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Dove mi trovo?

Mi sento come se fossi nata adesso, come se non fossi mai vissuta prima. Tutto quello che è successo prima di adesso è buio oltre il cerchio di una flebile coscienza.

Ho mal di testa. Sarà la luce azzurrina di questa stanza dove mi hanno portato. Avrei voglia di dormire, di tornare nel mio buio. Se non fosse per questa tenaglia nello stomaco. La tenaglia nello stomaco, riconosco questa sensazione, che emerge da un passato sconosciuto, come uno spillo riemerso da un buco nero stellare.

Il tipo che mi sta di fronte continua a farmi domande che io non capisco, come se parlasse in una lingua straniera, perché io sono lontana anni luce dal qui e ora. Continuo a fissarlo e non riesco a muovermi, sento gli occhi che vogliono uscire dalle orbite, vedo la sua sagoma che si deforma sdoppiandosi, per poi ritornare come prima. Mi viene da vomitare, non ho la forza di stare seduta in questa sedia dove mi hanno messo, buttata lì come un sacco di sabbia senza volontà. La lampada al neon al centro del soffitto comincia a girarmi intorno, e gli occhi come palle da biliardo schizzate mi escono finalmente dalle orbite. Una tipa in divisa cerca di reggermi per impedirmi di cadere a peso morto sul bracciolo della sedia d’acciaio, freddo e luccicante. Sento dei colpetti sulle guance. Su, stai su. E’ una tipa gentile tutto sommato. Bella impostata, robusta, con i capelli giallognoli per le meches da quattro soldi, fatte da un parrucchiere da quattro soldi, raccolti in una coda sotto il berretto della divisa da poliziotta. I suoi capelli sono secchi, dovrebbe metterci la crema.

Improvvisamente la sagoma dell’uomo schizza fuori dalla sua aura azzurro scuro, liquida e fluttuante, più azzurra della luce azzurrina che mi fa dannatamente male agli occhi. Decisamente non male il tipo che continua a farmi domande. La sua faccia non è rasata, la sua polo è sgualcita e bagnata, sembra pallido e stanco, come se fosse stato buttato bruscamente giù dal letto. Lo posso capire, siamo nel cuore della notte.

O no?

I suoi occhi. I suoi occhi invece sono celesti, azzurrissimi e vivissimi, accesi e fissi su di me ad indagare, a leggere chissà cosa dentro di me. I suoi occhi. I suoi occhi sono tristi. Forse non va d’accordo con sua moglie. Ce l’ha una moglie? Ha la fede? No, non ce l’ha. Ma quanti uomini sposati la portano? Forse sua moglie lo tradisce. Fa bene la puttana, tutti gli uomini se lo meritano, tutti gli uomini sono dei gran bastardi. Che ti credi, bello, che solo tu stai leggendo dentro di me? Anche io ti sto leggendo, anzi , no, ti sto facendo la radiografia. Ti scoperei, ti scoperei e mi farei scopare da te ora, qui, su questo tavolo che ci separa, in questa stanza azzurra. Si, me lo scopo, così gliela faccio pagare a quel grandissimo figlio di puttana.

Lui.

Bum.

Lui è esploso nella mia mente e con lui una coltellata nello stomaco e una fitta nel cervello.

Che si crede? Gli uomini mi desiderano, non come lui che mi ha buttata via come una cosa inutile e che non l’ha voluta neanche a spiattellargliela in faccia. Lui. Quella nullità senza palle. Lui. Io…Io…lo desidero, lo desideravo, lo volevo come il fuoco che brucia e devasta. Volevo salire su di lui, scalare il suo corpo come morbida roccia e poi avanzando ondeggiando perdermi nella sua marea di fiori selvatici e coltelli. Sarei vissuta solo per quel momento e per il suo piacere. Fai di me quello che vuoi.

Bum

Coltellata.

E invece non è venuto, non è passato a prendermi. E io che lo aspettavo al balcone e ogni auto che passava era una tortura. Non viene, non risponde, cellulare spento. L’utente da lei cercato non è reperibile.

Dio che mal di testa. Non resisto, non ce la faccio. La morsa mi stringe la bocca dello stomaco. Il cervello mi schizza fuori dagli occhi, dalle orecchie, dal naso! Non riesco a trattenerlo! Urlo , Urlo dal dolore. Mi copro la testa la faccia con le mani per impedire al cervello di uscire, devo trattenerlo in qualsiasi modo! Guardo le mie mani, le mie mani sono sporche di sangue, e adesso anche la mia faccia è sporca di sangue, la sento viscida e bagnata, sento l’odore dolciastro e metallico.

Urlo, Urlo dal dolore e dalla paura.

La donna con i capelli giallastri mi sta addosso e pure un altro in divisa, mi trattengono mentre mi dimeno per cercare di impedire al cervello di scoppiare. Ma loro non sono d’accordo, mi tengono ferma e poi mi portano via. Dove mi portano? Chiedo, urlo a lui di aiutarmi. Lui si è alzato di scatto. Mi fissa senza muoversi. Sembra turbato e i suoi occhi sono tristi mentre mi guarda.