Chi conosce il Giorgio Scerbanenco dei celebri romanzi con protagonista Duca Lamberti, non deve assolutamente lasciarsi influenzare nella lettura di questo volume.
Uomini ragno, infatti, è un'opera totalmente lontana e distaccata dalla produzione più celebre dello scrittore, ma non per questo meno affascinante.
La casa editrice Sellerio ripropone, dopo sessanta anni questi racconti, comparsi in un'unica edizione nel 1946 e, ormai, praticamente introvabili.
Gli uomini ragno sono i tedeschi, protagonisti delle vicende narrate: quattro racconti, che si svolgono negli anni della Seconda Guerra Mondiale, assolutamente indipendenti l'uno dall'altro. L'unico elemento in comune, oltre appunto al periodo di ambientazione, è l'odio dell'auotre verso i tedeschi o meglio, come dice Roberto Pirani nel suo breve saggio Contra Teutonics, la sua "glaciale inflessibile negazione dell'umanità dei tedeschi".
I racconti prendono spunto da fatti realmente accaduti e pongono l'attenzione a quei drammi lontani dai grandi eventi storici, dedicandosi a vicende secondarie, praticamente sconosciute, che hanno coinvolto, però, migliaia di persone, passando praticamente inosservate all'occhio della storia. L'atmosfera è cupa e angosciante, anche lo stile è volto a ricreare questa sensazione soffocante, di dolore e di periocolo sempre incombente.
Non sempre, infatti, la scrittura è scorrevole, alle volte molto aulica o ripetitiva, forse un po' faticosa in certi dialoghi, ma tutto questo si inserisce nel quadro complesso della situazione storica dell'epoca, nelle difficoltà linguistiche ben riproposte nel testo e, più in generale, in una atmosfera cupa e senza scampo. L'unica frase di speranza, che commuove e colpisce, è dedicata a una giovane moglie ebrea, malata di tisi, che gioisce nel veder tornare salvo il marito dopo una missione difficile: "E allora smise di tremare per la febbre e scese giù ad aprirgli".
In conclusione un libro al limite del claustrofobico, che resta però una perla ormai dimenticata, ma da riscoprire, della produzione di Scerbanenco.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID