Stazione di Milano Centrale

Scendo dall’Intercity Reggio Calabria-Milano con uno strano senso di spossatezza: guardo la gente scendere dai binari, camminare e correre a testa bassa verso chissà dove, sussurrare e urlare nei loro telefonini a chissà chi, pensare a chissà che cosa. Il mio cervello, o forse la mia anima, si scontra con questa frenesia di corpi e pensieri, ne resto scosso, come impietrito di fronte a tale concentrazione di umanità.

Scuoto la testa.

Sono solo rincoglionito dal viaggio.

Questa volta devo torchiare Tecla Dozio. Gestisce La Sherlockiana, la libreria simbolo del giallo/noir italiano, punto di ritrovo di molti scrittori e appassionati, oltre ad occuparsi del citato genere letterario per la casa editrice Todaro.

- Un bel personaggio – penso. È per questo che mi sono portato dietro il dattiloscritto di Catanzaro Confidential, il romanzo hard boiled che tengo da anni nel cassetto.

Questa volta sono fiducioso e ottimista: me ne fotto allegramente delle raccomandazioni del gran capo Smocovich.

Milano, via Peschiera, stesso giorno, diversi minuti e bolle ai piedi dopo.

Milano calibro 9, Milano Noir, Milano da bere... Milano da camminare: ho i piedi fumanti. Non conosco la città, può anche essere che la libreria sia attaccata alla stazione e che abbia fatto un giro della madonna.

A ogni modo, riesco ad arrivare a destinazione. L’insegna della libreria rappresenta un signore con cappello e pipa. Sembro io, anzi – sono io! – penso - devo ricordarmi di ringraziarla per l’onore concessomi. Non sapevo di essere diventato così famoso.

Tecla Dozio mi saluta cordialmente e io, come al solito, non ricambio: sono rapito dalla visione di tutti quei libri. Chissà se un giorno su uno di quei scaffali ci sarà il mio Catanzaro Confidential...Ci accomodiamo in mezzo a questo piccolo lago di inchiostro giallo. Mi levo cappello e impermeabile, tiro fuori la pipa e comincio a caricarla. Esordisco, arrossendo un po’:

Innanzitutto, grazie per avermi dedicato l’insegna. Non la conosco, e lei addirittura mi concede questa gentilezza.

L’insegna non è dedicata a lei, ma a tutti i fumatori e, visto che lei fuma, un po’ anche a lei. Però non accenda la pipa, per favore.

Divento rosso come un peperoncino calabrese. Tiro fuori Jacqueline, la mia fedele penna calibro 38 e attacco con le domande.

Hem... Mi scusi... prima di passare a parlare di editoria, vorrei sapere come sta la Libreria del Giallo. Ho saputo che ha rischiato di chiudere.

Non c’è una domanda di riserva? No, a parte gli scherzi, i nostri problemi, anche se faticosamente, stanno risolvendosi grazie anche all’affetto di tutti: scrittori/lettori/istituzioni e, soprattutto, alla creazione di Giallo&Co. l’associazione culturale che affianca e sostiene le innumerevoli iniziative della libreria.

Mi parli del suo lavoro per la casa editrice Todaro. Come nasce quest’avventura?

L’avventura ha radici lontane: ho conosciuto Veronica Todaro quando mi occupavo della collana Giallo&Nero della Hobby&Work e già lei mi aveva espresso il desiderio di aprire una casa editrice e una collana di gialli chiedendomi una collaborazione che, chiaramente, ho dovuto negare. Qualche mese dopo il mio “divorzio” con la H&W ci siamo casualmente incontrate e lei è tornata a farmi la proposta.

Da cosa è caratterizzata la vostra politica editoriale?

Niente di particolare: solo gialli italiani ambientati in Italia ;-).

Crede che il mercato, con le sue leggi e indagini, e quindi anche il gusto del pubblico, siano una sorta di censura ante litteram?

Oddio, forse, ma non ne sono sicura. Probabilmente il mercato, le relative leggi e indagini si preoccupano più dei numeri che della qualità e credo sia sbagliato, penso si dovrebbe cercare di creare, almeno nella cultura, un’oasi slegata dalle ferree leggi economiche. Per quanto mi riguarda vivo in un’isola felice e noto che spesso le proposte editoriali non sono allineate con i gusti del pubblico, ma come dicevo, il mio è un osservatorio privilegiato e i miei clienti/amici sono lettori straordinari.

La vostra scuderia di scrittori è in espansione?

Sempre. Perché ha scritto un romanzo giallo? È questo il motivo dell’intervista? Appiopparmi, subdolamente, un dattiloscritto?

- Ma che dice? Si figuri! Ma scherziamo? Non mi sognerei mai... – il malloppo ripiegato di Catanzaro Confidential tornerà nel mio cassetto, infrattato come sempre in qualche rivista per uomini soli.

A costo di continuare ad apparire ambiguo, le faccio una domanda che avevo ormai in canna. 

Con che criteri selezionate gli autori e i libri da pubblicare?

Nessun criterio particolare; leggo i dattiloscritti e scelgo quelli che mi piacciono, li sottopongo all’editore e, se anche lei è d’accordo, contattiamo l’autore per la pubblicazione. Prima di questo, siccome sono quasi sempre opere prime, bisogna lavorare un po’ sul testo. Una precisazione: non tutti mi piacciono molto, alcuni non appartengono ai miei generi preferiti, ma se sono buoni romanzi e ben scritti, va bene ugualmente. Devo aggiungere che, avendo io pochissimo tempo per leggere i dattiloscritti, ho trovato una lettrice eccezionale per la prima scrematura.

I raccomandati esistono veramente o sono un’invenzione degli invidiosi?

Certo che esistono! Raccomandati dal caso e dalla fortuna. Ci sono delle strane alchimie che fanno in modo che un dattiloscritto sia letto al momento giusto e dalla persona giusta. È anche vero che alcuni libri non si capisce bene perché siano pubblicati. ;-)

Lei è in una situazione particolare: i libri li seleziona per un casa editrice, conosce molti che li scrivono e li vende anche. Tenendo presente tutto questo, così, brutalmente, le chiedo: come sta questa benedetta editoria italiana?

Boh! Non credo benissimo e non sono nemmeno ottimista per il futuro; stanno avvenendo delle cose, delle quali sarebbe troppo lungo parlare, che fanno e continueranno a fare danni. Credo sia sotto gli occhi di tutti quante librerie hanno chiuso negli ultimi cinque anni.

E cosa mi dice del celebrato “Giallo italiano”?

Sta bene, grazie. Stanno emergendo bravissimi nuovi scrittori e tantissime collane di giallo.

Attenzione però, questo potrebbe essere pericoloso; c’è il rischio che, abbagliati dal successo del momento, si pubblichino brutti libri.

Cosa c’è nell’immediato futuro della Todaro?

Due libri bellissimi: il terzo di Roberto Valentini che, come scrive Maurizio Matrone nella prefazione “Sa costruire una storia di genere trovandosi a proprio agio, volta a volta, tra ingegnosi impasti caolinici (Impasto perfetto), alteri motori imbizzarriti (Terre rosse) e preziose cotture di mosto di trebbiano (Nero Balsamico) che hanno reso famoso nel mondo questo straordinario territorio modenese (Sassuolo-Maranello-Spilamberto).” E lo straordinario romanzo di un’esordiente, Luisa Gasbarri, una bellissima storia noir ambientata in una Roma del futuro con due protagoniste che non sarà facile dimenticare.

Ah, dimenticavo! La domanda di rito: dov’era la sera del 24 dicembre 1923?

Che domanda?! Stavo stilando il Regio Decreto 3282 sul Patrocinio Gratuito entrato in vigore il 30 dicembre.

Toh, la Dozio ha un alibi per la fatale sera del 24 dicembre 1923! Questo, ai miei occhi, la rende la sospettata numero uno.

Di quale delitto ancora non lo so.

Ma lo scoprirò!

Come sempre me ne vado senza salutare, immerso in un mare di pensieri, ipotesi di reato e modus operandi.

Prima di prendere il treno per casa, mi consolo comprando in edicola una nuova copertina patinata per Catanzaro Confidential.