Io e Yvonne è uno dei primi volumi che la casa editrice Dario Flaccovio pubblica nella nuova collana Gialloteca nell’ottobre del 2003.
E’ un libro che nasce da un’esperienza particolare ed assolutamente originale. I suoi autori, infatti, si conoscono su un new group in internet e decidono, quasi per caso, di scrivere un romanzo a 4 mani: così nasce Io e Yvonne.
Rasi e Villa compongono l’opera via e-mail, senza conoscersi, solo attraverso uno scambio costante attraverso la posta elettronica. Questa metodologia di lavoro potrebbe far pensare ad un risultato poco omogeneo o discontinuo, in realtà il risultato è un romanzo perfettamente orchestrato, interessante, ricco di colpi di scena e di sorprese.
Mimì La Torre è un investigatore privato, la cui vita viene sconvolta dall’incontro con Yvonne, una prostituta bambina di quattordici anni. Le esistenze dei due si intrecciano in modo indissolubile: Mimì vede in Yvonne la figlia che non ha mai avuto e Yvonne trova in Mimì la possibilità per una vita diversa da quella che è sempre stata costretta a condurre.
Purtroppo, però, le cose non sono così semplici e i due protagonisti si trovano a scontrarsi con un’organizzazione criminale molto potente, trovandosi a dover lottare per la loro stessa sopravvivenza.
Entrano così in gioco il commissario Graganti, amico di Mimì, i servizi segreti, Boris, piccolo criminale informatore del nostro investigatore, la ABA, grossa multinazionale…
Il lettore si trova completamente coinvolto nel turbinio di eventi che colpisce i personaggi, senza capire, fino alla fine, chi siano i buoni e chi i cattivi.
Gli autori sono davvero bravi nel tenere le fila del racconto, costruendo una trama in cui i vari elementi vanno a formare un quadro d’insieme che si chiarisce poco alla volta davanti agli occhi del lettore, senza mai lasciarsi sfuggire alcun elemento, in modo che nulla resti in sospeso o inspiegato. Questo è sicuramente un grande pregio, perché la difficoltà di scrivere un romanzo giallo o noir è proprio quella di riuscire a gestire la storia con logica e inventiva, senza però togliere al lettore il gusto della suspance e senza lasciare nulla al caso.
Un altro aspetto interessante del romanzo sono le atmosfere che esso ci fa respirare, varie e diverse, proprio perché varie e diverse sono le componenti in esso contenute: Boris ci riporta alla Sicilia, con la sua parlata in stretto dialetto; Frankie, il maestro di Mimì, all’America di alcuni film anni ’80; le avventure dei protagonisti ricordano atmosfere da ambienti di gangster e malavitosi…
In generale, a questo primo libro dei due autori esordienti non manca proprio nulla per essere considerato il primo di una serie di opere di successo.
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