Saumlos è un villaggio dell’Assia dove si dipana un’inquietante storia noir scritta dal berlinese Peter O. Chotjewitz, traduttore tedesco di Dario Fo, oltre che giornalista e autore teatrale, e buon conoscitore della cultura di casa nostra. E veste proprio l’abito del giornalista il suo personaggio Erich Plauth, costretto a fermarsi per alcuni giorni a causa di un guasto alla macchina a Saumlos, il paesino dove è nato e dove ha trascorso la sua infanzia. Ed è proprio in questa sua breve permanenza nella cittadina di Saumlos che Plauth inciampa, quasi spinto da un istintivo obbligo professionale, in un’indagine sulla morte di Gutberlet, il figlio di un commerciante ebreo ucciso e derubato di un’ingente somma nel 1938. La storia che ne segue si snoda attraverso il canale classico del noir che si agita nel pantano delle piccole comunità, nell’ambiente a volte gretto della campagna, tra silenzio, omertà, vecchi rancori che il tempo non ha mai sopito, misteriose verità che riemergono come spurgo sull’acqua di un fiume. Ambienti narrativi e dimensioni popolari nei quali autori tedeschi e francesi si muovono come pesci nell’acqua esprimendo il meglio della loro genialità e della loro capacità di cogliere sfumature di natura sociologica. In Saumlos Chotjewitz riesplora la funzione della memoria, rifiuta la negazione come soglia di sopravvivenza, e la logica forsennata del “…ci si aiuta a vicenda”. Ed esplode anche il tema dell’antisemitismo, il tema dell’ebreo messo all’indice negli anni bui dell’Europa del secolo scorso: “Quando abbiano bruciato la sinagoga non si è mai saputo, fino ad oggi nessuno ha mai rivelato chi fu il responsabile.” Saumlos è un noir pervaso dal gelo della storia attorno cui si sviluppa, ma altresì ricco di un calore letterario che trova nello stile del suo autore un rigore descrittivo e un’asciuttezza di rara capacità comunicativa. Una preziosa testimonianza di come un piccolo editore come Noubs possa portare sul mercato un grande libro.