Si chiama Vibrisselibri ed è un editore molto particolare. Tanto per cominciare, pubblica solo sul web.

"Vabbe' - dice - sai che novità. Di siti con racconti e romanzi pubblicati online ce ne sono a perdita d'occhio, fin da quando esiste Internet. Probabilmente anche da prima. Questa cos'ha di diverso?"

La novità è data dal fatto che Vibrisselibri - nata dall'instancabile opera di sperimentazione di Giulio Mozzi - è contemporaneamente una casa editrice "vera" ma anche un'agenzia letteraria. Si tratta infatti di un'associazione che ha lo scopo di pubblicare in rete opere letterarie e saggistiche e di promuoverne successivamente la pubblicazione in carta. La pubblicazione in rete diventa insomma una strategia di promozione dei propri libri.

Estremamente professionale la qualità dell'operazione: Vibrisselibri pubblica, tra i testi che vengono proposti, solo ciò che ritiene degno di pubblicazione. Un apposito comitato di lettura, composto da una trentina di soci di vibrisselibri, provvede alla selezione delle opere. Vibrisselibri compie inoltre un accurato lavoro di edizione e redazione sui testi da pubblicare.

Ultimo ma non meno importante, Vibrisselibri promuove i propri libri presso la stampa, i critici letterari, le agenzie letterarie italiane e non italiane, gli editori in carta, i premi letterari. A questo scopo vibrisselibri si è dotata di un ufficio stampa e di un ufficio promozione.

Una casa editrice "vera", insomma, con l'unica differenza che pubblicherà i propri libri - almeno inizialmente - solo sul web.

Le prime due opere sono già disponibili sul sito dell'associazione (il link è a pie' pagina) e si possono scaricare gratuitamente in formato PDF. Eccone una presentazione.

Una tragedia negata. Il racconto degli anni di piombo nella narrativa italiana

saggio di Demetrio Paolin

In Una tragedia negata Demetrio Paolin compie un’approfondita analisi sulla narrativa ispirata agli anni di piombo. Sono due, in particolare, i fili conduttori che legano i testi presi in esame in questo saggio. Due aspetti nodali che l’autore ha individuato, portato alla luce e sui quali ci invita a riflettere: l’assenza della figura del nemico e la conseguente negazione della cifra tragica nei sanguinosi eventi che caratterizzarono il periodo in questione. In tutti i libri che Paolin analizza la scelta della lotta armata viene declinata all’interno di un ambito familiare, quasi a voler annullare o "disinnescare" la violenza contenuta in quei fatti di sangue. Il suo saggio, infatti, prende le mosse da un’analisi approfondita del rapporto tra “padri” e “figli”. Padri, che in alcuni casi si rivelano ex partigiani, e figli che hanno optato per la vita clandestina dei brigatisti.

Lo sguardo gettato sull’esperienza terrorista da questi romanzi, sostiene Paolin, è sempre sghembo, indiretto «quasi che con una visione frontale ci si possa ferire», e le azioni criminose sono giustificabili dalle circostanze. La violenza vera non è mai quella "agìta ma quella subìta". E le quattro mura familiari, la dimensione privata entro cui gli scrittori ritraggono i protagonisti dei loro romanzi rendono, come osserva l’autore di Una tragedia negata, più “accettabile” e meno “minacciosa” la realtà di sangue in cui i terroristi sono immersi, cancellandone però ogni valenza tragica.

Nel suo saggio, Demetrio Paolin ripercorre gli eventi più cruenti ed efferati degli anni di piombo, a partire dalla strage di piazza Fontana passando per quella alla stazione ferroviaria di Bologna e concentrandosi sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro.

Ed è, dunque, precisamente questo che fa Una tragedia negata: restituisce ai fatti di sangue di cui si è macchiato il terrorismo la dignità di tragedia, chiama le cose con il loro nome, colma un “lapsus” calami. E si pone, di conseguenza, come lettura indispensabile per chiunque abbia intenzione di affrontare un’analisi completa del terrorismo rosso e nero così come viene raccontato nella maggior parte dei romanzi italiani.

L’organigramma

romanzo di Andrea Comotti

Nicotrain è uno scrittore. Scrive gialli che sono storie di cui ha “assaporato dal di dentro umori e colori e dolori anche”. I suoi libri danno soluzioni reali a casi non ancora risolti. Uno scrittore che è un po’ investigatore e un investigatore che vuole raccontare.

Nicotrain realizza il suo sogno quando si compra una casa sul lago. Apre porte, esplora, misura. In un’intercapedine trova uno scatolone di fotografie. Guarda. Riconosce. Il luogo, l’occasione, persino alcune facce: Piazza Fontana. Quel 12 dicembre. C’era anche lui quel giorno, arrivato sul posto subito dopo l’esplosione, richiamato dalle voci che già correvano. Di bocca in bocca. Di sirena in sirena, per le vie di Milano.

Primi piani. Dal passato riemergono quei personaggi strani che lui stesso aveva notato.

Comincia la ricerca. Quelle foto sono state scattate da un gruppo di anarchici che della fotografia avevano fatto il loro organo di contro-informazione. Avevano scoperto qualcosa.

Nicotrain viene a sapere che tutti i ragazzi, gli anarcofotografi, sono morti in circostanze più o meno strane. E in brevissimo tempo. Ascoltando racconti, inseguendo tracce, Nicotrain fa emergere verità troppo a lungo occultate.

El largo adiós è la prima delle tre parti che compongono L’organigramma. Un grande romanzo fantastico su piazza Fontana che, nella ricerca di una soluzione mai trovata, desiderata e immaginata, restituisce il colore le voci e il sentire di quegli anni. E si avvicina alla realtà forse più di tante inchieste e indagini. Restituisce non solo, e non tanto, ciò che quegli anni sono stati, ma ciò che sono diventati nei racconti di molti. La realtà, attraverso la memoria e la ricerca, si mescola con la fantasia in un impasto che sa di mito, di immaginario, di storie tramandate e di verità sfiorate.