Le vie seguite dalla ‘ndrangheta erano tanto segrete quanto insospettabili. Chi agiva per gli interessi criminali poteva contare su una catena di spalleggiatori e collaboratori. Inseriti ad ogni livello si sarebbero presi gioco della legge e fatto il pieno di illegalità, garantendo sicurezza, puntualità, affidabilità e soprattutto impunità.

Scese di corsa.

Fotografò la scena disastrosa. “Come prova, di che? alibi? già! ho passato la notte in villa. Bella fregatura che sei Marco Tulliani”.

Sul marciapiede della via Marina l’anziano pescatore mugugnava a voce alta frasi e parole indistinte, intercalando quasi a intervalli regolari, una chiara bestemmia.

Aveva assoluta necessità di parlare con qualcuno e chiese all’uomo come andava la pesca.

- Come vuole che vada, una rottura dopo l’altra.

- La rete danneggiata?

- Peggio, ci siamo persi quello che avevamo pescato, come minimo quattro quintali di ricciole e ce n’è rimasto un pugno, grazie a questo accidenti di buco.

- Com’è che non ve ne siete accorti?

- Dev’essere successo più di una settimana fa.

- Forse si è strappata contro uno scoglio – tirò a indovinare Martina.

- L’imbarcazione ecologica della Regione si è avvicinata sfiorando la rete, oltre il consentito, e forse la fottuta pala girevole l’ha tagliata. Ci devono garantire il mare pulito e poi ci danneggiano sul lavoro; le ricciole le vendiamo a 12 – 14 euro al chilo - disse con il tono definitivo di chi non ha intenzione di perdere tempo in chiacchiere.

Martina lo salutò e proseguì.

L’invito di Tulliani era un’occasione da cogliere al balzo. Gioco di spiaggia. Ti impegni fino ad un certo punto, non sai mai con chi stai e chi ti parla cerca di fregarti.

“I quadri di quel pittore, si sforzò di ricordarne il nome, gettati sul pavimento… calpestati, erano un mezzo di investire negli artisti sconosciuti, a basso prezzo… sperando che si sarebbero fatti un nome”.

Lo rivide dipingere a pochi metri dal Dalì City Pub; non vi era il gruppetto di curiosi e ammiratori e Martina si avvicinò.

- Quanto costa?

- Questo che sto dipingendo 80 euro.

Martina lasciò perdere.

- Gliene posso dipingere uno con una vista diversa, se lo scoglio che spunta dall’acqua non è di suo gradimento, però non prima di domani mattina, se lei ha una qualche preferenza circa i paesaggi – cercò di trattenere la cliente.

- Bello, quanto vuole per questo? – per evitare una inutile discussione e come chi non vuol farsi fregare su la lattuga o peperoni lo soppesò.

Vendere i propri quadri in un supermercato era un’aspirazione di Angelo Cubacoschi. Praticità estrema quando vendere necesse est.

- 80 euro.

- Il prezzo aumenta a mezzogiorno?

- C’è la fatica di mezzo.

- Le mani le fanno più male della gambe? – estraendo dal taschino della minigonna due banconote da 50. - Lo prendo.

- Dimenticavo, è già venduto. Ne ho qui un altro - e prese il quadro sul muretto. – La cliente che me lo ha ordinato non si farà vedere per oggi.

Il Dalì City Pub preciso come una cartolina; tre clienti seduti ad un tavolino tondo su una pedana di legno riparata dal sole da un grande ombrellone, bottiglie di birra, ingresso del locale con l’insegna in evidenza in rosso e la vetrina con disegni e manifesti degli anni ’60 e ’70.

- Guarda, ti piace? – tenendo il quadro di piccole dimensioni e molto leggero, tra due dita delle mani.

Osservava il quadro con grande attenzione valutandolo.

- Lo stai imparando a memoria?

- Il pittore sta migliorando notevolmente ed usa i colori con perizia.

- E’ di quel pittore - si voltò verso la parete, indicando un quadro, vi si avvicinò, controllò la firma, Angelo Cubacoschi.

- C’è una gran quantità di particolari, incluso l’orologio che segna l’ora; le quattro e mezzo, di mattina o di pomeriggio?

- Era di una cliente che non è ritornata per l’acquisto.

- Per quanto ne so c’è una sola appassionata di pittura che aspetta il quadro mentre il pittore lo crea – sottolineò con ironia Marco.

- Che c’è di strano?