ecco come viene giudicata dai “normali”. L’impiegato “Dopo avere parlato sottovoce al telefono, guardò verso Saz e inarcò le sopracciglia per esprimere quanto trovasse sorprendente che l’avessero anche solo fatta entrare nell’edificio, e ancora di più il fatto che la sua titolare l’avrebbe ricevuta”. Ha una diffidenza innata verso i ricchi. Cerca di non giudicare ma i suoi tentativi sono “disastrosi”. Diretta, impulsiva. Spiccia, veloce nel fare le cose “In mezz’ora Saz si lavò, si vestì, lasciò un biglietto a Molly e prese un taxi per andare in città”. Poco portata per il mondo degli affari ma piuttosto informata su quelli scandalistici. Accenno alla sua infanzia disastrata “Non sapevo nulla quando avevo sedici anni, solo che odiavo i miei, odiavo mia sorella, e che sarei morta se non fossi andata a Londra nel giro di una settimana. E che nessuno mi avrebbe mai capita. O amata”.
Quando si accorge di sbagliare cerca di porvi rimedio. Soprattutto nel rapporto con gli altri. Comunque sia riesce a risolvere alla svelta il problema dei rimorsi. Caffè forte e cioccolata amara Hobnobs (?). All’occorrenza una sniffata di coca innaffiata con una bottiglia di vino. Per quanto riguarda la religione qualche concetto le è rimasto per via di una sorella maggiore che “aveva attraversato una fase di conversione” piuttosto breve dopodiché se ne era andata via di casa. Resistente. Dopo essere stata picchiata selvaggiamente “In quei momenti sapeva che doveva cercare di restare sveglia, che non doveva permettere a quella che, senza dubbio, era una commozione cerebrale fortissima di trasformarsi in qualcosa di peggio, cazzo, capiva le motivazioni mediche per restare coscienti nonostante il dolore”.

Conclusione: una riflessione sul personaggio ed una sul libro. Saz è un personaggio interessante, un miscuglio di volontà, di tenacia, di spregiudicatezza, di amore, ricca di sentimenti delicati, di passione. Una “creatura” vera, viva. La sua forza sta probabilmente “nei suoi limiti come investigatrice”. Non ha lampi di genio, né le si accende la lampadina al momento giusto. Non anticipa gli eventi e talvolta li subisce. Un po’ come la media dei lettori, suppongo. Per il resto, tenendo a bada il mio maledetto inconscio,  ho ancora qualche dubbio.

E’ vero, come ha scritto Carlo Oliva che la nostra Stella Duffy ha uno spiccato interesse per le “situazioni familiari anomale, che è da sempre uno dei pilastri del giallo classico”, ma quando si esagera si esagera. Insomma, per dirla con un proverbio “Il troppo stroppia”. E qui si è stroppiato.

 

Spazio libero

Ultimo avviso! E poi chi c’è c’è e chi un c’è un c’è. E’ in corso d’opera una antologia di racconti su “GialloScacchi” che vede impegnati noti scrittori e gli allievi della scuola di scrittura “Non esserci sarebbe un delitto” creata da Carlo Lucarelli, Sabina Marchesi e Mauro Smocovich. Coloro che vogliono maggiori informazioni devono scrivere a info@nonessercisarebbeundelitto.com. Per gli aspiranti scrittori una occasione da non perdere. Per gli scrittori già in evidenza una possibilità di riconferma. L’antologia verrà pubblicata dalle edizioni Ediscere di Verona.

 

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