''Credo proprio che dopo questi numeri il Commissario Vivaldi diventerà una serie più lunga ad episodi''. Ad annunciarlo è Lando Buzzanca, dopo il successo incassato dalla miniserie in due puntate Mio figlio, che il 10 gennaio su Raiuno si è chiusa con oltre 8,5 milioni di telespettatori e con uno share superiore al 30%. ''Ne abbiamo già parlato questa mattina con il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà -rivela Buzzanca all'Adnkronos-. La prossima settimana faremo un altro incontro. Bisogna ancora firmare ma le intenzioni ci sono tutte. Il commissario Vivaldi dovrebbe diventare una serie caratterizzata dall'umanità paterna di questo personaggio che si metterà alla ricerca di altri 'figli', per esempio cercando di sgominare traffici di bambini e di organi''. ''Chiaramente -aggiunge l'attore- il racconto non sarà più incentrato sul rapporto con il figlio gay anche perché potrebbe apparire come una strumentalizzazione insistere solo su quello. L'idea è quella di abbinare il poliziotto d'indagine con il senso antropologico del padre. La sceneggiatura e la regia resteranno affidate a Luciano Odorisio. Abbiamo fatto un bel tandem, anzi un bel trio con il produttore Sergio Giussani che sarebbe un peccato sciogliere''. Quanto al risultato d'ascolto, Buzzanca è raggiante: ''Ci speravo perché sapevo che la seconda puntata era più intensa. E mi hanno inorgoglito tutti i complimenti che ho ricevuto: 'l'Unità', che ne ha parlato benissimo nonostante le mie note idee politiche, le associazioni gay che mi hanno ringraziato e anche alcune grandi attrici che mi hanno telefonato per dirmi che ho graffiato l'anima di chi ha visto questa serie'', afferma l'attore. Con Buzzanca è d'accordo anche l'Usigrai che ritiene la fiction un esempio positivo di tv di servizio pubblico. ''Questa è la tv pubblica: abbiamo fatto il nostro dovere -dice- e dovremmo fare sempre così, unendo qualità e ascolti. Il nostro vero padrone è il pubblico. E la cosa più importante per me è che gli italiani lo abbiano visto e si siano commossi''. ''Per quanto mi riguarda, dal punto di vista professionale -conclude Buzzanca- ha ragione chi dice che questa serie segna una mia nuova primavera artistica. E sono contento di aver stracciato quel cliché del 'merlo maschio' con il quale avevo paura d'invecchiare''.