Martedì 18 gennaio ha esordito su RaiDue una nuova serie poliziesca, Il capitano che, maliziosamente, si è collocata nel palinsesto, almeno all’inizio, in parziale sovrapposizione con RIS – Delitti imperfetti in onda su Canale 5. I primi due episodi sono infatti stati programmati il martedì e il mercoledì: e il 19 gennaio le due serie si sono sfidate ad armi pari.
A uno sguardo superficiale molti sono gli elementi che le differenziano.
Innanzi tutto Il capitano propone sei storie da 100-110’ a differenza di RIS – Delitti imperfetti che dimezza il minutaggio, ma raddoppia gli appuntamenti.
La collocazione nel palinsesto poi è asimmetrica: il primo va in onda su RaiDue, che ha come referente/rivale, in campo Mediaset, Italia Uno; il secondo invece viene trasmesso sull’ammiraglia berlusconiana, Canale 5. D’altra parte quest’ultima serie punta su una variante della classica inchiesta dei Carabinieri, da anni sbarcati con successo sul teleschermo in entrambi i network; la Rai invece sembra voler scommettere sull’appeal poliziesco di una forza dell’ordine, la Guardia di Finanza, che, oltre a non entusiasmare la fantasia dello spettatore medio (tutti noi associamo quel corpo agli accertamenti fiscali), non ha mai avuto posto e successo in tv: se si eccettua uno sfortunato tentativo nel lontanissimo 1974 quando andarono in onda sei puntate della serie Nucleo Centrale Investigativo; la serie gemella dedicata alla polizia, però, Qui Squadra Mobile ebbe indici di ascolto e gradimento altissimi e ne fu programmata una seconda. NCI invece scomparve ben presto nell’oblio (e solo venerdì 21 gennaio di quest’anno, in piena notte, RaiUno ne ha proposto un episodio, come reperto archeologico).
Come se non bastasse infine le storie del nostro capitano sono più tradizionali e meno asettiche di quelle dei colleghi televisivi del RIS, con più azione e inseguimenti e meno spiegamento di mezzi tecnologici.
Eppure…
Eppure il dato Auditel di mercoledì 19 gennaio, giorno dell’”epico” scontro, ci dice, stando alle informazione giornalistiche, che tra le due serie c’è stato un sostanziale pareggio: vuoi vedere che il pubblico, nonostante le differenze poc’anzi accennate, alla fine ha percepito molte maggiori analogie e si è equamente diviso tra due prodotti grosso modo equivalenti?
Vediamo un po’.
In effetti anche Il capitano attinge a piene mani, forse più del rivale, alla collaudata formula “giallo + commedia (all’italiana)”.
Anche qui a capo della squadra c’è un capitano, Giulio Traversari, interpretato da Alessandro Preziosi, un attore bello, doverosamente tenebroso, con un curriculum dalle parti di Rivombrosa anche se magari non eccessivamente espressivo; anche qui il suo gruppo è formato da tre uomini (di cui uno sciupafemmine, il maresciallo Iannone) e una donna, la tenentina Margherita Passanti (l’attrice Gabriella Pession), peraltro assai più vivace sentimentalmente della sua collega del RIS; il solito capo che talvolta è d’aiuto e in certi casi d’impiccio; personaggi di contorno che, guarda caso, arrivano al coma o quasi, ma si risvegliano con una collaudata tecnica da soap-opera americana o da Incantesimo italiano.
Anche i singoli casi sono ispirati alla cronaca criminale del nostro paese, ma doverosamente sterilizzata, romanzata e anche folklorizzata (se ci permettete il neologismo) per risultare appetibile in prima serata a un pubblico che si presume indifferenziato per età e sesso.
Alla fine però si esce con il fastidioso sospetto, sorto anche con RIS – Delitti imperfetti a onor del vero, che il legame con l’attualità non sia il pretesto per creare la serie, ma viceversa: la collaborazione della produzione con la Guardia di Finanza, infatti, come in altre occasioni, finirà infatti per risolversi in un gigantesco spot a favore del corpo.
Non abbiamo nulla in contrario, ma almeno potevano dircelo; e scrivere sul “sottopancia”: “messaggio promozionale”.
Voto 6+
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