Quando ha iniziato a scrivere?

Quando avevo cinque anni circa. Io ero dislessica quindi nessuno riusciva a leggere ciò che scrivevo, pertanto quando avevo cinque anni e mezzo sembrava che la mia carriera di scrittrice fosse finita. Poi quando ho iniziato a fare l’attrice ho scoperto di avere una particolare capacità: che se qualcuno mi leggeva ad alta voce una sceneggiatura, riuscivo facilmente a ricordare pressochè ogni parola.

Infatti spesse volte chi soffre di dislessia tende a sviluppare molto bene la memoria, questo per evitare situazioni spiacevoli ed imbarazzanti perchè chi è dislessico non vuole far sapere agli altri che non è in grado di leggere.

Una volta che si supera questo complesso uno scopre di avere altre qualità: infatti ho iniziato a scrivere. Però molto presto mi sono accorta che non era il caso di far leggere a chiunque quello che io avevo scritto prima che non l’avessi riveduto io per bene; per esempio in un thriller che avevo scritto, un elemento molto importante era una ricevuta di un monte di pegni, io però al posto di pegno avevo scritto “porno”, e tutti l’hanno trovato molto divertente ma così la frase perdeva ogni importanza. Ora ho un assistente che non fa altro che correggere le mie bozze.

Nel suo percorso formativo, nella famiglia, negli studi è stata ostacolata dal fatto di essere donna?

Sì. Però come scrittrice di romanzi direi che è il contrario, ci sono infatti più scrittrici donne di grande successo nel campo dei thriller perchè sembra che ci sia quasi una attrazione fatale tra la donna e il thriller.

A partire da Agatha Christie ci sono diverse donne veramente importanti in questo genere, e per di più curiosamente sono soprattutto donne le lettrici di questo genere.

Invece per quanto riguarda l’attività di scrivere sceneggiature televisive e cinematografiche vale il contrario. Io sono la sceneggiatrice donna di maggior successo, almeno in Inghilterra, se avessi un corrispondente di sesso maschile, avrebbe forse il doppio del rispetto che ottengo io. In Inghilterra tendono a trattare una persona così prolifica come me ma donna con un certo disdegno. Invece un uomo che mi corrispondesse sarebbe celebrato e gli sarebbero riconosciuti successi artistici di ogni genere, mentre per me non ci si rivolge mai con lo stesso rispetto e stima, mi guardano ogni volta come se fossi una sorpresa: una strana creatura.

Quali sono state le sue letture formative? E Attualmente gli autori preferiti? Film?

Da bambina proprio a causa della dislessia non sono stata una lettrice appassionata, però avevo una passione per Al Capone e mi piacevano in Tv la serie degli Intoccabili. Il primo libro di cui ho memoria erano le favole di Balzac: mi piacevano soprattutto storie con immagini molto spaventose. E anche le favole di Grimm, io ho sempre amato le favole. Invece adesso, in verità, leggo principalmente per motivi di ricerca.

Pertanto se sto scrivendo una sceneggiatura leggo tutto quanto in merito a quell’argomento.

Quando o come le è nata la passione per il teatro?

E’ una cosa su cui ho riflettuto molto: avessi chiesto ai miei genitori se avrei mai fatto l’attrice un giorno, mi avrebbero detto “si” senza dubbio perchè io facevo degli spettacolini a casa, tiravo le tende, le aprivo ed entravo in scena, quindi per i miei genitori sarebbe stato un evento ovvio. Però nessuno della mia famiglia aveva legami con il teatro.

Poi sono rimasta affascinata da un insegnante di fonetica perchè tra l’altro balbettavo e forse grazie alla sua influenza sono diventata attrice. Vengo da una famiglia semplice che non aveva mai sentito parlare della Royal Academy of Dramatic Art (RADA). Mio padre forse aveva l’impressione che si trattasse di un pub. Per seguire i corsi si doveva andare a Londra, dare un esame di ammissione, però la cosa positiva fu che la mia famiglia non mi ha mai ostacolato e quindi mi hanno permesso di seguire la strada che volevo io. Quindi mi iscrissi alla RADA. Preciso che non sono nata con l’ossessione di fare l’attrice e tra l’altro dopo aver scritto la mia prima sceneggiatura non ho più recitato come attrice.

E quando ha scoperto che poteva scrivere sceneggiature per il teatro o per la televisione?

Io avevo la parte di protagonista in un telefilm, che però era scritto talmente male che chiesi al produttore se magari potevo dargli io qualche idea e lui rispose affermativamente. Così a casa iniziai a scrivere e mandai le mie proposte che furono tutte rifiutate. Però su una delle mie proposte che si chiamava The Vedow (Le vedove) qualcuno aveva scritto “questo è brillante”. Chissà chi lo aveva scritto, forse era l’uomo delle pulizie. Non so. Allora io mi sono data da fare, ho riscritto la sceneggiatura e l’ho inviata ad un altra casa produttrice e loro mi invitarono ad andarli a trovare, mi conoscevano bene come attrice ma non avevano mai visto il nome La Plante su una sceneggiatura, anzi credevano che fosse uno pseudonimo e quando sono entrata nell’ufficio rimasero molto sorpresi. Però c’è anche un pizzico di fortuna un tutta questa storia, perchè all’epoca questa casa produttrice stava proprio cercando sceneggiature che si concentrassero su di una donna protagonista.

Perciò diciamo che il mio lavoro era finito sul tavolo giusto al momento giusto. E visto che si trattava di un telefilm per un totale di sei ore, mi invitarono a scrivere una sceneggiatura di un’ora. E se avessi avuto successo mi avrebbero tenuto per tutta la serie. In caso contrario avrebbero cercato un altro. Invece andò bene e per la prima volta comparvero in Tv quattro telefilm con quattro donne protagoniste, mai conosciute prima ed il tutto ebbe grande successo. E questo è stato l’inizio della mia carriera, le figure delle quattro protagoniste erano basate su me stessa perchè contavo di recitarle io, ma poi ho ritoccato così tanto il personaggio che alla fine non mi stava più bene

E dopo questo come è passata a scrivere thriller?

In pratica perchè me lo hanno chiesto, a dir la verità, proprio per essere onesti, se qualcuno mi avesse chiesto di scrivere un libro di cucina avrei ugualmente detto di si!!

Il suo cognome. La Plante che origini ha? Non ci sembra molto comune in Inghilterra in particolare quel prefisso “La”.

Era in realtà il cognome del mio ex-marito, ed era un cognome olandese, che ha anche subìto delle modifiche quando la famiglia di mio marito si trasferì a Los Angeles in quanto sua zia era anche lei attrice e cambiò il cognome in “La Plante”. Ribadisco che non è un cognome inglese ed è la cosa migliore che mi ha lasciato mio marito. Quando abbiamo divorziato ha cercato di riprendere indietro il cognome ma io non l’ho permesso.

Quanto c’è di lei nelle varie figure delle protagoniste?

Ma diciamo che ogni scrittore ha la tendenza a basare i personaggi su se stesso, e sicuramente l’aspetto più importante dei personaggi è che ci riverso il mio umorismo, spesse volte ci vedo anche il mio rapporto emotivo con gli altri, forse anche la compassione.

Abbiamo letto con estremo piacere alcuni suoi thriller pubblicati dalla Garzanti da cui emerge una conoscenza veramente approfondita del modo di agire della polizia (in particolare nei due romanzi che hanno come protagonista Anna Travis). Queste conoscenze, questi modi dove li ha appresi?

La polizia, molto gentilmente, mi fornisce i vari dettagli che mi servono.

Io da molti anni ho dei contatti all’interno della polizia, medicina legale, scientifica ecc. e quando ho terminato di scrivere la prima bozza, io ne distribuisco varie copie agli assistenti e loro aggiungono le loro note o correzioni. C’e’ sempre un doppio controllo sull’esattezza di ogni dettaglio.

Ci agganciamo allora a questa interessante risposta per avere la conferma se esistono veramente nella storia criminale dei “copycat”?

Si assolutamente e ce ne sono molti anche. Per fare un esempio nella storia criminale inglese ci sono ben tre Jack lo Squartatore

Anna Travis avrà altre avventure?

Certamente!!

Come procede quando si mette a tavolino a scrivere un nuovo romanzo?

Proprio perchè sono una autrice molto prolifica ed alle volte mi trovo a seguire due o tre progetti contemporaneamente, per scrivere non posso lavorare in casa, ne devo uscire e così mi reco a New York perchè li non c’e’ l’ufficio che mi cerca, non ci sono impegni che magari riguardano la scelta degli attori per il casting ecc..

Mi isolo da tutto e da tutti e non faccio che scrivere, a volte scrivo dalle sei di mattina alle dieci di sera, mentre scrivo non voglio sentire rumori. Non so se sarei così rilassata come scrittrice se non avessi una stanza, un luogo riservato, perchè praticamente non devo pensare ad altro, mi devo sedere alla scrivania, accendere il pc e riprendere a scrivere esattamente dal punto del giorno prima. La cosa mi prende totalmente e non lo potrei fare se dovessi occuparmi anche di altre cose. Qualcuno ha detto che quando mi vede scrivere è come osservare una pazza perchè parlo ad alta voce, a volte rido, mi commuovo. E’ un fenomeno molto strano perchè mi immergo totalmente all’interno della trama e dei personaggi e se venissi disturbata perderei sicuramente il filo.

Molti nostri lettori amano (ovviamente) leggere, ma anche scrivere. Lei che consiglio darebbe a chi volesse cominciare?

Non fare leggere nulla alla famiglia, è tutto vostro questo lavoro, e non bisogna aver paura di continuare. Spesse volte i principianti continuano a fare e rifare il primo capoverso perchè non gli sembra perfetto, io consiglio di non pensare alla perfezione ma di continuare a scrivere, di finire prima il romanzo e poi eventualmente ricominciare da capo e fare una seria revisione.