La tv dei ragazzi
La magia la fanno i colori, cancellando il resto: la sbucciatura al ginocchio che gli brucia da ieri, il negozio, la strada fuori dalla vetrina, e il caldo, che nella sua città si sente anche d'inverno.
È la prima volta che Giovanni ne vede una. Ne ha sentito parlare, ma guardarla da vicino è tutta un'altra cosa.
Così se ne sta in piedi davanti allo scaffale, il naso all'insù, a fissare quel gioco che non finisce mai. Pensa: come avranno fatto a metterci i colori, lì dentro? Chissà se spaccandola, quella scatola magica, gli azzurri, i gialli e i verdi spruzzano fuori. Chissà se si può rubarne un pezzetto, anche minuscolo, e poi guardarlo al buio.
Muove la mano in controluce e le dita si trasformano in una farfalla bianca.
Ah, questa scatola che brilla è proprio l'originale, non il pezzo di vetro che vendono nell'ultima pagina del fotoromanzo di mamma: «mettilo davanti al tuo apparecchio e vivi l'emozione a casa tua». Quello, come direbbe papà, è un culo di bottiglia
Invece nel chiarore che Giovanni sta guardando ci si può bagnare. Sprofondarci dentro, sparire. Le immagini sono mute, ma che importanza ha?
Piacerebbe pure alla mamma, quella scatola.
Ecco che cosa può dire Giovanni: "alla mamma piacerebbe."
"L'emozione di un vero tv color. A casa tua."
Suo padre e il proprietario del negozio si stanno osservando. Papà studia il venditore e quell'altro cerca di capire che cosa ci sarà mai da studiare. Ma forse, riflette Giovanni, papà sta solo pensando ai fatti suoi e ha fretta di riprendere il solito giro.
Si avvicina di più allo scaffale.
Sullo schermo è spuntata la famiglia in pigiama, mamma, padre e bambino che saltano su un materasso, tutti insieme. Li conosce: lui li chiama i bidibodibù. Però chi lo sapeva che il babbo dei bidibodibù ha i capelli e la barba rossi?
Giovanni lo vuole. Vuole, vuole, vuole un televisore a colori.
Da qualche parte ha letto che entro il '78 ce l'avranno tutti, per i mondiali di calcio.
"Ci sono i mondiali, papà. E questa scatola è la cosa più bella che io..."
È la cosa più bella che Giovanni abbia mai visto, quella scatola, e ne ha bisogno, subito, adesso. Perché quando stacca lo sguardo dallo schermo e lo rivolge all'esterno del negozio, verso la linea sporca della strada, è come se gli si strappasse qualcosa nel petto.
Suo padre e il venditore si voltano verso di lui. Interrompono una conversazione fatta di lunghe pause e poche cose da dirsi.
Il negoziante sorride. Papà scuote il capo, non ricambia il sorriso.
Giovanni spera ancora. Trattiene il fiato.
Al venditore, suo padre domanda quanto dura un televisore come quello...
"Dura, papà."
... se ne vale la pena, se non c'è la fregatura e se i colori non stingono dopo due giorni che ce l'hai a casa.
Chi gli garantisce che non andrà così?
- Lei scherza, - dice il negoziante.
"Ma scherzi, papà?"
Suo padre si avvicina al venditore. È come se lo annusasse, lo guarda dritto negli occhi.
Giovanni sa già che cosa succede quando suo padre guarda qualcuno in quel modo.
Al negoziante farà un nome sottovoce. O forse stavolta sta dicendo un cognome, sta indicando una strada o un bar. Per capire se possono mettersi d'accordo.
Il venditore non risponde. Lo fissa con l'espressione di chi invece non ha capito proprio niente.
Poco dopo, in macchina, Giovanni comincia.
Gli chiede perché i dolci sì, il pesce pure e il televisore a colori no.
Papà finge di non sentire.
Giovanni allora se ne sta zitto. Gli si sono inumiditi gli occhi.
- Tu vuoi tutto e subito, - dice poi suo padre. - Fai finta che non l'hai mai visto quel televisore. Così te lo dimentichi. Sapessi quante volte ho dovuto scordarmele, io, le cose che ho visto. Quelle che mi piacevano e quelle che non mi piacevano per niente. Che fai, non parli più?
Giovanni fa di no con la testa. - Meglio così. A parlare poco non si sbaglia mai.
Giovanni fissa con ostinazione fuori dal finestrino. Quel discorso lo ha sentito tante volte.
- La lingua non ha ossa, ma le spezza le ossa. Le parole hanno un peso, e tanti di quei significati che un bambino come te manco se li immagina. Quindi un vero uomo che fa?
Silenzio. Suo padre non molla.
- Alle cose che non può avere non ci pensa più, e deve parlare solo quando...
Giovanni non resiste. L'immagine che suo padre gli propone lo fa ridere ogni volta:
- ... quando piscia la gallina.
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