Crescono e si moltiplicano, i nipotini di Dan Brown. Come in un fall out atomico gli scaffali di librerie, supermercati e cartolerie di provincia si riempiono di scorie radioattive non solo dell’ineffabile autore del Codice da Vinci (attualmente in una fase di stallo creativo), ma anche di epigoni più o meno dotati.
Luís Miguel Rocha, trentenne giornalista portoghese, è uno di questi: dei meno dotati, s’intende.
Preceduto da roboanti dichiarazioni sulla terza di copertina (alla Fiera di Francoforte 2005 gli editori facevano a gara per comprare il romanzo non ancora ultimato: allora, perché in Italia è uscito, con tutto il rispetto, presso Cavallo di Ferro?); accompagnato da pensose interviste su giornali specializzati (Noir Magazine, per esempio), il prode discendente degli antichi e avventurosi navigatori lusitani riesce, in poco più di quattrocento pagine a legare, in un unico, galattico complotto, cito in ordine sparso: la morte di Giovanni Paolo I (che naturalmente è un assassinio), il ferimento di Giovanni Paolo II, la nascita di Solidarnosc in Polonia, la morte del Primo Ministro portoghese Sá Carneiro (assassinato anche lui), l’uccisione del Primo Ministro svedese Olof Palme e quella di Aldo Moro, la vicenda della P2, gli intrighi di Gelli, Marcinkus, Calvi e Pecorelli e, molto sullo sfondo, anche di Andreotti e Kissinger.
Se poi si aggiungono un terzetto di segretissimi affiliati all’ancora vegeta P2 (il Maestro, che si fa chiamare JC come Jesus Christ; il suo assistente più devoto ad Armani che al Vaticano; e il servitore polacco che da bambino ha ammazzato il padre violento e uxoricida); il Servizio Segreto del Vaticano (che è talmente segreto che nessuno lo conosce); un suo agente capace di ammazzare una dozzina di persone con delle biglie esplosive per seminare gli inseguitori, ma che, per il suo voto di castità, giammai si congiungerà carnalmente con l’eroina del libro, la giornalista portoghese Sarah Monteiro; il “vero” Terzo Segreto di Fatima; e, ciliegina sulla torta, il vescovo deviato Francesco Cossega (sì, avete letto bene, Cossega!), beh il polpettone di bufala è pronto, autentico come un parmigiano fatto in Cina e come una borsa griffata venduta sulla spiaggia da un ambulante nordafricano.
Il povero Rocha, in verità, ce la mette tutta per emulare il suo (inconfessato) eroe: dove Dan Brown dispiegava l’oscura potenza dell’Opus Dei, qui abbiamo un’alleanza scellerata tra P2 e mezza Curia vaticana; laddove c’era un codice che permetteva di risalire a una tremenda verità (la discendenza di Cristo), qui abbiamo una lista (che in trent’anni non si capisce perché non l’abbiano semplicemente bruciata) in cui, tra l’altro, appare un Giovanni Paolo I deciso a sostenere: la non infallibilità del Pontefice in materia di fede, la liceità o quantomeno la non punibilità della contraccezione, dell’aborto, del sacerdozio femminile, del matrimonio dei preti, dell’omosessualità.
Rocha, però, rispetto al maestro Brown, può avvalersi del fatto che la tesi del complotto per l’assassinio di Papa Luciani e le trame più o meno segrete della P2 sono state a lungo al centro della cronaca, non solo giudiziaria, in Italia e in Europa; cosicché il terreno è già stato abbondantemente arato e seminato e l’autore si può permettere anche un omaggio formale alla Chiesa (suvvia, metà Europa è cattolica e Rocha avrà ben visto l’alzata di scudi contro Dan Brown!), affermando che non è l’istituzione a essere corrotta, bensì i singoli individui: salvo poi, come si è visto, ipotizzare un Papa dalle idee perlomeno scismatiche.
Speriamo che La morte del papa, che ha l’ambizione di essere storia appena un po’ romanzata, finisca al più presto al macero senza passare dai remainder’s.
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