All’inizio non ho amato il Medioevo. Lo confesso. E l’ho anche guardato dall’alto in basso (battuta involontaria). Quei secoli “bui” mi mettevano solo paura. Guerre, carestie e pestilenze. Che cosa ci poteva essere di bello? I romantici lo avevano esaltato ma erano già essi stessi esaltati e fuori di testa. Difficile fidarsi. D’altra parte per me erano ancora di là da venire i vari Le Goff, Duby, Bloch e compagnia bella. Poi, quando a diciannove anni mi sono trasferito a Siena, ho capito cosa ci fosse di bello. Bastava entrare nel Duomo o mettersi davanti alla Maestà di Duccio di Buoninsegna per rimanere con gli occhi stralunati e la bocca spalancata. Medioevo buio un corno! Allora ho incominciato ad amarlo. E quando sono usciti i gialli di Ellis Peters con padre Cadfael ambientati in questo periodo, seppure in un’altra nazione,  non me li sono lasciati scappare. Così come non mi è sfuggito La taverna delle ombre di Candace Robb, Piemme editore 2006, che ha come protagonista Margaret Kerr. Una donna. Come a dire due piccioni con una fava. Anzi tre se si considera anche l’autrice.

Sintesi stringata e a braccio. Non aspettatevi ordine e precisione (semmai qualche refuso dovuto alla mia cronica distrazione, e ci va anche di rima). Dunfermline 26 aprile 1297. “Di Roger Sinclair, marito di Margaret e figlio di Katherine, mancavano notizie da più di cinque mesi. E ora suo cugino Jack, che tre settimane prima si era messo in viaggio per cercarlo, era tornato a casa avvolto in un sudario”. Perché Roger non torna e perché Jack è stato ucciso? Questi gli interrogativi che costituiscono il perno del libro. Prima di tutto Margaret vuole vederci chiaro. Il corpo di suo cugino è stato trovato dal fratello Andrew, canonico di Holyrood a Edimburgo, che l’ha visto solo una volta. Non c’è da fidarsi. Così, con l’aiuto della fantesca Celia, apre il sudario e si rende conto che il fratello ha detto la verità. Jack è stato ferito mortalmente e nella mano destra tiene stretta una piccola pietra. Si va a Edimburgo dallo zio Murdoch che ha una locanda, anche perché la nostra mogliettina vuole sapere che cosa è successo a suo marito. L’ultimo messaggero è venuto proprio da quella città. Da aggiungere che Margaret ha la madre ritiratasi nel convento di Elcho in preda a delle visioni con la benedizione del marito Malcom Kerr, un fratello più grande di cui abbiamo già detto ed uno più piccolo di nome Fergus. L‘accoglienza dello zio non è proprio entusiasmante. Edimburgo, con la guerra che c’è tra gli inglesi e gli scozzesi, è una città devastata e silenziosa.

Esamina la pietra, un peso di un telaio “di quelli che i tessitori legavano all’estremità dell’ordito per tenere teso il filo”. Durante una uscita nella città le sembra di riconoscere Roger “con la guancia sinistra solcata da lunghe ferite” che viene portato subito via da due individui. Possibile che lo zio Murdoch non sappia nulla di lui? E infatti Murdoch alla fine le rivela che Roger ha portato nella sua locanda una donna scappata da Berwick dove c’è stato il massacro fatto dagli inglesi.  Forse i due erano informatori o messaggeri. Per suo fratello Andrew addirittura amanti. Dalla tessitrice Janet Webster sa che il peso del telaio non è suo e che lady Grey, la signora fuggita con Roger, non si sarebbe mai messa con un uomo come lui. Troppo ricca, troppo elegante. Altri due morti uccisi: Davy il fabbro, marito della Webster, e Harcar, una spia al servizio degli inglesi. Lo zio Murdoch sparisce e riappare con i vestiti sporchi di fango e sangue. Che cosa ha combinato? Andrew, su insistenza della sorella, si reca al castello per cercare notizie di Roger. Viene a sapere dallo sceriffo che lady Grey, ovvero lady Edwina di Carlisle, è stata trovata morta con uno degli uomini della scorta. Si pensa che sia Roger ma non è vero. E qui mi fermo perché il filo della matassa si ingarbuglia ancora di più. Avviluppandosi con gli eventi storici di quel periodo e di quel paese. Che sono a loro volta belli ingarbugliati.

Tutto ha inizio con la morte dell’ultima erede dei re di Scozia, la cosiddetta “Fanciulla di Norvegia”. I vari contendenti si accapigliano fra loro. Per evitare una guerra civili chiedono (furbi un tubo) l’intervento da paciere a Edoardo I, nuovo re d’Inghilterra. Il quale, ovviamente, se ne approfitta. Chi ha visto il film Braveheart in cui compare il famoso William Wallace può farsene un’idea. Questo, dunque, il periodo storico che fa da sfondo al romanzo.

Bello squarcio di vita sul medioevo: sui vestiti, sul cibo, su quello che riguarda il viaggio in nave, la taverna, le case povere e ricche (quella di Comyn, per esempio, che gestisce la taverna insieme a Murdoch), il mercato, la chiesa, la guerra, la sofferenza, Complicato il giusto per un thriller.

Ma a noi quello che interessa di più è il personaggio di Margaret Kerr. Una “detective” non di professione ma per forza di cose. Per destino. Ripensa a Jack e al momento in cui si è innamorata di lui data la continua lontananza del marito. Ricca di sentimento con un piccolo tocco di civetteria comune soprattutto nel sesso femminile anche nel Medioevo “Era stato dopo San Martino che aveva iniziato a notare quanto spesso pensava a Jack e con quale ansia aspettava il sabato; si preoccupava di ciò che avrebbe indossato, aiutava la cuoca a cucinare i piatti che lui più amava. Jack era un uomo attraente e allegro, che se da un lato apprezzava la sua intelligenza, dall’altro la esasperava divertendosi a provocarla. Sapeva di piacere alle donne. Margaret non avrebbe dovuto incoraggiare le sue attenzioni ma era difficile separare ciò che era giusto provare da ciò che non lo era. Non voleva offenderlo: lo considerava un amico fidato e leale. E non le dispiaceva affatto che la trovasse desiderabile”. Un po’ civettuola (si fa per dire), dunque, e parecchio gelosa. Quando sa che suo marito ha aiutato lady Grey ( si scoprirà poi che il suo vero nome è Edwina Carlisle) non può trattenere la rabbia “Margaret scosse il capo. Aveva bisogno di un momento di silenzio per recuperare la calma. In tutti quei mesi aveva atteso il ritorno di Roger per confortarlo, conoscere le ragioni della sua assenza e cancellare la rabbia che provava. Aveva sofferto tanto per lui. Ma ora si sentiva in collera e spaventosamente sola”. Questa donna ritornerà spesso nei suoi pensieri come per un confronto “Quanto a Roger, lo odiava, eppure continuava a pregare di ricevere un’altra possibilità per convincerlo che lei era degna di ammirazione quanto Edwina Carlisle”. Non vuole essere da meno anche se, figlia di un mercante, è stata educata a stare in disparte, a occuparsi sempre delle faccende domestiche. Si ribella al volere di Roger quando viene a sapere da Murdoch che vuole farla tornare a Perth." “Come osa ordinarmi di andarmene!” urlò sbattendo a terra il boccale pieno. Aveva il viso in fiamme e respirava con affanno. Gli ordini li può dare alla sua inglese, non a me!”. Psicologia perfetta. Sembra quasi di vederla e sentirla.  In un momento di stizza con il fratello parlano gli occhi ”Gli occhi nocciola sotto le sopracciglia rosso chiaro brillavano di rabbia”. Gli occhi manifestano sempre il suo umore e nelle giornate storte diventano verde scuro. Abbastanza alta se la tessitrice Janet dichiara “Che fortuna essere alti. Vi ringrazio”. Ringraziamento perché l’aiuta a sistemare l’asta del telaio. Alta e con i capelli sciolti che le ricadono lungo la schiena. E già l’altezza è mezza bellezza secondo il noto proverbio popolare. Contro i “suoi” uomini “Maledetti gli uomini della sua vita! Roger l’aveva abbandonata, Murdoch e Andrew le tenevano nascosta la verità, Jack aveva amoreggiato con lei: nessuno di loro la considerava un essere pensante”.

Ricordi di Roger, della sua importanza, dei suoi incontri, dei primi baci. “Margaret fantasticava su quanto sarebbe successo dopo le nozze”. Delusione perché Roger stava sempre molto lontano per tanto tempo. Voleva liberarsene, forse ma “…il vero ostacolo alla sua libertà era l’amore che provava per Roger”. Testarda: vuole partire e parte, vuole che suo fratello vada al castello per trovare notizie su Roger e lo convince. Supera tutte le difficoltà. Desidera, come è naturale, avere figli. “L’anno precedente Margaret aveva attraversato un momento di disperazione totale: dopo due mesi di interruzione, durante i quali aveva sperato di essere incinta, il flusso mestruale era ripreso”. 

In seguito verrà a sapere che Jack perseguiva i suoi interessi personali e non sarà sicura che suo marito sia un uomo d’onore. Una bella mazzata. Ma non si abbatte. E’ forte. Apprezzata dagli altri. Per esempio da Comyn “Siete una donna fuori dal comune”, Margaret Kerr”.

E non c’è da dargli torto visto quante ne ha passate. Un discreto personaggio, persuasivo e coerente rispetto ai tempi in cui vive.

 

Spazio Libero

Questo spazio libero mi servirà all’occorrenza per una serie di motivi: rispondere con maggiore dettaglio ai lettori, farmi conoscere meglio, offrire spunti di riflessione ecc… Intanto una precisazione. L’intento di questa rubrica è quello di presentare un cospicuo numero di “lady detective” per poi passare, eventualmente, ad una riflessione più generale. A tirare le somme, come si suole dire. A vedere quali nuovi contributi hanno portato le donne-poliziotto nel romanzo poliziesco e quali legami possono avere con la realtà durante la quale sono state create. Inoltre voglio dire  a tutti quelli che mi seguiranno di considerarmi solo un appassionato lettore come loro. Molti libri sono passati sotto il ponte (il mio primo giallo risale a quando avevo dieci/undici anni) ma non mi reputo esperto di nulla. Nemmeno degli scacchi su cui ho scritto qualche libro e più di un migliaio di articoli. Quando ci sentiamo e ci consideriamo esperti di qualcosa è la fine. Vuol dire che non abbiamo ( o meglio, pensiamo di non avere) più nulla da scoprire. Ed io ho ancora il desiderio di “scuriosare” per il tempo che mi è rimasto.

 

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