Bello, elegante, pelo lungo di lepre marrone chiaro a tesa larga, con una piccola fascetta di pelle scura; Rebecca lo scelse subito dalla vetrina, un Borsalino non era certo un cappello qualunque, e Matteo ne desiderava uno da anni, un regalo perfetto quindi, un ultimo regalo e poi se ne sarebbe andata, lontano, dividendo per sempre le loro strade.
Uscì dal negozio tenendo in mano la grossa, inconfondibile scatola arancione che aveva personalizzato con un enorme nastro di velluto blu e si incamminò decisa per la galleria.
“Ciao doc”, disse appena Matteo rispose al cellulare, “…allora ci vediamo davanti alla clinica tra mezz’ora ok?”-
Matteo esitò “…senti… sei sicura che…”
“No. …ti prego”, lo interruppe lei, “abbiamo deciso…insieme…ti prego voglio che ci comportiamo bene, da persone amiche e civili …sai, ti ho anche preso un regalo, indovina…il Borsalino che volevi tanto…” aggiunse cercando di colorare di sorriso la voce.
“Un regalo? …perché?” osservò Matteo.
“Dai, è pur sempre Natale, no?” rispose lei, “ e poi con il cappello starai benissimo …ciao doc, ci vediamo dopo …e non fare tardi come al solito mi raccomando”.
Matteo invece fece tardi, come al solito, troppo tardi e non trovò nessuno.
Giacomo gli tolse la sigaretta dalle labbra e se l’accese lui: “allora? guarda che non ci credo proprio che vuoi rimanertene a casa da solo”.
Matteo tentò stancamente una replica ma non ne ebbe il tempo.
“Ma tu sei pazzo, l’ultima notte dell’anno, giovane, bello, pieno di donne disponibili, e lui cosa fa? Sta a casa da solo! …Tu o sei pazzo o mi nascondi qualcosa caro mio. ”.
A Matteo venne quasi da ridere, giovane tecnicamente non lo era più tanto o perlomeno quel giorno si sentiva buoni buoni un paio di secoli addosso, bello sì, forse lo era stato ma adesso era da almeno uno dei succitati secoli che non si guardava più allo specchio e francamente poco gliene importava, in quanto alle donne poi, beh, su quello poi Giacomo era il solito bastardo: cattivo, insensibile e totalmente privo di tatto come solo il tuo migliore amico può essere.
Era fatto così Giacomo, un’affilata e indispensabile spina nel fianco, di quelle che sì, forse a volte danno fastidio o fanno pure male, ma sono conficcate talmente nel profondo che ormai fanno parte di te, e a toglierle rischi di morire per emorragia.
Si alzò deciso dalla poltrona: “Ti ho detto che l’ultimo pensiero per me è dove passerò questa dannatissima notte, …e poi, sinceramente, cosa pensi che me ne possa fregare in questo momento?”
Giacomo non diede peso allo scatto energico e insofferente dell’amico e servendosi placido da bere continuò: “Proprio in questo momento, e proprio sinceramente, ti dico che devi uscire, distrarti, di-ver-tir.-ti! E poi dai, c’è la nuova lì…come si chiama? …ah, Maddalena, quella si vede a chilometri che ci sta …e non mi dire che non hai pensato al fascino che noi dottori siamo capaci di esercitare sulle nuove infermiere…eh eh”.
Matteo sembrò essersi perso, rapito per un momento lunghissimo dietro al filo sottilissimo dei suoi pensieri e senza distogliere lo sguardo da quel nulla riprese: “ Il fatto è che non capisco, va bene lasciarmi, ok, ma perché così? …io mi chiedo solo perché così?” “E’ vero sì, le cose andavano male già da un po’, siamo adulti e lo ammettiamo, è vero lo avevamo deciso insieme…quasi…è vero anche” aggiunse abbassando lievemente il tono della voce, “che nonostante tutto sapevo poco di lei, ma allora perché quella telefonata dico io …perché darmi un appuntamento, parlarmi anche di un regalo e poi…e poi non aspettarmi nemmeno!?!”-
Giacomo se ne stava appiattito in poltrona nascosto dietro un imperscrutabile silenzio, non parlava più, non insisteva più, Matteo aveva premuto di nuovo il tasto Rebecca e quello lo sapeva, era un tasto che faceva male davvero.
Rimasero qualche minuto come sospesi in una dimensione strana, come in un limbo attraversato da un leggero imbarazzo, quasi adolescenziale, come in uno di quei sonnolenti pomeriggi di giugno in cui si ha la sensazione così netta che il tempo si fermi di colpo, da riuscire quasi a vederne le tracce di polvere che si muovono piano nell’aria.
Fu Giacomo a spezzare il silenzio: “Fai come vuoi” disse alzandosi, “sappi solo che se non ci provi tu con Maddalena lo faccio io…”.
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