Sarà pure vero, per alcuni almeno, che “ogni lasciata è persa”, ma nel caso de I segni del male (Stephen Hopkins alla regia) non vale. Meglio lasciare, visto che c’è poco da vedere, poco da sentire, pochissimo che abbia la benché minima speranza di lasciare una traccia nella memoria. Le dieci piaghe bibliche (acqua mutata in sangue, rane, zanzare, mosche, morte del bestiame, ulcere, grandine, locuste, tenebre, morte dei primogeniti) come pretestuoso pretesto per il solito conflitto scienza vs paranormale. All’inizio la prima appare in grado di far fronte a ciò che sta accadendo e che non trova al momento spiegazione se non in una riedizione del Male in grande stile, alla fine sempre la prima sarà suo malgrado costretta a farsi da parte lasciando all’imperscrutabile (fede?) quanto di imperscrutabile c’è. In mezzo al conflitto effetti speciali niente di che (qua le rane saranno dieci, in Magnolia erano 300, pessimo film tra l’altro…) e pure recitazioni niente di che, compresa Lady Oscar Hilary Swank. A seguire cattivi camuffati da buoni e buoni da cattivi. Particina per Stephen Rea nei panni di tale padre Costigan ma che nel doppiaggio diventa ”Carras” (presumibilmente scritto Karras…). Capito la citazione…?