Siamo nel 1836 ad Istanbul. Tra i suoi vicoli impenetrabili, i profumi di spezie orientali e i canti del muezzin, si muove il detective Yashim. Egli è un eunuco colto, bibliofilo e raffinato gourmet che, suo malgrado, viene convocato al palazzo Topkapi, dal serraschiere, il capo delle guardie del sultano perché indaghi su alcuni inspiegabili ed efferati delitti.

A corte è stata ritrovata strangolata una bellissima circassa dell’harem, pronta per un galante incontro con il sultano. Contemporaneamente, quattro ufficiali della Nuova Guardia, il corpo scelto che ha sostituito quello disciolto dei crudeli giannizzeri, scompaiono in circostanze misteriose e, solo dopo alcuni giorni vengono ritrovati privi di vita in luoghi e circostanze insoliti.

Yashim è bene introdotto a corte, frequenta ambasciate e diplomatici ma, nel contempo, non disdegna la compagnia dello zuppiere o quella dei danzatori eunuchi, tra cui la bellissima amica Preen: con intuito e abilità investigativa rivolge la sua attenzione al corpo dei giannizzeri, l’esercito imperiale che, dopo avere terrorizzato l’intera Europa procurando prestigio all’Impero ottomano, era divenuto così potente da indurre il sultano stesso a cancellarlo dalla storia.

Appeso a un enorme platano situato nel quartier generale di questi gloriosi soldati, il detective eunuco trova un biglietto che reca la trascrizione di un’enigmatica poesia attribuibile ai karagozi, di cui i giannizzeri facevano parte. Sono loro, allora, i responsabili degli orrendi delitti?

Il giallo-storico L'albero dei giannizzeri si snoda con ritmi lenti ma piacevoli, Jason Goodwin, appassionato di storia bizantina, meticoloso ed attento nelle descrizioni, fedele nella ricostruzione storica, conduce per mano il lettore fra i vicoli di Instanbul e cerca di ammaliarlo ricostruendone persino gli odori e i sapori.

Alla fine, il detective Yashim riesce simpatico: sogna una nuova comoda biblioteca affacciata sull’azzurro del Bosforo, una cucina odorosa di menta e cardamomo ma, nello stesso tempo, si rivela amico attento e sensibile, disvelando un animo generoso carico di sofferta umanità.