Lindsay Boxer
“All’inizio ho pensato che fosse uno scherzo con l’adrenalina della protagonista, il detective tenente della polizia di San Francisco Lindsay Boxer, che andava sempre alle stelle o a mille e il suo cuore che batteva all’impazzata o comunque ancora a mille e quei capitoletti smozzicati e quelle frasette stereotipate (scende un silenzio di tomba e la giornata è talmente bella che sembra disegnata da un bambino) e tutti quei punti esclamativi che quasi riempivano una pagina. Poi, quando ho incontrato il Guardone, il Cercatore e la Verità ho pensato di trovarmi di fronte a una caricatura, a una specie di parodia del giallo che va tanto di moda con i suoi tic e le sue manie. Finalmente, mi sono detto, qualcuno che cerca di scardinare l’aspetto serioso del thriller. Ci voleva. Andando ancora avanti con l’animo sospeso di chi si sente per la prima volta in un territorio diverso dal solito mi sono imbattuto nel classico processo, lungo che non vi dico, scritto espressamente come peana alla giustizia americana (e ci va anche di rima) che non si fa condizionare da nessuno. Nemmeno se questo nessuno è un ragazzo reso disabile (respira con l’aiuto di una macchina) da un colpo di pistola della solita protagonista che, naturalmente, ha sparato per legittima difesa. A questo punto ho riletto il nome dell’autore, messo gagliardamente in evidenza sulla copertina del libro Le donne del club omicidi pubblicato fresco fresco dalla Longanesi: James Patterson. Sì, proprio James Patterson creatore dello psicologo Alex Gross cacciatore di serial killer interpretato magnificamente sul grande schermo da Morgan Freeman (Il collezionista e Nella morsa del ragno). Una garanzia. Andiamo avanti, mi sono detto. E’ chiaro che mi sbaglio. Ho le traveggole. Capirò tutto alla fine del libro. Ma prima di dirvi che cosa ho capito vediamo un po’ di riassumere.
Il personaggio principale Lindsay Boxer racconta in prima persona. Siamo a San Francisco. Giovani torturati e uccisi, folgorati nella vasca da bagno. Lindsay in uno scontro a fuoco uccide uno dei sospettati dei delitti, la sorella (la quale, invece di buttare l’arma, grida “Ma va’ a cagare!”) e rende inabile l’altro, il fratello. Poiché ha bevuto un paio di aperitivi e non sembra essersi attenuta alle regole, viene citata in tribunale dal padre del ragazzo e sospesa dal servizio. Poi vengono sgozzate e frustate (notate bene) sulle natiche tre coppie di sposi: i coniugi Daltry, O’Malley e Sarducci. Questi episodi richiamano alla mente un altro episodio simile del passato di un ragazzo mai identificato che aveva subito la stessa sorte (sgozzato e frustato, sempre sulle natiche) dieci anni prima. Lindsay va a vivere nella casa di sua sorella insieme al cane Martha e al maialino Penelope. Si porta dietro cinque o sei libri, alcune videocassette di vecchie commedie hollywoodiane e una chitarra. Durante il tragitto compra una vecchia macchina (tanto per gradire), una Pontiac Bonneville dell’81 color bronzo dal meccanico Keith che le fa la corte. Ma lei, pur essendo divorziata, ha una bella storia con Joe. Non ci sta. A questo punto arrivano, come ho già detto, il Guardone, il Cercatore e la Verità che guardano, appunto, e uccidono tagliando gole e frustando le vittime sulle natiche, secondo l’anatomopatologo Bill Ramos (notate bene) nella frazione di tempo intercorsa fra il momento in cui vengono sgozzati e il decesso (e non prima). Siccome questa Lindsay è una rompiscatole e non vuole stare un attimo ferma le sparano mentre è in casa per farla impaurire. Così impara. Poi c’è Dennis Agnew, ovvero Randy Long, un ex attore porno che le dà fastidio e che sembra essere proprio uno dei colpevoli di questi efferatissimi delitti. Poi Lindsay si trasferisce insieme con Martha a casa di Yuki Castellano, sua amica e avvocato. Poi c’è il processo, già citato, che va da pagina 127 a pagina 225 che può essere benissimo staccato dal contesto dato che ha il solo scopo di fare una smaccata sviolinata al sistema giudiziario e alla giuria americani. Poi finalmente il Guardone, il Cercatore e la Verità vengono scoperti, hanno un nome e un cognome e spiegano al lettore il motivo dei loro trucidi misfatti. Ho dimenticato di citare la giornalista Cindy Thomas e il medico legale Claire Washburn, altre due amiche di Lindsay che, insieme alla Castellano si ritrovano alcune volte a mangiare e sbevuzzare insieme. Oltre che parlicchiare di questi avvenimenti.
Alla fine ho pulito con cura gli occhiali (anche se non ce n’era bisogno) e ho dato un ulteriore sguardo, questa volta più intenso, alla copertina per rileggere il nome dell’autore che vi campeggia a lettere cubitali di fuoco (infatti sono rosse). Non avevo sbagliato. Era lo stesso di prima: James Patterson. Proprio James Patterson. Un pasticcio, mi sono detto, proprio un bel pasticcio. Anzi, no. Un brutto pasticcio. Ma brutto davvero. Sarà un successone.”
Ecco quello che avevo scritto per “Sherlock Magazine” quando è uscito il libro. Sinceramente non mi sento di cambiare una virgola anche se capisco di andare contro un affermato scrittore. Questa volta aggiungerò solo alcuni particolari sulla nostra poliziotta Lindsay Boxer che sono necessari per questa rubrica.
Intanto non si è ancora abituata alla morte di ragazzi così giovani. Ce la mette tutta nel suo lavoro. Soprattutto in questo caso specifico “Ormai era una questione personale: volevo trovare il bastardo che ammazzava ragazzini fulminandoli nella vasca da bagno”. Li ripensa anche quando va al Susie’s,”un ristorante luminoso e pieno di colori, specializzato in cucina caraibica” per trovare le sue amiche del “Club omicidi”. Più precisamente Claire, Cindy e Jill. La giornalista Jill purtroppo è stata uccisa qualche mese prima. Brindano alla sua memoria con quattro bicchieri di margarita. Lavora in coppia con l’ispettore Warren Jacobi. Come ho già detto ha l’adrenalina alle stelle che rende ancora più alta con qualche “Merda!” ben assestato aiutata dall’esperto Jacobi. Si incavola facilmente ma l’istinto di aiutare non le manca. Ottima tiratrice “Si sa che colpire il bersaglio con una pistola è difficilissimo, ma io avevo fatto scuola di tiro”. E colpisce. In seguito si rende conto di avere sbagliato. Almeno in parte. Jakobi “E abbiamo fatto una cazzata. La prossima volta usiamo il cervello, invece che il cuore”. Lindsay “Aveva ragione, naturalmente. Annuii, riflettendo che forse non mi sarei mai più sentita a mio agio con una pistola in mano, forse avrei esitato nel momento più sbagliato…Avrei mai più agito d’istinto?”. Ha una sorella Cat, divorziata con due figlie. Canta piuttosto bene e suona la chitarra. Da piccola la chiamavano “Hit Parade” e faceva parte della “Oll girl band”. E’ impaurita e terrorizzata per il processo intentato contro di lei e nello stesso tempo si sente “vittima di una profonda ingiustizia”. Alla fine scioglie la tensione in un pianto liberatorio. Ma nel silenzio del suo appartamento ritorna la crisi. Si sente come un nuotatore che si è spinto troppo al largo e incomincia ad essere stanco. Amica del cuore Martha, una cagnetta. Ad ogni piè sospinto scioccata, impallidita, impaurita, addolorata, furibonda e via dicendo. E naturalmente incubi. Amante di vecchie commedie hollywoodiane come “Susanna” con l’attore Cary Grant. Ha una bella relazione con Joe “Quella con Joe non era soltanto una storia di sesso. Era un uomo troppo sincero e profondo perché potessi considerarlo una semplice avventura”. Passionale il giusto. Gelati preferiti: Cherry Garcia e Chunky Monkey. Quando c’è da ficcare il naso senza l’autorizzazione ce lo ficca. Infanzia (come al solito) disgraziata “Quell’accenno al disagio mi fece scattare un pensiero nella testa. Mi rividi bambina, sbattuta contro il comò di camera mia da mio padre, che se andava urlandomi di non osare mai più rispondergli così”. Durante la permanenza in casa di sua sorella scopre che le piacciono i bambini “Mi vedevo già in una bella casa con Joe e mia figlia”. Quando è alla guida e deve rincorrere qualcuno non scherza. E fa piazza pulita di quello che trova.
Caro Patterson, aridacce Alex Gross!
Spazio libero
Contemporaneamente al libro di cui sopra stavo leggendo (di solito ho sempre tre o quattro libri sotto mano. Il solito “fissato”…) anche un curioso racconto di Aleksander Wat “Lucifero disoccupato”, Salerno editrice 1994, nel quale il povero diavolo (è proprio il caso di dirlo) di Lucifero viene sulla terra per trovare lavoro con un ottimismo mal ripagato. Perché in realtà gli uomini ormai sanno fare tutto e non hanno più bisogno di lui. Nemmeno per fare le guerre pur essendo egli “maestro d’inganno e di tradimento”. Non gli resta che il suicidio. Ma, purtroppo, non può mettere in pratica nemmeno questo gesto estremo …
Leggendo questo racconto mi è venuto in mente se il nostro Lucifero potesse trovare spazio fra gli scrittori di gialli. Sono una persona sensibile. Se c’è da aiutare qualcuno lo faccio di cuore. Con la sua diabolica fantasia avrebbe certo portato qualcosa di nuovo e terribile nel mondo tragico del Thriller…Poi, però, ho ripensato a tutti (o quasi) i libri che avevo letto. Tra cui anche l’ultimo. E mi sono convinto che per lui non c’è posto nemmeno qui.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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