- Sei proprio uno stronzo. – disse Agostino. Ma non gli andava di fare il paladino delle donne belle e intelligenti. Sua moglie era così. Anzi, era bellissima e intelligentissima.

- E comunque, pensavo che si poteva combinare una serata a quattro. Chiamo Laura e…

- Senti, Nicola, lascia perdere. Lo sai come sono io in questo periodo. Ho solo voglia di andare a casa, farmi una doccia, mangiare un boccone e infilarmi a letto e addormentarmi senza pensare a niente.

- Ma è da un anno che stai così. Se continui di questo passo ti fai suoro di clausura. Da quanto tempo è che non vedi una donna?

- “suoro di clausura”, ma che cazzo di espressione è? Senti facciamo una cosa: vado a casa per adesso, mi faccio questa benedettissima doccia e se poi mi sento ti chiamo. In tempo utile, s’intende. In ogni caso, grazie, sei un amico.

Amici lo erano diventati davvero, dopo cinque anni che lavoravano insieme. Nicola gli stava simpatico perché era una di quelle persone positive, che basta che ti stanno vicine che ti mettono addosso il buonumore. E aveva sempre la battuta pronta, anche se certe volte sparava sonore minchiate.

- Vabbe, ho capito, Prenoto solo un tavolo per due.

Nicola uscì dalla stanza. Agostino raccolse le ultime carte, sistemò la sua scrivania, prese il soprabito, anche se non ce n’era bisogno di indossarlo, dato il caldo che faceva e si avviò verso l’uscita. Uscì dalla questura e si avviò in Corso Vinzaglio, accendendosi una sigaretta. Percorse un po’ il viale alberato, dirigendosi verso Porta Susa, la stazione ferroviaria. Le fronde degli alberi nascondevano un po’ le nubi che cominciavano a formarsi, mentre una lieve pioggerellina cominciava a cadere.

- Ma possibile mai che qui deve sempre piovere? – disse tra se e se Agostino. Dopo tanti anni ancora non si era abituato completamente al clima. La signora Serto aveva ragione, l’umidità cominciava a diventare soffocante e le nuvole formavano una cappa grigia che aleggiava sulla città, ed era così 360 giorni l’anno. Ma nelle poche belle giornate, quando il cielo era di un pallido azzurro, da Via Cibrario, dove abitava, le Alpi erano uno spettacolo scintillante.